La Signorina. Gerolamo 1854-1910 Rovetta

La Signorina - Gerolamo 1854-1910 Rovetta


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      — Tutto il mese; così ha detto. Finchè dura lo spettacolo.

      — Tutto il mese!... — Ripete il giovinotto pensando e preparando la nuova domanda che vuol fare.

      La vecchia, intanto, prende da un cestino un mazzetto di violette, lo asciuga bene col grembiule e lo presenta al commediografo:

       — Forse il signore voleva intendersi colla signora Carlotta per entrare in pensione?

      — Già, appunto!

      Il Roero, contento perchè la vecchia lo ha messo sulla buona strada, paga due lire il mazzolino di violette, e lo infila lentamente nell'occhiello del paltò.

      — Tengono molta gente a dozzina i signori Canzi?

      — Oh no!... Hanno un locale troppo ristretto e meschino. Qualche maestro, qualche artista, qualche cantante... Scusi sa, ma dato il caso, non mi sembrerebbe una famiglia adatta per un par suo. Io, piuttosto, avrei una contessa di Verona, la quale sarebbe disposta a prendere a dozzina una persona sola, ma di gran riguardo.

      — Non cerco per me; cerco per un mio amico; uno studente... un ragazzo.

      — Allora, come comanda; ma per tutto il mese la signora Carlotta non torna.

      — Ultimamente, prima di partire, chi aveva a pensione?

      — Nessuno. Veniva un giovinotto, l'Americano, ma soltanto a pranzo e non tutti i giorni.

       — L'Americano?... Un... giornalista?

      — Lo chiamano l'Americano perchè è tornato da poco dall'America e ha sempre in bocca l'America; ma proprio chi sia, che cosa faccia, non si sa! Certo, giudicando a prima vista, deve avere più allegria che quattrini! Il signor maestro non lo può soffrire per via della politica. Si sa, i disordini, le dimostrazioni, prima cosa fanno chiudere i teatri! Certe volte attaccano liti indiavolate!... Anzi la signora Carlotta mi ha dichiarato che quando torna da Bergamo, non lo prende più in casa nemmeno per un giorno!

      Il Roero, a queste parole, ha un brivido e impallidisce: la portinaia che vende un soldo di castagne secche a un ragazzetto, non vede e non ci bada. Poi, siccome l'altro non si muove, gli domanda a sua volta:

      — Forse lo conosce lei, l'Americano?

      — Io conosco un giovanotto giornalista, che appunto è tornato da poco dall'America e che deve essere in relazione colla signora Carlotta, ma non so se è proprio l'Americano che dite voi. Quello che conosco io, ha moglie, ha famiglia...

      — No, no!... Allora no!... È un altro. Questo qui non ha moglie. È stato con una donna in America, dalla quale ha avuto una bambina, ma non l'ha sposata. Secondo quanto mi diceva la signora Carlotta doveva essere... una poco di buono.

      — E... la bambina, dov'è?

      — Colla signora Carlotta. L'Americano le paga trenta lire al mese per tutto quanto!

      — Allora, anche la bambina adesso si trova a Bergamo?

      — Oh, no! Siccome la signora Carlotta è partita detto fatto, dietro un telegramma del maestro, così ha portato Lulù da una sua amica. — Lulù! — Guardi un po' che nomi! Suo padre la chiama Lulù, Nespola, la cagnolina! È un originale così stravagante! Però dev'essere partito anche l'Americano prima della signora Carlotta. È un po' di giorni che non si fa vedere.

      — Sapete dirmi chi è, e dove sta l'amica della signora Carlotta che ha in custodia questa bambina, questa Lulù?

      La vecchia alza le braccia gridando forte:

      — Eh! Eh!... È una cantante che non canta mai!... È la bella Suzann!... Sotto i Portici Meridionali, numero 57 al 3º piano. La conoscono tutti!... E forse... la conosce anche il signore! — E la vecchia spalanca la bocca nera sferrata con una lunga risataccia maliziosa.

