I drammi de' campi. Emilio Raga

I drammi de' campi - Emilio Raga


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non bacchiavano le acerbe e le mature? Nel confessionario facevano servir Cristo da mezzano, nelle case dov'erano ricevuti senza sospetto, sotto al manto della religione insidiavano le pecorelle. Anche i capi davano un bell'esempio! bastava leggere le storie per apprenderne delle grosse su vescovi, cardinali e papi…. O che forse il loro arciprete non aveva in casa la ganza? Era naturale: li aveva ridotti tanti cani arrabbiati la legge sul celibato, e doveva essere un grande imbecille…. o peggio, quel Gregorio VII, e tante pecore quei del concilio…. guarda un po' cosa si voleva dalla natura umana! La cosa era andata sinchè aveva avuto l'attrattiva della novità, poi quei consacrati ristucchi, se n'erano infischiati e del papa, e della legge. E avevano fatto bene. Si parlava loro di Dio, di coscienza…. ah, ah, ah, se uno moriva di sete gli andassero mo a dire di non bere perchè così voleva Dio, e la coscienza! Buffonate! Del resto, egli non cercava di spiegarlo, ma il fatto era lì chiaro e lampante: molti e molti preti, per non dir quasi tutti, e alcuni li conosceva lui, con le mani imbrattate d'ogni sozzura andavano a alzar l'ostia la mattina per farci calare un Dio, e questo Dio ci calava senza tante smorfie, era chiaro.

      E dunque?

      E quel «dunque» lo portò a un terribile dilemma.

      O Dio esiste, e allora come tollera per uno tollera per mille.

      O Dio non esiste, e allora….

      Allora e non ebbe più freno. Si mosse a cercare con calore, con una smania sempre più crescente, alimentata com'era da' suoi pensieracci: i suoi sguardi si fecero procaci, le sue parole con le donne d'una certa libertà pulita, senza sguaiataggine, ciò che dava meglio nel segno: curò anche con più civetteria quel suo enorme corpaccio… E una notte nella febbre che l'agitava, si rammentò delle due orfanelle che aveva spogliate.

      Poverette! non avevano padre, non avevano madre; le dieci onze erano bastate appena per pagar la casa, qualche debituccio, e levarsi i panni d'addosso….

      Però egli sempre ligio alla sua massima favorita, non le prese in casa con sè, come avrebbero fatto gli altri: ci andava di nascosto la notte, chiotto chiotto, chiuso nello scappolaro che nemmen Dio l'avrebbe conosciuto.

      In quel torno, ad alimentare la proverbiale maldicenza di provincia, una notizia soffiò nel paesetto, e prese ben presto la violenza del famoso venticello della calunnia. Marietta, l'unica figliuola dei Salines, l'allieva del reverendo padre don Giuseppe, era gravida! Anna, la loro serva, lo diceva anche a chi non voleva saperlo. Era scivolata dunque la piccina con quell'aria di madonnina infilzata! ma bravo! Però si ignorava chi fosse stato a fare il tiro: si nominava Mico, il vetturino, un bel pezzo di giovanotto…. Ecco perchè i Salines se n'erano andati in campagna due mesi prima del solito! Via farebbero bene ora a turarsi la bocca, non dir più corna degli altri, come solevano.

      E che il tiro l'avesse fatto il prete non passò per la mente a nessuno, tanto la sua riputazione d'uomo onesto lo metteva al di sopra d'ogni sospetto; e poi era stato lui, si diceva, a strappar di bocca alla ragazza il nome del birbante che l'aveva sedotta, era stato lui a confidarlo ai parenti sotto al suggello della confessione, raccomandando la prudenza, poichè i panni sucidi si lavano in famiglia.

      E il tiro lo aveva fatto proprio il reverendo. Si lasciavan soli durante la lezione, e con la porta chiusa; egli sapeva insinuarsi tanto bene, essa lasciava fare guardandolo con quella sua aria di bambocciona…. il resto va da sè.

      E incoraggiato dal buon esito, cominciò a guardare con gli occhi dolci la figlia di don Alessio. Però dovette ingoiare le sue voglie, e beverci sopra: la fanciulla era tanto selvaggia nel suo inconscio pudore, tanto contegnosa, imponeva tanto a quel bruto, da fargli comprender che ad insister oltre avrebbe compromesso l'edifizio così abilmente e pazientemente innalzato, avrebbe perduta l'amicizia del vecchio, la quale gli fruttava più d'ogni altra.

      —Basta, non manca tempo, pensò. Chi sa…. forse in seguito….

      E, da vero volpone, pel momento mutò registro affatto.

      II.

