Pro Judaeis: Riflessioni e Documenti. Corrado Guidetti

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target="_blank" rel="nofollow" href="#ulink_b1722004-1d25-56b1-92be-bfea5c046037">(7), che alla teoria dell'uomo di studî congiungeva la pratica dell'uomo di Stato, ci lasciò nei suoi Commentarî delle dissertazioni di pubblico giure degnissime di studio. In queste egli esamina le diverse forme di governo e dà la preferenza alla forma repubblicana, od almeno alla monarchia temperata (notisi che Abarbanello scriveva nel xv secolo!). Esaminando in seguito quale sia il dovere dei sudditi, anche sotto un re malvagio e tiranno, insegna che il popolo non ha nè il potere, nè il diritto di ribellarsi, “contrariamente, dice egli, all'opinione dei saggi cristiani che scrissero di questo argomento” (8).

      E ciò, ripetiamolo, perchè l'ebreo è assolutamente liberale, nel buono, nel vero senso della parola.

      Il radicalismo, invece, è essenzialmente nemico del liberalismo, perchè è essenzialmente persecutore. E questa è una nuova ragione dell'odio che il radicalismo nutre contro gli Ebrei.

      Esso, che prova sempre il bisogno di nuove vittime, che oggi espelle i RR. Padri della Compagnia di Gesù, che domani perseguita altri pel solo fatto che nacquero da illustre prosapia, non può non esser nemico dello Ebreo, il quale vuole per sè la libertà come la vuole per gli altri, e combatte per essenza, per indole, per interesse, tutte le distinzioni basate sulla nascita, sulla fede.

      E qui ci si para spontanea dinanzi un'obbiezione.

      Ci si dirà. Voi dipingete i radicali come i più feroci nemici degli Ebrei; eppure noi tutti conosciamo radicali notissimi che sono ben lungi dal partecipare a quest'odio, e vediamo invece assaliti tutto giorno gli Ebrei da giornali e da uomini del partito che è notoriamente il più avverso al radicalismo.

      L'obbiezione è giusta, giustissima; ma è giusta solo per quanto risguarda gli uomini, non per quanto risguarda il partito.

      Spieghiamo il nostro concetto.

      Se è vero che tutto si può pretendere dall'uomo fuorchè la logica, è anche più vero che è specialmente nella politica che la logica si va facendo ogni giorno più rara.

      Tutto giorno udiamo uomini vantarsi conservatori, liberali, radicali, e raramente li vediamo informare tutte le loro azioni ai principi di cui si dicono seguaci.

      Nei paesi specialmente, come l'Italia, da poco educati alla vita politica, è accaduto che uomini appartenenti ad opposte scuole politiche si trovarono per lungo tempo affratellati da un intento comune, la liberazione della patria.

      Questo intento comune, e l'azione comune che ne fu conseguenza, han fatto sì che le idee degli uni esercitassero qualche influenza su quelle degli altri, mitigassero la logica inflessibile dei principii, dessero vita a quella specie di eccletismo politico di cui ogni giorno vediamo prove in Italia.

      Ecco perchè, sebbene il radicalismo sia per natura il peggior nemico degli Ebrei, i radicali italiani si separano in ciò dalla maggioranza del partito cui appartengono.

      Ma sarebbe tregua di anni, che nella storia dei popoli sono un momento, e i due principî opposti non tarderebbero a darsi battaglia anche nella terra degli Jagelloni.

      La storia naturale ci insegna che animali, i quali allo stato selvaggio sono nemici inconciliabili, possono allo stato di servitù vivere fra loro d'accordo.

      E se ciò avviene per animali di diversa razza, come non avverrebbe per l'uomo?

      Veniamo all'altra parte dell'obbiezione.

      È vero del pari che gli Ebrei sono oggigiorno combattuti con violenza da taluni giornaletti di provincia, che si dicono cattolici e si vantano rappresentanti non già di Papi o di Vescovi, dinanzi ai quali ci inchineremmo reverenti, ma di sodalizi più o meno ignorati ed in nessun caso autorevoli.

      È comune errore il credere alla disciplina della stampa cattolica, e l'errore è tanto comune che i fatti i più lampanti, l'opposizione accanita, per esempio, che taluni giornali sedicenti cattolici fanno ai Presuli delle loro diocesi, non valgono a sradicarlo.

      A provare che tutta la stampa non partecipa all'opinione dei suddetti giornalucoli, addurrò quattro fatti quasi contemporanei.

      1º Or sono due o tre anni, in occasione delle elezioni amministrative a Roma, l'Unione Romana, associazione cattolica presieduta da S. E. il signor Duca Scipione Salviati, venne ad accordi colla Associazione Costituzionale. Quest'ultima portava un israelita siccome candidato al Consiglio Provinciale.

      Sarebbe stato impossibile, assurdo, pretendere che in Roma una Associazione cattolica portasse fra i suoi candidati un non cattolico: pure la lista fu concordata ed i giornali cattolici la sostennero, togliendo, è vero, il nome del candidato israelita, ma sostituendolo con una riga di punti. Se si ponga mente che ciò avveniva per una elezione che aveva luogo su di un sol nome, si converrà, che il dichiarare esplicitamente, che al candidato israelita non si opponeva nessuno, equivaleva da parte dei giornali cattolici a dire: non possiamo appoggiarlo, ma desideriamo vederlo eletto.

      2º L'organo del partito cattolico di Genova, Il Cittadino, fu per molto tempo, ed è ancora, arbitro assoluto delle elezioni amministrative di quella città, e fra i suoi candidati fu sempre almeno un israelita.

      4º Or son pochi mesi, infine, l'Osservatore Romano, il solo giornale, ricordiamolo bene, che la Corte Pontificia riconosca come suo organo, recava nel suo N. 165 del 21 luglio 1883 una corrispondenza da Nyiregyhaza, 16 luglio, sull'iniquo processo di Tisza Eszlar, che ha testè disonorato l'Ungheria, corrispondenza ispirata a sentimenti così nobili ed elevati che non sappiamo resistere al desiderio di riferirne un brano, per istruzione di coloro che della stampa cattolica giudicano dagli ignobili giornali di provincia cui abbiamo testè accennato:

      “Dopo l'ultima mia, che vi dava conto dell'8ª seduta, ebbe luogo una pausa di tre giorni; quindi si continuò nell'audizione di testimonî


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