La plebe, parte II. Bersezio Vittorio

La plebe, parte II - Bersezio Vittorio


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Paolina, prosternata sul freddo pavimento, in quella fredda atmosfera che le agghiacciava le ossa, guardava con occhio intento quel confessionale dove si trattava della sorte dei suoi e pregava con infinito ardore.

      Finalmente la confessione di Nariccia fu finita; ed egli levandosi di là andò ad inginocchiarsi alla balaustra d'una cappella vicina, vi stette cinque minuti colla faccia nascosta nelle mani, poi si alzò e facendosi dei gran crocioni sul petto, senza guardare nè a destra nè a sinistra, coi suoi occhi birci fissi alla terra si partì di chiesa.

      Paolina lo aveva seguitato col medesimo sguardo ansioso e scrutatore. Avrebbe voluto discernere dall'espressione della fisionomia di lui, dagli atti il tenore della sua risposta alla preghiera fattagli per mezzo del confessore; ma chi era capace di leggere alcuna cosa sulla faccia da impostore di quel tristo? Si voleva confortare dicendosi essere impossibile che una preghiera fatta in confessione dal confessore non fosse esaudita; ma poi tosto ricordava la durezza di cuore del padrone di casa, ricordava le ingiurie che a costui aveva dette la sera innanzi Andrea ubbriaco, e cadeva d'ogni speranza. Ad ogni modo il tempo dell'attesa era lungo e doloroso troppo all'impazienza di quella povera anima. Pensava che i figli suoi erano là ad aspettare un tozzo di pane, ad aspettare la salvezza da una parola che quei due uomini raccolti in quel confessionale pronunziassero. Il disagio fisico accresceva l'angoscia morale della infelice. A quel freddo il dolore del petto le si era accresciuto, fattasi più tormentosa la tosse. Ella sentiva delle strette, delle oppressioni alla gola, ai polmoni, al cuore, per cui le pareva tratto tratto averle da mancare compiutamente il fiato ed essa dover cascar lì come morta. E il tempo passava; e dopo Nariccia alle grate del confessionale di padre Bonaventura succedevano l'uno all'altro i penitenti, la maggior parte vecchie donne che non la finivano più.

      Ma anche codesto ebbe fine. Padre Bonaventura uscì soffiando dal confessionale coll'aria la più annoiata del mondo. Paolina gli corse dietro e lo raggiunse in sacristia.

      – Ebbene? Interrogò ella ansiosamente.

      – Ebbene ho parlato del vostro affare con messer Nariccia.

      Fece una pausa. La donna pendeva dai labbri di lui, tutta l'anima concentrata nello sguardo con cui pareva volergli leggere nel cervello la risposta che stava per dare.

      – E che cosa disse? Susurrò Paolina per sollecitare questa risposta.

      – Che non gli è possibile far nulla in vostro favore.

      Paolina lasciò cadere il capo sul petto e mandò un sospiro che pareva un singhiozzo.

      – Voi avete molti torti verso di lui. Continuava a dire il frate con accento affettato di paterna rimostranza. Egli fu molto lunganime a vostro riguardo…

      Ma la donna, che non aveva più nulla da aspettarsi, giudicò inutile perdere ancora altro tempo ad ascoltare nuovi ammonimenti del gesuita.

      – La ringrazio di cuore la stessa cosa: diss'ella con voce che sapeva di pianto. Se la pietà non ha toccato il cuore di messer Nariccia, ho pregato tanto tanto Iddio che spero mi vorrà accordare la grazia di trovare altri più generosi; e se no, Dio è lassù che ci vede, e quando il padrone di casa ci avrà cacciati a morir sulla strada, giudicherà Egli.

      E senza più aggiungere altra parola si partì di là barcollante sulle sue deboli gambe con un affanno in cuore, come Dio vel dica.

      Si recò diviata al palazzo Baldissero. La disperazione le diede coraggio di affrontare l'impertinenza dei domestici levatisi allor allora, che si stiravano nell'anticamera. Quando questi la udirono dire che voleva parlare a madamigella Virginia, la credettero matta. Ella insistette, e i lacchè la cacciarono via con brutte parole, e poco meno che a spintoni come una pezzente fastidiosa, giurando per tutti i diavoli che nemmanco a cagione d'una duchessa avrebbero fatto svegliare madamigella, la quale, stata al ballo la notte scorsa, avrebbe dormito almeno almeno fino alle dieci.

