I drammi de' campi. Emilio Raga
non ci fosse, o almeno mostrasse di non esserci. Bisognava dunque provvedere…. Basta, prenderebbe ad imprestito segretamente la somma necessaria sul fondo e sulla casa.
Intanto si confortava col consolo che uno alla volta gli facevano gl'intimi: caffè, latte, biscotti la mattina; brodi, galline lesse, arrosti di maiale, dolci il mezzogiorno; ova, e intingoletti la sera. Per bacco! non aveva mai sguazzato in tanto bene di Dio! si lasciava pregare un pochino per non parere, asciugava qualche lacrimetta che riusciva a spremer dagli occhi, cacciava un sospiro lamentevole, poi ventre mio fatti capanna!
Ma dopo il settimo, l'ultimo giorno che si ricevono nuove visite di condoglianze dagli amici, ebbe a provare un nuovo e più amaro disinganno: sulla casa e sul fondo c'era già una discreta ipoteca. Lo aveva spogliato dunque quel vecchio ladro! E non gli passò mai per la mente che l'infelice, vivendo di solo pane, avesse speso quel danaro, di cui egli si credeva defraudato, per mantenerlo nel seminario, farne un dotto e un santo, come soleva dire!
Vendè i mobili vecchi, affittò la casa dov'era nato, prese per sè una stanzetta piccola, ma pulita, in casa di mastr'Antonio per quattr'once all'anno, l'arredò decentemente e con una certa civetteria strana in quell'omaccione, comprò una zimarra nuova, un cappello nuovo da servir pe' giorni di festa, e così alloggiato, e rimpannucciato, attese. Attese una buona occasione con la cocciutaggine d'una bestia malefica accrescendo la dose di quella sua ipocrisia già mostruosa.
Cominciò a insinuarsi nelle grazie de' galantuomini, e de' ricchi burgisi, con l'orecchio teso e un miele di sorriso sulle labbra, con una scaltra adulazione anco che abboccare tutti gli uomini: in processo di tempo s'impadronì delle coscienze di tutti, poi, a poco a poco, senza mostrare le sue arti, entrò ne' negozi del tale, nelle vedute, nelle speranze del tal altro. Così fu più della giornata in casa di tutti; il beniamino delle monache, che, alla morte del padre don Alfio, lo fecero cappellano; e rappresentando destramente e con disinvoltura, la parte d'indispensabile, adoperandosi sotto sotto con le mani e co' piedi, potè diventare il factotum nelle amministrazioni di certe opere pie.
Un pensiero gli stava sempre fitto nel cervello: «aspettare una buona occasione.»
Oramai in paese non si parlava che di lui. Chi l'avrebbe detto! quel monello diventare un così santo uomo!… e che acume, e che prudenza, e che savia accortezza, e che scienza! Bisognava sentirlo a citare que' passi latini sempre a proposito, con quell'aria di chi sappia la sua lingua sulla punta delle dita, abbia buttato sangue sui volumi degli antichi grandi scrittori! faceva accaponare la pelle addirittura!
E per un consiglio s'andava da padre don Giuseppe; per venir fuori da un affare spinoso s'andava da padre don Giuseppe. Un padre aveva un figliuolo discolo? andava da padre don Giuseppe: un marito aveva la moglie, o una figliuola cervellina? andava da padre don Giuseppe. Anche da giudice conciliatore gli facevan fare in certe liti tra loro. Bisognava vedere allora l'aria che assumeva il furbo matricolato: voleva gli si raccontasse ogni cosa minutamente; egli ascoltava attentamente, gravemente; scrollava il capo, appoggiava la fronte sulla palma della mano, mandava un certo sibilo delle labbra; guardava i contendenti, diceva che la questione era arruffata…. poi finiva con lasciar tutti contenti, e con l'idea che in quell'occasione aveva sudato sangue, ma era stato un vero Salomone. E crescendo quella sua riputazione di dottrina e di saggezza, don Alessio Berlingrieri gli dette a istruire la figliola; i Salamaria, risaputa la cosa non vollero esser da meno di quel villano rifatto che si sentiva un gran che perchè aveva quattro soldi, e gli affidarono il figliuolo; i Satines la figliuola; i Rossetti il nipote. Eran danari quelli che cominciò a riscuotere ogni mese, senza contare i regali che fioccavano. Il furbo conosceva i suoi polli: ricevuto un regalo dal tale, lo annunziava con grandi elogi, come per mostrare la sua riconoscenza a tante gentilezze contro i suoi meriti; sì che i gonzi invasi dalla furia dell'orgoglio, facevano a sopraffarsi, con quanto gusto del prete ognuno immagini.
