Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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fosse esaudita

      del populo cristian che chiede aita.

75

      E la Bontà ineffabile, ch'invano

      non fu pregata mai da cor fedele,

      leva gli occhi pietosi, e fa con mano

      cenno che venga a sé l'angel Michele.

      – Va (gli disse) all'esercito cristiano

      che dianzi in Picardia calò le vele,

      e al muro di Parigi l'appresenta

      sì, che 'l campo nimico non lo senta.

76

      Truova prima il Silenzio, e da mia parte

      gli di' che teco a questa impresa venga;

      ch'egli ben proveder con ottima arte

      saprà di quanto proveder convenga.

      Fornito questo, subito va in parte

      dove il suo seggio la Discordia tenga:

      dille che l'esca e il fucil seco prenda,

      e nel campo de' Mori il fuoco accenda;

77

      e tra quei che vi son detti più forti

      sparga tante zizzanie e tante liti,

      che combattano insieme; ed altri morti,

      altri ne sieno presi, altri feriti,

      e fuor del campo altri lo sdegno porti

      sì che il lor re poco di lor s'aiti. —

      Non replica a tal detto altra parola

      il benedetto augel, ma dal ciel vola.

78

      Dovunque drizza Michel angel l'ale,

      fuggon le nubi, e torna il ciel sereno.

      Gli gira intorno un aureo cerchio, quale

      veggiàn di notte lampeggiar baleno.

      Seco pensa tra via, dove si cale

      il celeste corrier per fallir meno

      a trovar quel nimico di parole,

      a cui la prima commission far vuole.

79

      Vien scorrendo ov'egli abiti, ov'egli usi;

      e se accordaro infin tutti i pensieri,

      che de frati e de monachi rinchiusi

      lo può trovare in chiese e in monasteri,

      dove sono i parlari in modo esclusi,

      che 'l Silenzio, ove cantano i salteri,

      ove dormeno, ove hanno la piatanza,

      e finalmente è scritto in ogni stanza.

80

      Credendo quivi ritrovarlo, mosse

      con maggior fretta le dorate penne;

      e di veder ch'ancor Pace vi fosse,

      Quiete e Carità, sicuro tenne.

      Ma da la opinion sua ritrovosse

      tosto ingannato, che nel chiostro venne:

      non è Silenzio quivi; e gli fu ditto

      che non v'abita più, fuor che in iscritto.

81

      Né Pietà, né Quiete, né Umiltade,

      né quivi Amor, né quivi Pace mira.

      Ben vi fur già, ma ne l'antiqua etade;

      che le cacciar Gola, Avarizia ed Ira,

      Superbia, Invidia, Inerzia e Crudeltade.

      Di tanta novità l'angel si ammira:

      andò guardando quella brutta schiera,

      e vide ch'anco la Discordia v'era.

82

      Quella che gli avea detto il Padre eterno,

      dopo il Silenzio, che trovar dovesse.

      Pensato avea di far la via d'Averno,

      che si credea che tra' dannati stesse;

      e ritrovolla in questo nuovo inferno

      (ch'il crederia?) tra santi uffici e messe.

      Par di strano a Michel ch'ella vi sia,

      che per trovar credea di far gran via.

83

      La conobbe al vestir di color cento,

      fatto a liste inequali ed infinite,

      ch'or la cuoprono or no; che i passi e 'l vento

      le giano aprendo, ch'erano sdrucite.

      I crini avea qual d'oro e qual d'argento,

      e neri e bigi, e aver pareano lite;

      altri in treccia, altri in nastro eran raccolti,

      molti alle spalle, alcuni al petto sciolti.

84

      Di citatorie piene e di libelli,

      d'esamine e di carte di procure

      avea le mani e il seno, e gran fastelli

      di chiose, di consigli e di letture;

      per cui le facultà de' poverelli

      non sono mai ne le città sicure.

      Aveva dietro e dinanzi e d'ambi i lati,

      notai, procuratori ed avocati.

85

      La chiama a sé Michele, e le commanda

      che tra i più forti Saracini scenda,

      e cagion truovi, che con memoranda

      ruina insieme a guerreggiar gli accenda.

      Poi del Silenzio nuova le domanda:

      facilmente esser può ch'essa n'intenda,

      sì come quella ch'accendendo fochi

      di qua e di là, va per diversi lochi.

86

      Rispose la Discordia: – Io non ho a mente

      in alcun loco averlo mai veduto:

      udito l'ho ben nominar sovente,

      e molto commendarlo per astuto.

      Ma la Fraude, una qui di nostra gente,

      che compagnia talvolta gli ha tenuto,

      penso che dir te ne saprà novella; —

      e verso una alzò il dito, e disse: – È quella. —

87

      Avea piacevol viso, abito onesto,

      un umil volger d'occhi, un andar grave,

      un parlar sì benigno e sì modesto,

      che parea Gabriel che dicesse: Ave.

      Era brutta e deforme in tutto il resto:

      ma nascondea queste fattezze prave

      con lungo abito e largo; e sotto quello,

      attosicato avea sempre il coltello.

88

      Domanda a costei l'angelo, che via

      debba tener, sì che 'l Silenzio truove.

      Disse la Fraude: – Già costui solia

      fra virtudi abitare, e non altrove,

      con Benedetto e con quelli d'Elia

      ne le badie, quando erano ancor nuove:

      fe' ne le scuole assai de la sua vita

      al tempo di Pitagora e d'Archita.

89

      Mancati quei filosofi e quei santi

      che


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