Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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pel camin ritto,

      dagli onesti costumi ch'avea inanti,

      fece alle sceleraggini tragitto.

      Cominciò andar la notte con gli amanti,

      indi coi ladri, e fare ogni delitto.

      Molto col Tradimento egli dimora:

      veduto l'ho con l'Omicidio ancora.

90

      Con quei che falsan le monete ha usanza

      di ripararsi in qualche buca scura.

      Così spesso compagni muta e stanza,

      che 'l ritrovarlo ti saria ventura;

      ma pur ho d'insegnartelo speranza:

      se d'arrivare a mezza notte hai cura

      alla casa del Sonno, senza fallo

      potrai (che quivi dorme) ritrovallo. —

91

      Ben che soglia la Fraude esser bugiarda,

      pur è tanto il suo dir simile al vero,

      che l'angelo le crede; indi non tarda

      a volarsene fuor del monastero.

      Tempra il batter de l'ale, e studia e guarda

      giungere in tempo al fin del suo sentiero,

      ch'alla casa del Sonno, che ben dove

      era sapea, questo Silenzio truove.

92

      Giace in Arabia una valletta amena,

      lontana da cittadi e da villaggi,

      ch'all'ombra di duo monti è tutta piena

      d'antiqui abeti e di robusti faggi.

      Il sole indarno il chiaro dì vi mena;

      che non vi può mai penetrar coi raggi,

      sì gli è la via da folti rami tronca:

      e quivi entra sotterra una spelonca.

93

      Sotto la negra selva una capace

      e spaziosa grotta entra nel sasso,

      di cui la fronte l'edera seguace

      tutta aggirando va con storto passo.

      In questo albergo il grave Sonno giace;

      l'Ozio da un canto corpulento e grasso,

      da l'altro la Pigrizia in terra siede,

      che non può andare, e mal reggersi in piede.

94

      Lo smemorato Oblio sta su la porta:

      non lascia entrar, né riconosce alcuno;

      non ascolta imbasciata, né riporta;

      e parimente tien cacciato ognuno.

      Il Silenzio va intorno, e fa la scorta:

      ha le scarpe di feltro, e 'l mantel bruno;

      ed a quanti n'incontra, di lontano,

      che non debban venir, cenna con mano.

95

      Se gli accosta all'orecchio e pianamente

      l'angel gli dice: – Dio vuol che tu guidi

      a Parigi Rinaldo con la gente

      che per dar, mena, al suo signor sussidi:

      ma che lo facci tanto chetamente,

      ch'alcun de' Saracin non oda i gridi;

      sì che più tosto che ritruovi il calle

      la Fama d'avisar, gli abbia alle spalle. —

96

      Altrimente il Silenzio non rispose,

      che col capo accennando che faria;

      e dietro ubidiente se gli pose;

      e furo al primo volo in Picardia.

      Michel mosse le squadre coraggiose,

      e fe' lor breve un gran tratto di via;

      sì che in un dì a Parigi le condusse,

      né alcun s'avide che miracol fusse.

97

      Discorreva il Silenzio, e tuttavolta,

      e dinanzi alle squadre e d'ogn'intorno

      facea girare un'alta nebbia in volta,

      ed avea chiaro ogn'altra parte il giorno;

      e non lasciava questa nebbia folta,

      che s'udisse di fuor tromba né corno:

      poi n'andò tra' pagani, e menò seco

      un non so che, ch'ognun fe' sordo e cieco.

98

      Mentre Rinaldo in tal fretta venìa,

      che ben parea da l'angelo condotto,

      e con silenzio tal, che non s'udia

      nel campo saracin farsene motto;

      il re Agramante avea la fanteria

      messo ne' borghi di Parigi, e sotto

      le minacciate mura in su la fossa,

      per far quel dì l'estremo di sua possa.

99

      Chi può contar l'esercito che mosso

      questo dì contro Carlo ha 'l re Agramante,

      conterà ancora in su l'ombroso dosso

      del silvoso Apennin tutte le piante;

      dirà quante onde, quando è il mar più grosso,

      bagnano i piedi al mauritano Atlante;

      e per quanti occhi il ciel le furtive opre

      degli amatori a mezza notte scuopre.

100

      Le campane si sentono a martello

      di spessi colpi e spaventosi tocche;

      si vede molto, in questo tempio e in quello,

      alzar di mano e dimenar di bocche.

      Se 'l tesoro paresse a Dio sì bello,

      come alle nostre openioni sciocche,

      questo era il dì che 'l santo consistoro

      fatto avria in terra ogni sua statua d'oro.

101

      S'odon ramaricare i vecchi giusti,

      che s'erano serbati in quelli affanni,

      e nominar felici i sacri busti

      composti in terra già molti e molt'anni.

      Ma gli animosi gioveni robusti

      che miran poco i lor propinqui danni,

      sprezzando le ragion de' più maturi,

      di qua di là vanno correndo a' muri.

102

      Quivi erano baroni e paladini,

      re, duci, cavallier, marchesi e conti,

      soldati forestieri e cittadini,

      per Cristo e pel suo onore a morir pronti;

      che per uscire adosso ai Saracini,

      pregan l'imperator ch'abbassi i ponti.

      Gode egli di veder l'animo audace,

      ma di lasciarli uscir non li compiace.

103

      E li dispone in oportuni lochi,

      per impedire ai barbari la via:

      là si contenta che ne vadan pochi,

      qua non basta una grossa compagnia;

      alcuni han cura maneggiare i fuochi,

      le


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