Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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gran vittoria, onde alle virtuose

      opere vostre può la gloria darsi,

      di ch'aver sempre lacrimose ciglia

      Ravenna debbe, a queste s'assimiglia:

3

      quando cedendo Morini e Picardi,

      l'esercito normando e l'aquitano,

      voi nel mezzo assaliste gli stendardi

      del quasi vincitor nimico ispano,

      seguendo voi quei gioveni gagliardi,

      che meritar con valorosa mano

      quel dì da voi, per onorati doni,

      l'else indorate e gl'indorati sproni.

4

      Con sì animosi petti che vi foro

      vicini o poco lungi al gran periglio,

      crollaste sì le ricche Giande d'oro,

      sì rompeste il baston giallo e vermiglio,

      ch'a voi si deve il trionfale alloro,

      che non fu guasto né sfiorato il Giglio.

      D'un'altra fronde v'orna anco la chioma

      l'aver serbato il suo Fabrizio a Roma.

5

      La gran Colonna del nome romano,

      che voi prendeste, e che servaste intera,

      vi dà più onor che se di vostra mano

      fosse caduta la milizia fiera,

      quanta n'ingrassa il campo ravegnano,

      e quanta se n'andò senza bandiera

      d'Aragon, di Castiglia e di Navarra,

      veduto non giovar spiedi né carra.

6

      Quella vittoria fu più di conforto,

      che d'allegrezza; perché troppo pesa

      contra la gioia nostra il veder morto

      il capitan di Francia e de l'impresa;

      e seco avere una procella absorto

      tanti principi illustri, ch'a difesa

      dei regni lor, dei lor confederati,

      di qua da le fredd'Alpi eran passati.

7

      Nostra salute, nostra vita in questa

      vittoria suscitata si conosce,

      che difende che 'l verno e la tempesta

      di Giove irato sopra noi non crosce:

      ma né goder potiam, né farne festa,

      sentendo i gran ramarichi e l'angosce,

      ch'in veste bruna e lacrimosa guancia

      le vedovelle fan per tutta Francia.

8

      Bisogna che proveggia il re Luigi

      di nuovi capitani alle sue squadre,

      che per onor de l'aurea Fiordaligi

      castighino le man rapaci e ladre,

      che suore, e frati e bianchi e neri e bigi

      violato hanno, e sposa e figlia e madre;

      gittato in terra Cristo in sacramento,

      per torgli un tabernaculo d'argento.

9

      O misera Ravenna, t'era meglio

      ch'al vincitor non fêssi resistenza;

      far ch'a te fosse inanzi Brescia speglio,

      che tu lo fossi a Arimino e a Faenza.

      Manda, Luigi, il buon Traulcio veglio,

      ch'insegni a questi tuoi più continenza,

      e conti lor quanti per simil torti

      stati ne sian per tutta Italia morti.

10

      Come di capitani bisogna ora

      che 'l re di Francia al campo suo proveggia,

      così Marsilio ed Agramante allora,

      per dar buon reggimento alla sua greggia,

      dai lochi dove il verno fe' dimora,

      vuol ch'in campagna all'ordine si veggia;

      perché vedendo ove bisogno sia,

      guida e governo ad ogni schiera dia.

11

      Marsilio prima, e poi fece Agramante

      passar la gente sua schiera per schiera.

      I Catalani a tutti gli altri inante

      di Dorifebo van con la bandiera.

      Dopo vien, senza il suo re Folvirante,

      che per man di Rinaldo già morto era,

      la gente di Navarra; e lo re ispano

      halle dato Isolier per capitano.

12

      Balugante del popul di Leone,

      Grandonio cura degli Algarbi piglia;

      il fratel di Marsilio, Falsirone,

      ha seco armata la minor Castiglia.

      Seguon di Madarasso il gonfalone

      quei che lasciato han Malaga e Siviglia,

      dal mar di Gade a Cordova feconda

      le verdi ripe ovunque il Beti inonda.

13

      Stordilano e Tesira e Baricondo,

      l'un dopo l'altro, mostra la sua gente:

      Granata al primo, Ulisbona al secondo,

      e Maiorica al terzo è ubidiente.

      Fu d'Ulisbona re (tolto dal mondo

      Larbin) Tesira, di Larbin parente.

      Poi vien Galizia, che sua guida, in vece

      di Maricoldo, Serpentino fece.

14

      Quei di Tolledo e quei di Calatrava,

      di ch'ebbe Sinagon già la bandiera,

      con tutta quella gente che si lava

      in Guadiana e bee de la riviera,

      l'audace Matalista governava;

      Bianzardin quei d'Asturga in una schiera

      con quei di Salamanca e di Piagenza,

      d'Avila, di Zamora e di Palenza.

15

      Di quei di Saragosa e de la corte

      del re Marsilio ha Ferraù il governo:

      tutta la gente è ben armata e forte.

      In questi è Malgarino, Balinverno,

      Malzarise e Morgante, ch'una sorte

      avea fatto abitar paese esterno;

      che, poi che i regni lor lor furon tolti,

      gli avea Marsilio in corte sua raccolti.

16

      In questa è di Marsilio il gran bastardo,

      Follicon d'Almeria, con Doriconte,

      Bavarte e Largalifa ed Analardo,

      ed Archidante il sagontino conte,

      e Lamirante e Langhiran gagliardo,

      e Malagur ch'avea l'astuzie pronte,

      ed altri ed altri, di quai penso, dove

      tempo sarà, di far veder le pruove.

17

      Poi che passò l'esercito


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