Storey. Keith Dixon

Storey - Keith Dixon


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lo stava fissando ma non ne poteva fare a meno. Tanto per dire qualcosa, chiese, ‘Di che terapia si tratta?’

      David scrollò le spalle, evasivo, forse pensando che aveva parlato troppo. Ma aggiunse, ‘So solo che è praticamente un segreto militare e lei starà via per sei mesi.’

      â€˜Ti ha detto tutto questo stasera, nei dieci minuti in cui ero nella stanza accanto?’

      â€˜Era come se avesse avuto un copione, non mi avrebbe lasciato interrompere, lo ha passato in rassegna dall’inizio alla fine. Mi ha mostrato un paio di documenti, sembravano piuttosto ufficiali.’

      â€˜E le credi?’ Cercando di mantenere un tono non cinico.

      David trascurò la domanda. Disse, ‘Peccato, davvero, perché l’avrei portata in visita da mia madre e mia sorella la settimana prossima. Sanno di lei, ma non si sono ancora incontrate. Avrei fatto loro una sorpresa.’

      â€˜Dove vivono?’

      â€˜A Kenilworth, non lontano. Dovrei andare a trovarle più spesso, ma sono piuttosto felici per conto loro. Non mi piace intromettermi.’

      â€˜Dovresti passare più tempo con i tuoi genitori. Fidati, lo so.’

      â€˜Non conosci mia mamma. Dopo che papà è morto si è arresa. Non penso che le piacciano molto gli uomini. Non dopo quello che le ha fatto mio padre. Non mi far domande, perché non te ne parlerò.’

      Paul stava pensando che non voleva saperlo, essere coinvolto nel passato di qualcun altro. Stava ancora affrontando il proprio. Si alzò, dicendo, ‘Devo andare.’

      Quindi anche David si alzò, chiedendo, ‘Credi che se la caverà?’

      â€˜Dimmi — dicevi che la terapia costa una fortuna. Chi la pagherà?’

      â€˜Non ne ha parlato.’

      â€˜No?’

      â€˜No, però non lavorerà per un po'. Il documento prevede la copertura solo per un paio di mesi, giustamente. Poi sarà al verde.’

      Paul disse, ‘Da quanto la conosci?’

      â€˜So dove vuoi andare a parare — sei un tipo sospettoso, non è vero? Lo sei stato sin dall’inizio. Non sono nato ieri, sai. Pensi che solo perché mi ha chiesto di prestarle dei soldi sia una sorta di cacciatrice d’oro.’

      â€˜Già te ne ha chiesti?’

      â€˜Solo per aiutare a cavarsela, dopo che avrà finito i suoi risparmi. Le ho offerto ospitalità qui, ma non ne vuole sapere. Penso che sia piuttosto timida, veramente, schiva. Non approfitterebbe di me. So che sembra dura, ma è una ragazza dolce in fondo.’

      Paul si fermò. Poi disse, ‘Se fossi in te la frequenterei per un po' prima di prestarle qualcosa. Vedi come va.’

      â€˜Qualche migliaio di tanto in tanto non mi farà andare in bancarotta. Guarda questo posto. Uno zio me lo ha lasciato in eredità. Tutto pagato, e ne avanza una parte. Me lo posso permettere.’

      â€˜Ãˆ questo che mi spaventa. Lascia che ti dia il mio numero.’

      

      CAPITOLO OTTO

      NONOSTANTE LA CASA fosse in buone condizioni, una delle camere da letto aveva bisogno di manutenzione. Così il giorno dopo Paul comprò una vernice color magnolia e ricoprì la carta da parati a fantasia che suo padre aveva messo quasi trent’anni prima.

      Aveva passato un po' di tempo pensando a David e a quello che Araminta stesse facendo con lui. E si era anche chiesto dove si collocasse Cliff nella scena, se c’entrava. Pensò a Cliff e i suoi tre scagnozzi, seduti in giro tra pub e bar, inventandosi stratagemmi per guadagnare soldi facili, vendendo merce rubata nei mercatini dell’usato o nei negozi di cambio, in cerca di dritte. Si domandò quanto fossero pericolosi, se avesse dovuto dire qualcosa di loro a Rick, cercarli su un elenco di qualche genere, vedere se erano conosciuti dai poliziotti di Coventry. Da quel che aveva detto Cliff si stavano preparando per un colpo e Paul dubitava che quella particolare truffa coinvolgesse Araminta. Probabilmente era qualcosa di più diretto e con cui sporcarsi le mani.

