The Sonnets, Triumphs, and Other Poems of Petrarch. Francesco Petrarca
LXVI.
Quel, che d' odore e di color vincea.
Lasciato hai, Morte, senza sole il mondo.
Conobbi, quanto il ciel gli occhi m' aperse.
Dolce mio caro e prezioso pegno.
Deh qual pietà, qual angel fu sì presto.
Del cibo onde 'l signor mio sempre abbonda.
Ripensando a quel ch' oggi il ciel onora.
Fu forse un tempo dolce cosa amore.
Spinse amor e dolor ove ir non debbe.
Gli angeli eletti e l' anime beate.
Donna che lieta col Principio nostro.
Da' più begli occhi e dal più chiaro viso.
E' mi par d' or in ora udire il messo.
L' aura mia sacra al mio stanco riposo.
Ogni giorno mi par più di mill' anni.
Non può far morte il dolce viso amaro.
Quando il suave mio fido conforto.
Quell' antiquo mio dolce empio signore.
Dicemi spesso il mio fidato speglio.
Volo con l' ali de' pensieri al cielo.
Morte ha spento quel Sol ch' abbagliar suolmi.
Tennemi Amor anni ventuno ardendo.
I' vo piangendo i miei passati tempi.
Dolci durezze e placide repulse.
Spirto felice, che sì dolcemente.
Deh porgi mano all' affannato ingegno.
Vago augelletto che cantando vai.
Vergine bella che di sol vestita.