      Paolina ottenne ciò soltanto, che, quando madamigella fosse alzata, le si dicesse della sua venuta, le si dicesse ch'ella – la misera donna – aveva bisogno di parlarle o sarebbe stata precipitata.

      La infelice si trovò sotto il portone del palazzo, affranta, senza omai più un filo di speranza.

      – E come portar pane intanto ai miei figli? Si domandava essa stringendosi colle mani tremanti il capo che le ardeva.

      Si ricordò in quel punto della famiglia Benda.

      – Ah! Esclamò con un lampo di gioia negli occhi. Quelli là li troverò alzati… E la signora Teresa non mi respingerà.

      Questo pensiero ridonò alcune forze a quel corpo affralito, e Paolina riprese la sua corsa verso la lontana officina del sig. Benda, dove l'abbiamo vista arrivare.

      CAPITOLO V

      Paolina aveva semplicemente narrato la sua Odissea del mattino: le avevano risposto colle lagrime Teresa e Maria. Quest'ultima, senza lasciar pure che la misera donna formulasse le sue domande, proruppe con tutto l'ardore d'un cuor giovenile di donna commosso dalla pietà:

      – Rassicuratevi, Paolina, non affliggetevi più oltre. Noi pagheremo la pigione che dovete a quel brutto cattivo padron di casa… Non è vero mamma?.. E i vostri figliuoletti avranno ciò che loro occorre… Non è vero mamma?

      La signora Teresa non aveva il coraggio di contraddire alle parole della figliuola.

      Paolina a cui finalmente l'anima, per così dire, tornava in corpo, benediceva con trasporto di riconoscenza le generose benefattrici, e dalla loro bontà pigliava ardire a soggiungere quell'altra supplicazione, che per la sorte della sua famiglia era ancora più importante.

      – Ciò non è tutto: diceva essa. Loro mi salvano la vita dei bambini, ma potrebbero ancora salvarmene ed assicurarmene l'avvenire… Ah! non mi dicano una sfacciata se oso chiedere più di quanto la loro generosità mi ha concesso. Una madre per cui si tratta della vita de' figli suoi – Ella deve capirlo signora Teresa – ha qualunque coraggio.

      – Che cos'è? Domandava Maria con tale un accento d'affetto e d'interesse che era il migliore incoraggiamento a parlare.

      E la poveretta riconfortata continuava:

      – Capiranno anche loro che, dopo toltici da queste disperate condizioni del momento, se non ci si presenta qualche modo di ricavarcela, non andrà gran tempo che ci troveremo di nuovo al punto medesimo.

      – Bisognerebbe che vostro marito si mettesse su strada migliore e lavorasse da buon operaio: disse Teresa.

      – Ecco appunto! Il mio Andrea par deciso… oh lo è assolutamente… questi ultimi nostri guai l'hanno scosso dal fondo… è deciso a cambiar vita e tornare quell'onesto, bravo e laborioso operaio che gli era un tempo. Ma per ciò vi occorre pure una cosa che non dipende da lui solamente: quella di trovar lavoro.

      Madre e figliuola, che compresero tosto la conclusione a cui voleva venirne Paolina, ricordando le parole dette poc'anzi da Giacomo, si guardarono sconcertate.

      – Egli ne ha già cercato da tutte parti, continuava Paolina; ma la mala ventura lo perseguita, e presso nessuno non ha potuto allogarsi… Io, sempre fiduciosa nell'inesauribile carità del loro cuore, ho accolto la speranza che grazie alla loro intromissione, il signor Benda avrebbe acconsentito ancora una volta a ricevere nei suoi laboratoi il mio uomo…

      Vide l'impaccio che appariva nel volto di Teresa e di Maria, e s'affrettò a soggiungere con infinito calore di preghiera:

      – Per carità non mi dicano di no… Mio marito è cambiato, glie lo assicuro, signora Teresa, vedrà… Facciano ancora questa prova ed avranno il merito innanzi a Dio d'averci salvati quanti siamo della povera nostra famiglia.

      Ed aggiunse tante supplicazioni, e dipinse così al vivo ciò che sarebbe avvenuto di loro se questa sua speranza rimanesse frustrata, che qualunque, il quale non avesse il cuore di Nariccia, ne sarebbe stato commosso.

      La signora Teresa, al primo enunciarsi della domanda di Paolina, era risoluta a non acconsentire di torsi l'incarico di parlar di ciò a suo marito; ma quando la misera donna ebbe dimostro con sì efficaci colori, come senza codesta grazia ogni altro soccorso per loro sarebbe nulla, la risoluzione della buona moglie di


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