Senz'Amore. Marchesa Colombi

Senz'Amore - Marchesa Colombi


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risposta, sebbene molto ritardata, era piena di malinconia. La mamma ritrovava tutta la sua tenerezza. «Si struggeva di vedere Marco. Sapeva che la vita attiva lo aveva fortificato, che era anzi sulla via d'ingrassare. Il medico glie lo aveva scritto. Le era riserbata quella gioia dopo tanti dolori, di sapere che suo figlio vivrebbe lungamente, sano, con una famiglia rigogliosa. Oh quanto desiderava di vederla quella famiglia, quanto!»

      Marco, nel segreto del suo studio, pianse su quella lettera della madre. «Ella si teneva in corrispondenza col medico per essere informata della sua salute, povera donna. Egli l'aveva accusata a torto di non amarlo. Non era che il sentimento della sua umiliazione che la teneva lontana.»

      Marco non aveva mai avuto bisogno di cure mediche in quei sei anni. Aveva un florido appetito, digeriva senza avvedersene, dormiva bene, resisteva alla fatica; il suo umore era sereno ed uguale, i suoi nervi tranquilli. La Maria, nei lievi incomodi delle sue crisi materne, aveva desiderato d'essere assistita dal suo medico di famiglia, che più tardi aveva curati anche i bambini nelle loro piccole malattie.

      Il vecchio medico Andreoni era stato lasciato da parte. Marco lo aveva incontrato qualche volta qua e là, ma aveva appena scambiate poche parole, e l'aveva lasciato senza invitarlo a visitare sua moglie. Gli rimaneva un resto d'imbarazzo per la scena della sua tisi supposta; non sapeva in che termini la signora Bellazio gli avesse spiegata la guarigione di quell'idea fissa. Temeva che sapesse tutto, perchè godeva da anni la confidenza della famiglia. Ed il dottore era tanto vecchio, e d'un'onestà così esemplare e riconosciuta, che Marco si trovava male dinanzi a lui, pensando che forse giudicava severamente sua madre.

      Ma, al ricevere da lei quella lettera affettuosa, provò un gran desiderio di rivedere il vecchio amico della sua famiglia. Dacchè sua madre gli scriveva, e riceveva da lui le informazioni sulla salute del figlio, era certo ch'egli la teneva sempre nella stessa considerazione, e non sapeva nulla.

      Non osò andarlo a trovare dopo tanto tempo, ma frequentò il circolo politico dove l'aveva incontrato qualche volta, sperando in una combinazione fortunata. Sgraziatamente la combinazione non capitò, e, domandando ad un conoscente, seppe che il dottor Andreoni era ammalato.

      Allora non esitò più, ed andò a vederlo. Non era una malattia grave; era un accesso di podagra che impediva al vecchio quasi ottuagenario di uscire di casa. La vista di Marco gli fece un piacere vivissimo. Gli strinse le mani, tanto commosso, che alla prima non potè parlare; poi gli disse:

      —Dammi un buon bacio, figliolo; e raccontami come stai e cosa fai.

      Marco lo informò della sua situazione, della sua famiglia, di tutto.

      —Cinque bambini! esclamò il vecchio. Daranno molto da fare alla tua sposa.

      —C'è la sua mamma che l'aiuta, disse Marco un po' imbarazzato.

      —Ma non vive con voialtri, osservò il vecchio,

      —Sì, da qualche mese facciamo casa comune; appunto per i bambini….

      —Ah! Era il posto della tua povera mamma, quello! sospirò il medico.

      —Ma quegli altri due laggiù che sono orfani, hanno tanto bisogno di lei, s'affrettò a rispondere Marco.

      —È vero, è vero, soggiunse il medico. E la tua salute come va? Ci hai più pensato alla tisi?

      —Che! Non ci ho disposizione; disse Marco. Ora ingrasso davvero. E poi ho fatte le mie prove. Capirà che la direzione d'un'officina così vasta non mi lascia molto riposo. Alle volte mi tocca di salire venti, trenta chilometri al giorno, in montagna, per vedere dei materiali; non posso badare nè al sole nè all'umidità; eppure non ho mai avuto una tosse. Sono refrattario.

      —E non hai paura che quel male si sviluppi?