Ma un giorno quella famosa occasione che aspettava da tanto tempo, parvegli si presentasse finalmente. La moglie di quell'avaro del borgese Pietro Sgrò, in punto di morte, profittando del momento ch'egli ascoltava la sua confessione, gli domandò se si prenderebbe l'incarico di dividere ai parenti di lei una certa somma ch'era riuscita a sottrarre al marito.
—Che somma? domandò il reverendo il quale si sentì rimescolar tutto, e cercava di nascondere la sua agitazione sotto a una leggera tosserella.
—…. Ducent'onze padre….
—Oh la pu…! esclamò dentro di sè il degno sacerdote.
Sperava una somma molto maggiore…. Basta bisognava contentarsi anche di quella, tanto per cominciare; eran anni che aspettava.
Accettò. La morente levò di sotto al cuscino un involto, e glielo dette. Egli lo fece sparire nelle sue larghe tasche, poi domandò a chi dovesse dividere que' danari.
—Darà cent'onze a Masi…. cento alle figliuole del povero Salvatore…. Raccomanderà loro che preghino per l'anima mia…. E ora, padre, mi dia la santa assoluzione….
—Ego absolvo te a peccatis tuis, biascicò il prete con un crocione, mentre pensava: alzerò la mia casa…. pagherò quel maledetto debito a don Francesco finalmente!
Poi andò ad aprir l'uscio, e fece entrare i parenti, e il marito che si faceva brutto per cercar di piangere.
L'ingegno nel furto però don Giuseppe l'aveva avuto sempre; l'affare delle posate bastava a mostrarlo chiaramente; e poi il suo programma, lo sappiamo, era di far tutto quello che facevano i preti, senza farsi scorgere: mangiarsi tutti i danari, in questo caso, sarebbe stato da sciocco, ed egli non lo era. Aspettò che fosse seppellita la gnora Grazia, poi andò da i parenti: dette dieci onze a Masi, dieci onze alle due orfanelle. Era un legato segreto affidato a lui dalla buon'anima della gnora Grazia, non bisognava farne parola per via del marito che avrebbe potuto reclamare…. lo sapevano che spilorcio era…. E se ne partì accompagnato dalle benedizioni di quei poveretti che spogliava così indegnamente!
Ci ho rimesse vent'onze…. borbottava per via. Però se la cosa si venisse a risapere…. avrei impiegato bene quelle vent'onze. La fiducia alletta, potrei farmi ricco senza correre tanti rischi….
E trovò scaltramente il modo che la cosa si risapesse.
Dai quattro canti del paese si levò un concerto di lodi. Era un santo, quel che si dice un santo? pochi, ne' suoi piedi, avrebbero dato una tal prova d'onestà.
Egli pagò don Francesco, alzò la casa, l'arredò, andò ad abitarvi, prese una serva vecchia, tanto per evitare le ciarle.
I primi passi erano fatti: la riputazione se l'era acquistata, aveva la casa, aveva un bel podere, una cinquantina di lirette al mese ricavava dalle lezioni, due tarì al giorno dalla messa; oltre gl'incerti, come essere nozze, accompagnamento di morti, vespri e via discorrendo, senza contare il ben di Dio che gli mandavan gli amici, i galletti delle penitenti, i dolci del monastero. Per bacco, quello di prete era un bel mestiere, quando si sapeva fare!
Allora messo in appetito, non ebbe più freno; dimenticò in certo modo anche la sua solita prudenza. Cominciò a fare «dei piccoli negozi» come diceva lui: comprava lino, abbracio, accia, scarpe, mussolina, ferro e altro, e li dava a credito per il doppio del valore; comprava frumento, fave, orzo, cicerchi, e li dava all'addita (interessi) di quattro tumoli a salma (il 25 per cento!) con l'obbligo di pagare anche la differenza in più tra 'l prezzo corrente nell'inverno, e quello corrente nella raccolta, e frutti di quella differenza per giunta!! prestava danari agli interessi di un taro al mese per onza!! Tutto questo in piccolo, s'intende, egli non aveva ancora tanti capitali.
Queste faccenduole lo tennero occupato tre anni. Impelagata nell'interesse, la carne non lo tormentò co' suoi stimoli: era vissuto nella castità; senza nemmen l'ombra d'un cattivo pensiero. Ma ora lo scopo, in certa maniera, era raggiunto; grazie a Dio, le cose eran ben avviate; ora egli viveva nell'abbondanza; e a quella pasciona aveva fatto la pelle lustra. Fu un risveglio di bestia in fregola.
Non lottò del resto: contrariato debolmente fin da piccolo, era avvezzo ad abbandonarsi a' suoi appetiti: s'era dato al furto e all'usura, con una facilità di prostituta, così fece in