The Sonnets, Triumphs, and Other Poems of Petrarch. Francesco Petrarca
CLXIII.
L' aura serena che fra verdi fronde.
L' aura celeste che 'n quel verde Lauro.
L' aura soave ch' al sol spiega e vibra.
O bella man, che mi distringi 'l core.
Non pur quell' una bella ignuda mano.
Mia ventura ed Amor m' avean sì adorno.
D' un bel, chiaro, polito e vivo ghiaccio.
Lasso, ch' i' ardo, ed altri non mel crede!
Anima, che diverse cose tante.
Dolci ire, dolci sdegni e dolci paci.
S' il dissi mai, ch' i' venga in odio a quella.
Ben mi credea passar mio tempo omai.
Rapido fiume che d' alpestra vena.
I' dolci colli ov' io lasciai me stesso.
Non dall' Ispano Ibero all' Indo Idaspe.
Voglia mi sprona; Amor mi guida e scorge.
Beato in sogno, e di languir contento.
Grazie ch' a pochi 'l ciel largo destina.
Anzi tre di creata era alma in parte.
In nobil sangue vita umile e queta.
Tutto 'l di piango; e poi la notte, quando.
Già desiai con sì giusta querela.
Tra quantunque leggiadre donne e belle.
Il cantar novo e 'l pianger degli augelli.
Onde tolse Amor l' oro e di qual vena.
Qual mio destin, qual forza o qual inganno.
Liete e pensose, accompagnate e sole.