      —Che! È stata un'impressione giovanile. Ero appunto nell'età in cui sono morti tutti i miei. Ma ora l'ho passata quell'età, e di parecchi anni, purtroppo.

      —Quanti anni hai?

      —M'avvio verso i trentatrè,

      —Dunque ora sei sicuro. Ed il medico continuò a parlargli di quell'argomento. Gli narrò molti casi, di famiglie colpite da una malattia ereditaria, nelle quali poi il contagio s'era arrestato per non ripetersi più per molte e molte generazioni. Del resto Marco non ci pensava più da un pezzo, ed anche indipendentemente dalla ragione suprema che gli aveva data sua madre, non capiva come mai avesse potuto lasciarsi impressionare a quel modo.

      Quando si alzò per congedarsi, il vecchio gli disse:

      —Non permetterai che, quando potrò uscire, io venga a conoscere la tua signora?

      Marco accolse quella domanda con gioia; provava un vero sollievo a quel ravvicinamento. Infatti, circa due settimane dopo, il dottor Andreoni andò in casa Bellazio, si fece subito amico colla Maria e volle vedere tutti i bambini che trovò belli e floridi. Più li esaminava e più si metteva di buon umore.

      —Che toraci! esclamava, e che organi vocali! Questo deve rassicurarti sullo stato dei loro polmoni.

      Marco sorrideva di compiacenza. Aveva infatti la calma serena d'un uomo felice.

      —Se li vedesse tua madre! disse il medico. Una nube passò sulla fronte di Marco. Forse quella stessa salute di lui e dei figli, non farebbe che richiamarle il ricordo vergognoso della loro origine.

      Intanto le nuove di Nervi erano consolanti a proposito dei nipotini di Marco. L'aria marina aveva rifrancata la loro costituzione debole. La ginnastica, un buon regime igienico, avevano contribuito a risanarli.

      Tutti e due avevano scelta la carriera militare, e si disponevano ad entrare in un collegio dì marina.

      Una mattina Marco ricevette un biglietto dal dottor Andreoni che lo pregava di recarsi da lui, e vi corse subito.

      —Non sono venuto io da te perchè avevo bisogno di parlarti da solo, disse il vecchio appena lo vide entrare. Aveva un'aria assai grave, e Marco si impauri.

      —La mamma è ammalata? domandò ansiosamente.

      —No, figliolo. Tua madre è sana e forte, ed è lei che ha trasfuso in te quell'onda di sangue puro che ti ha salvato.

      Marco chinò il capo, e non disse nulla.

      —Sicuro, ripigliò il medico. Lei, lei sola, capisci?

      L'imbarazzo di Marco cresceva. Cosa voleva dire quell'allusione? Alzò gli occhi imbarazzato, un po' severo, come per far comprendere al suo vecchio amico che quel discorso era indiscreto. Ma il dottore continuò:

      —Al suo sangue robusto devi la tua salute fisica; ed al suo cuore generoso ed eroico, devi la tua salute morale.

      Tacque un minuto, guardando il giovine onestamente negli occhi, poi vedendolo turbato e commosso soggiunse:

      —Ti ha ingannato! È sempre stata la più onesta delle mogli, adorava il suo povero marito, ed adora te, perchè sei tutto quanto le è rimasto di lui.

      Marco si alzò con impeto, tutto pallido e tremante come per correre ad abbracciare sua madre. Poi si gettò al collo del vecchio, e rompendo in un pianto convulso esclamò:

      —Oh, dottore! Mi dica che è vero!

      —L'ha immaginato lei, nella sua disperazione quell'inganno pietoso. Me lo disse più tardi, ed io non potei che approvarlo, dacchè ti aveva guarito dall'idea fissa che ti perseguitava; ma non sapevo che dovesse costarle tanto dolore, nè durar tanto. Speravo che tu la richiamassi, e che avreste continuato a vivere insieme fino al giorno in cui, vedendoti rassicurato, ella potesse giustificarsi con questa lettera.

      E gli porse una lettera suggellata. Marco l'aperse, e, traverso le lagrime che gli velavano gli occhi, lesse:

      «Figlio mio, legittimo e caro:

      «Il medico mi dice che, se non riesco a rassicurarti sulla tua salute, la tua vita e la tua ragione sono in pericolo.

      «Finora non


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