      — Per dio!

      Il Roero è sconvolto da un impeto d'ira e di sdegno.

      La bimba, Lulù, la creatura del povero disgraziato affidata a quella donna, caduta in quelle mani!... In casa della Suzann!... della bella Suzann!

      Corre via in gran furia, gli occhi torvi, barbottando minaccioso, piantando lì la vecchia portinaia, attonita, sbalordita.

      — La Suzann!... Dalla Suzann!... Dalla Suzannina!

       Dalla bella Suzann.

       Indice

      Mentre il Roero attraversa l'Anticamera della signora Suzann, sente da lontano, nell'appartamento, una donna che strilla e nella stanza vicina l'abbaiare di un grosso cane. Il cane è Müloch, un danese magnifico enorme, che accompagna sempre la padrona sul Corso, sotto la Galleria, a piedi e in carrozza.

      Francesco, a quello strepito, si ferma su due piedi, fissando Elisa, la cameriera che gli ha aperto l'uscio.

      — Chi c'è?... C'è gente?

      — No, no; nessuno. È un'amica della signora appena arrivata da Bergamo.

      — La signora Carlotta?... La signora Canzi?

       — Appunto: come lo sa?

      Il Roero non risponde, ma è lietissimo in cuor suo di quell'arrivo e di quell'incontro e segue la cameriera nell'altra stanza, dove c'è il solo Müloch che continua ad abbaiare furiosamente contro un uscio chiuso dal quale si sente più forte la voce irata, che grida e che minaccia.

      La cameriera chiama il cane e lo calma:

      — Fermo, Müloch!... Taci, Müloch!

      Il cane si volta e benissimo educato alle accoglienze ospitali della casa, appena vede entrare un bel giovine elegante, cessa dall'abbaiare e gli si avvicina annusando e dimenando la coda, esprimendo il piacere di fare una nuova conoscenza.

      — Saluta, Müloch!... Da bravo!... Saluta il signore!

      La bella Suzann sente dal salottino la voce della cameriera, impone silenzio all'amica e corre lei stessa ad aprir l'uscio:

      — Elisa!... Chi è venuto?

      Elisa invece di inoltrarsi si ferma e lascia passare il giovanotto che si avanza salutando famigliarmente.

      La signora sembra aver memoria più buona di Müloch, perchè riconosce subito il Roero.

       — Oh! Oh!... Chi si vede!... Che miracolo!... Bisogna dar fiato alle trombe e sonar le campane!

      — Perchè?

      — Sfido io! Ormai... non mi vedete più, nemmeno quando c'incontriamo a naso a naso!

      Ma la bella ragazza non è in collera, gli stringe le mani, le accarezza e lo fissa negli occhi, avvicinando la bocca ridente, profumata.

      — Venite! Venite!... Io vi perdono volentieri, mostro!... tesoro!... quando mi provate ancora di non avermi dimenticata del tutto!... Venite!...

      E mentre Elisa ritorna dond'era venuta seguìta da Müloch affatto rappacificato, la Suzann allegra, scherzosa, saltellante, prende Francesco a braccetto e lo conduce nel salottino, facendo cenno di andarsene, per il momento, alla signora Carlotta: una vecchia alta, secca, angolosa, ritinta e imbellettata, con un berrettino di pelo alla cosacca, e un lungo mantellone nero, liscio, foderato di vaio spelato.

      La bella Suzann, abituata agli usi del gran mondo, quantunque la vecchia, che ha capito, si disponga ad andarsene, fa egualmente le presentazioni:

       — La moglie del signor maestro Canzi, mia amica. Il cavalier Roero, un celebre autore!

      La signora Carlotta si mostra fiera e sdegnosa; saluta appena; ma poi, mentre si avvia per uscire, lancia al cavaliere, squadrandolo ben bene, un'occhiata assassina, tremenda.

      — Vado da Elisa, a farmi dare una tazza di caffè e limone, ben caldo. Ho bisogno di calmarmi i nervi! Ho i nervi e lo


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