Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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di fermar nel volto

      talor le luci di pietade accese:

      onde il pagan, che da lo stral fu colto

      altre volte d'Amor, certezza prese,

      non che speranza, che la donna bella

      non saria a' suo' desir sempre ribella.

61

      Con questa compagnia lieto e gioioso,

      che sì gli satisfà, sì gli diletta,

      essendo presso all'ora ch'a riposo

      la fredda notte ogni animale alletta,

      vedendo il sol già basso e mezzo ascoso,

      comminciò a cavalcar con maggior fretta;

      tanto ch'udì sonar zuffoli e canne,

      e vide poi fumar ville e capanne.

62

      Erano pastorali alloggiamenti,

      miglior stanza e più commoda, che bella.

      Quivi il guardian cortese degli armenti

      onorò il cavalliero e la donzella,

      tanto che si chiamar da lui contenti;

      che non pur per cittadi e per castella,

      ma per tuguri ancora e per fenili

      spesso si trovan gli uomini gentili.

63

      Quel che fosse dipoi fatto all'oscuro

      tra Doralice e il figlio d'Agricane,

      a punto racontar non m'assicuro;

      sì ch'al giudicio di ciascun rimane.

      Creder si può che ben d'accordo furo;

      che si levar più allegri la dimane,

      e Doralice ringraziò il pastore,

      che nel suo albergo le avea fatto onore.

64

      Indi d'uno in un altro luogo errando,

      si ritrovaro al fin sopra un bel fiume

      che con silenzio al mar va declinando,

      e se vada o se stia, mal si prosume;

      limpido e chiaro sì, ch'in lui mirando,

      senza contesa al fondo porta il lume.

      In ripa a quello, a una fresca ombra e bella,

      trovar dui cavallieri e una donzella.

65

      Or l'alta fantasia, ch'un sentier solo

      non vuol ch'i'segua ognor, quindi mi guida,

      e mi ritorna ove il moresco stuolo

      assorda di rumor Francia e di grida,

      d'intorno il padiglione ove il figliuolo

      del re Troiano il santo Impero sfida,

      e Rodomonte audace se gli vanta

      arder Parigi e spianar Roma santa.

66

      Venuto ad Agramante era all'orecchio,

      che già l'Inglesi avean passato il mare:

      però Marsilio e il re del Garbo vecchio

      e gli altri capitan fece chiamare.

      Consiglian tutti a far grande apparecchio,

      sì che Parigi possino espugnare.

      Ponno esser certi che più non s'espugna,

      se nol fan prima che l'aiuto giugna.

67

      Già scale innumerabili per questo

      da' luoghi intorno avea fatto raccorre,

      ed asse e travi, e vimine contesto,

      che lo poteano a diversi usi porre;

      e navi e ponti: e più facea che 'l resto,

      il primo e il secondo ordine disporre

      a dar l'assalto; ed egli vuol venire

      tra quei che la città denno assalire.

68

      L'imperatore il dì che 'l dì precesse

      de la battaglia, fe' dentro a Parigi

      per tutto celebrare uffici e messe

      a preti, a frati bianchi, neri e bigi;

      e le gente che dianzi eran confesse,

      e di man tolte agl'inimici stigi,

      tutti communicar, non altramente

      ch'avessino a morir il dì seguente.

69

      Ed egli tra baroni e paladini,

      principi ed oratori, al maggior tempio

      con molta religione a quei divini

      atti intervenne, e ne diè agli altri esempio.

      Con le man giunte e gli occhi al ciel supini,

      disse: – Signor, ben ch'io sia iniquo ed empio,

      non voglia tua bontà, pel mio fallire,

      che 'l tuo popul fedele abbia a patire.

70

      E se gli è tuo voler ch'egli patisca,

      e ch'abbia il nostro error degni supplici,

      almeno la punizion si differisca

      sì, che per man non sia de' tuoi nemici;

      che quando lor d'uccider noi sortisca,

      che nome avemo pur d'esser tuo' amici,

      i pagani diran che nulla puoi,

      che perir lasci i partigiani tuoi.

71

      E per un che ti sia fatto ribelle,

      cento ti si faran per tutto il mondo;

      tal che la legge falsa di Babelle

      caccerà la tua fede e porrà al fondo.

      Difendi queste genti, che son quelle

      che 'l tuo sepulcro hanno purgato e mondo

      da' brutti cani, e la tua santa Chiesa

      con li vicari suoi spesso difesa.

72

      So che i meriti nostri atti non sono

      a satisfare al debito d'un'oncia;

      né devemo sperar da te perdono,

      se riguardiamo a nostra vita sconcia:

      ma se vi aggiugni di tua grazia il dono,

      nostra ragion fia ragguagliata e concia;

      né del tuo aiuto disperar possiamo,

      qualor di tua pietà ci ricordiamo. —

73

      Così dicea l'imperator devoto,

      con umiltade e contrizion di core.

      Giunse altri prieghi e convenevol voto

      al gran bisogno e all'alto suo splendore.

      Non fu il caldo pregar d'effetto voto;

      però che 'l genio suo, l'angel migliore,

      i prieghi tolse e spiegò al ciel le penne,

      ed a narrare al Salvator li venne.

74

      E furo altri infiniti in quello instante

      da tali messagger portati a Dio;

      che come gli ascoltar l'anime sante,

      dipinte di pietade il viso pio,

      tutte miraro il sempiterno Amante,

      e gli mostraro il commun lor disio,

      che


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