Eh! la vita. Luigi Capuana

Eh! la vita - Luigi Capuana


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via della cena nella taverna di Scatà.

      Dalle due di notte — allora si contava così — fino alla mezzanotte, la banda andava dietro a colui che sonava la campanella di San Giovanni, con gran rumore di tamburo, di gran cassa e di piatti. Poi fatto onore al montone al forno — pietanza tradizionale in quella occasione — veniva ripresa la passeggiata per le vie, dietro il 'Ntio! 'Ntio! della campanella, con rinforzo di passi doppi, allegramente stuonati e grida degli sfaccendati che li seguivano:

      — Viva la Misericordia di Dio!

      Nino voleva fare le cose alla grande.

      Lo zi' Scatà, il tavernaio, in maniche di camicia con le mani incrociate sul pancione, proponeva:

      — E se cuocessimo due fili di maccheroni?

      — No, si andrebbe troppo per le lunghe.

      — Anzi! Il sugo li fa scivolare giù per la gola meglio di ogni altra cosa.

      — Vada pei maccheroni!

      — Vino di Vittoria, arrivato fresco fresco!

      — E senza battezzarlo, mi raccomando.

      — Lo zi' Scatà è cristiano, ma il vino lo vuole turco...

      — Per sè. Ma per gli altri?

      — E càlia e fave arrostite a disposizione dei bevitori.

      — Tutto pronto per la mezzanotte.

       — Non è la prima volta, compare Nino... Io — scusate il consiglio — aggiungerei le cassatelle di ricotta col miele. Mia moglie, che è stata nel Monastero, le prepara meglio delle monache.

      — Non mi dispiacciono, zi' Scatà!

      Voleva farsi onore. Voleva che, ogni anno, si ricordassero della cena di Nino Sbrizza, quando scappò con Ledda, la notte del Sabato Santo. E mentre dava gli ordini, gli pareva che Maria fosse presente e l'approvasse, perchè la campanella di San Giovanni, e il montone al forno, e i maccheroni e le cassatelle di ricotta col miele, erano in onore di lei, una festa di amore!

      Glielo ripetè la notte appresso:

      — Una festa di amore per te!... Hai tutto pronto?

      — Ah, Nino! Che mi fai fare!

      — Ti sei pentita? Non mi vuoi bene?

      — Ti avrei detto di no, come da principio. Penso a mio padre. Non mi perdonerà!

      — Fra due mesi, saremo marito e moglie! Non devi pensare ad altro!

      — Rica forse sospetta qualcosa. Mi ha detto: — Quella gnà Vicenza! Certe vecchie portano alla perdizione! — Per chi mi hai presa? — le risposi. — Poveretta! Vorrebbe un paio di scarpe vecchie!

       — E' la nostra provvidenza! Le regaleremo un vestito nuovo. Se lo merita. Hai capito bene? Passerò due volte colla campanella e la banda. Poi li lascerò a ubriacarsi da Scatà. Due soli 'Ntio! 'Ntio! da sentirsi appena; butterai il fagotto giù dalla finestra, io sarò davanti alla porta...

      — Zitto!... Mi è parso...

      Maria accostò l'imposta; Nino si addossò al muro. Nella fitta oscurità e nel silenzio egli sentiva il battito accelerato del cuore.

      Maria riaperse lentamente l'imposta. Nino, con un salto, fu sul pezzo d'intaglio che gli serviva da piedistallo proprio sotto la finestra.

      — Sii pronta, per carità!

      — Sì, sì! Buona notte!

      — Buona notte.

      E Nino si avviò, zufolando, verso casa, strofinandosi le mani dall'allegrezza perchè quello era l'ultimo loro segreto colloquio notturno!

       * * *

      La festa dell'Inchinata, dalla notte del Sabato Santo alla mattina della Domenica di Pasqua, poteva dirsi una specie di rappresentazione, di Mistero Sacro, dove facevano da personaggi la campanella di San Giovanni, la Madonna avviluppata col manto di lustrino nero, e il Cristo risorto, col braccio destro levato in alto, il pennone tramato d'oro, attaccato all'asta, nel pugno sinistro.