      Quelle vecchie cartacce di famiglia, se don Alessio l'avesse dissotterrate, avrebbero provato chiaramente che a S. Giovanni s'ingannavano di grosso a crederlo un villano rifatto. Ma o che non gli importasse di quella credenza, o ch'avesse svolte un tempo quelle pergamene e chi sa per quale diavoleria l'aveva prese, scritte com'erano in latino, o che n'ignorasse l'esistenza, fatto sta esse dormivano in fondo ad una cassapanca di querce annerita dal fumo e dagli anni, che giaceva impolverata nella soffitta con gli altri mobili rotti. Si chiamava Berlingheri, non Berlingrieri come pronunziavano nel paese, e discendeva da uno dei tanti rami dell'antica casa di Tolosa, così celebre nella storia. Chi sa quante peripezie dovette subire attraverso i secoli quella famiglia (venuta nel reame di Napoli con Carlo d'Angiò) prima di ridursi in Sicilia; chi sa per quali vicende i membri di essa si videro costretti a scingere la spada, e a impugnare o zappa o lesina o martello; a seconda dell'inclinazione d'ognuno, e dell'opportunità, dovendo pur vivere, perchè ora fosse perduto ogni vestigio dell'antico splendore. Si saran certo divisi come i pulcini delle quaglie appena messe le penne, si saran moltiplicati nei vari paesi trascinandosi dietro la fatalità che li colpiva poichè tutto deve mutarsi quaggiù; e qua la morte li avrà distrutti, là si sarà contentata d'assottigliarli, e la miseria aveva cancellata la nobiltà. Ora non restavano che un vecchio agrimensore a P…… povero come Giobbe con una nidiata di figliuoli per soprassello, don Alessio e la sorella donna Costanza, don Bastiano, loro fratello, ammogliato a Cammarata. Il padre un vecchio burgisi cupo, avaro tanto che non avrebbe dato un Cristo a baciare era arrivato a forza di stenti e di privazioni a raggranellare un patrimonio. Aveva mandato i figliuoli maschi a scuola in casa di un prete dove fecero quel che poterono, aveva tenuto la femmina sempre in casa a filare e tessere, ed era contento di lasciarli ricchi col cappello, che, senz'altro, dava loro diritto al «don.»

      Don Bastiano dunque, il primogenito, aveva quarantasei anni; una moglie ristecchita gialla come un rigogolo, e un figliuolo per nome Giovanni il quale studiava a Palermo.

      Grasso, con un ventre enorme, con un'aria di bue che sonnecchi, don Bastiano non era punto un testone. Nei paesi d'attorno non c'era chi gli potesse stare alla pari nell'amministrare un patrimonio: arbitriava, come si dice da noi, e con l'industria agraria, per la quale si può dire ch'era nato, era riuscito a duplicare il suo in pochi anni.

      Invece don Alessio, il minore, aveva battuta tutt'altra via; egli la sentiva diversamente del fratello, col quale si dissomigliavano anche di persona: era corto, magro assaettato. Non voleva saperne di arbitri; per lui ciò era un voler comprare impicci a contanti, senza alcuna utilità: si contentava d'aumentare il suo col metter da parte qualche soldo.

      —Ma io mi sono arricchito così! urlava don Bastiano quando il discorso cadeva su quell'argomento, il che era per solito, e tu, con lo startene con le mani alla cintola, hai accresciuto di poco quel che ti lasciò la buon'anima.

      —Se io ho accresciuto il mio di poco o di molto non lo so…. rispondeva lui, nè voglio dirlo…. si vedrà appresso. Se mi mettessi in quelle brighe, ne uscirei con una canna in mano. Scuoti pure la testa.

      E si bisticciavano, mentre avrebbero potuto risolvere la questione in due parole: don Alessio non aveva le attitudini necessarie a quel genere d'industria.

      Però la campagna piaceva anche a lui; e specialmente andava pazzo per un suo podere a due tiri di schioppo da S. Giovanni, dove aveva finito con lo starsene tutto l'anno. La villetta sorgeva e sorge tuttavia a mezza costa del colle alle cui falde s'aggruppano le case del paese, con la parrocchia del campanile a ventola grigio per gli anni, dalle commessure delle cui pietre screpolate pendono dei ciuffi d'erba. A sinistra si estende un'ampia costiera nuda, tagliata dalla linea bianca dello stradale, rotta da borratelli e da frane; di fronte e a destra la valle; e dopo questa s'alzano colline e colline, le une dietro le altre, sino alla massa brulla della montagna di S. Calogero che chiude lo sfondo col più pittoresco effetto che mai.

      Questo podere gliel'aveva portato in dote la moglie figlia d'un signore decaduto di Cammarata. Era ben poca cosa veramente, ma egli l'aveva ingrandito assai, e migliorato.

      Così dava sfogo a una sua manía: non poteva


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