      Aveva visto Araminta occuparsi del suo proprio imbroglio, disporre David a consegnarle dei soldi per aiutarla mentre sarebbe stata apparentemente disoccupata. Ma si chiese se fosse tutto lì. Forse c’era un’altra parte. David era un po' serioso e magari non mondano, viveva da solo in una casa incompiuta lasciatagli da un parente. Forse era vittima di una donna attraente che lo teneva sulle spine, che non avrebbe stabilito una relazione seria ma avrebbe sempre mostrato una promessa di gratificazione per lui. Riusciva a vedere Araminta farlo, trascinandolo nello stesso modo con cui aveva trasportato lui inizialmente. Consapevole della sua influenza, senza ammorbidirsi, aspettandosi di essere obbedita. Aveva conosciuto donne del genere già, e aveva rischiato di ricaderci con lei, prima che avesse notato il proprio comportamento — sorriso sterile, accettazione di offese occasionali — e fece sì di allontanarsi.

      O magari Cliff aveva combinato la storia tra lei e David e faceva tutto parte di un piano più grande, che coinvolgeva tutti loro. Forse si erano spinti fin lì — truffare uno scapolo solitario per ottenere i suoi risparmi. Nel pub Cliff aveva chiesto come stava David, perciò ovviamente lo conosceva, o per lo meno si sentiva a suo agio a chiederglielo. Paul riusciva a immaginare Cliff lavorarsi David nello stesso modo con cui aveva cercato di fare con lui: dicendo che conosceva qualcuno che gli sarebbe piaciuto, una ragazza attraente, una donna in carriera, qualcuno con cui avrai delle affinità … Ma quello non poteva essere esatto, no, perché lei aveva detto che David lavorava per il consiglio comunale del quartiere, e lei scriveva qualcosa sul consiglio, sulla corruzione — sì, quello sarebbe stato il suo biglietto d’ingresso: una chiamata al suo ufficio — si dice che sei una persona onesta, David, e posso fidarmi di te. Allora dimmi dei maneggi che accadono a porte chiuse nella sede del consiglio …

      Stava ancora pensando ad Araminta quando il telefono squillò, e non fu sorpreso quando la sua voce percorse la linea.

      â€˜Cos’hai detto a David ieri?’

      â€˜Gran bel modo di iniziare una conversazione,’ disse.

      â€˜Non scherzare con me, Paul. Cosa gli hai detto? Sei tornato indietro e hai parlato con lui, non è vero?’ Disse furiosa.

      â€˜Non ti puoi lamentare se ho voluto parlare con lui, il tuo modo frettoloso di portarmi via. Cosa sarei dovuto essere, un accompagnatore per farlo ingelosire? Posso capire perché mi hai scelto, ma non mi hai dato l’opportunità di brillare.’

      â€˜Che cazzo stai dicendo?’ disse lei, spingendo con le parole, ansiosa di sfogarsi. ‘Mi ha chiamato questa mattina, dicendo … dicendo che non avrebbe fatto quello che gli avevo chiesto.’

      â€˜Prestarti denaro?’

      â€˜Non sono affarii tuoi. Lo hai turbato, non è vero? Cosa gli hai detto?’

      â€˜Niente. Una specie di consiglio amichevole. Dopo che gli hai detto del tumore ho pensato che ne avesse bisogno.’

      Ora lei rimase in silenzio e lui sapeva che si stava preparando, stava passando al setaccio le potenziali vie da percorrere, pensando a ciò che sapeva di lui e cosa poteva funzionare.

      Con la voce meno sicura di sé, disse, ‘Ti ho portato là perché pensavo che fossi un amico.’ Ok, quindi questa è la direzione, pensò. ‘Sapevo che quello che dovevo dirgli gli avrebbe fatto molto male, potevo avere bisogno di un po' … un po' di sostegno.’

      â€˜Capisco la tua posizione … gli dirai qualcosa di talmente sconvolgente che potrebbe avere


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