      Per ciò ogni anno don Giuseppe il sacrestano ripeteva le istruzioni a colui che doveva fare da San Giovanni, e ai quattro giovani massai che regalavano due tumoli di frumento ciascuno per portare a spalla la leggera barella della Madonna col manto.

      — Nella nottata, è niente: 'Ntio! 'Ntio 'Ntio per le vie; ma, domenica mattina, quando vien la Madonna in cerca del Signore resuscitato e va ad attendere nella chiesetta di San Rocco, voi, figliuolo caro, dovete correre su e giù, tra le due ale di confratelli schierati in piazza; andare come uno sperduto che non sa più dove dar la testa; sempre più lesto, sempre più lesto, perchè vorreste consolare la Madonna: — Finalmente! L'ho trovato! — Intanto il Signore resuscitato vien portato nella Piazza, con la testa alta, con quegli occhi da spiritato che mettono paura... E appena voi lo vedete, un bell'inchino con la campanella e con tutta la persona e, addietro, di corsa. 'Ntio! 'Ntio! 'Ntio! Voialtri, con la barella della Madonna accorrerete alla notizia, a precipizio; io tiro il laccio che fa andar giù il manto e... tre volte avanti, tre volte indietro, tre inchini tra Madre e Figlio. Poi si fermano l'uno di faccia all'altro, fino a che non arriva il clero col Santissimo Sacramento, e non si avvia la processione, la Madonna innanzi, il Signore resuscitato dietro, e San Giovanni con la campanella: 'Ntio 'Ntio! 'Ntio! quasi per invitare a gridare: Viva! Viva!

      Non c'era bisogno di queste istruzioni; ma don Giuseppe avrebbe creduto diminuita la sua autorità se non avesse riuniti nella sagrestia Nino Sbrizza e gli altri quattro giovani massai. Il suo zelo, però, non era proprio disinteressato. Nino infatti gli disse:

      — Verrete a prendere un boccone assieme coi bandisti, da Scatà, domani notte.

      E gli altri:

      — Scusate, don Giuseppe. Bevete un bicchiere di vino alla nostra salute.

      Don Giuseppe stese la mano e intascò, senza fiatare, quel pugno di soldi.

       * * *

      — Sissignore! Col camice da confratello!

      E Nino, al lume del mozzicone di torcia accesa da don Giuseppe su un piccolo candelabro della sagrestia, indossava il camice e la mantellina rossa; ma sopra di esso infilava il giubbone di panno, foderato di lana verde, col cappuccio, per garantirsi dal freddo di quella nottata di marzo, che era proprio di quello che penetra fin il corno del bue!

      Appena l'orologio della chiesa finì di sonare i cento colpi — din! don! — delle due ore di notte. Nino si mise alla testa della banda, tirando il laccio che pendeva dal manico della campanella infiorata: 'Ntio! 'Ntio! 'Ntio!

      Si udiva per le vie il grande scalpitio degli scarponi dei contadini che seguivano la banda, e il picchiare dei loro bastoni sul selciato, quasi per battere la solfa, e, di tratto in tratto, le grida:

      — Viva la Misericordia di Dio!

      Maria aveva dovuto fingere di andare a letto dopo che la campanella era passata per la via, tornando indietro. Tendeva l'orecchio per convincersi che il padre e la sorella fossero nel primo sonno; e non osava di accendere il lume, di mettere i piedi a terra, con le sole calze, per non fare il minimo rumore. Nel gran silenzio della notte, le arrivava, ora sì, ora no, il lontano 'Ntio! 'Ntio! della campanella, la voce di Nino, le pareva, che si raccomandava: Tienti pronta; tra un'ora sarò costì!

      Tra un'ora! Oh, per amore di lui si sarebbe buttata viva nel fuoco. Ma quella fuga diventava per lei qualcosa di peggio. Lei stessa aveva terrore che, all'ultimo momento, non le venissero meno la forza e il coraggio....

      Ed ecco — mettevano i brividi, quasi lanciassero per l'aria un malaugurio — ecco i cento colpi dell'orologio — din! don! — che suonavano la mezzanotte dal campanile della Matrice. Arrivavano da lontano, fiochi, lenti... non finivano più. Tra mezz'ora, tra un quarto d'ora, Nino


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