La Signorina. Gerolamo 1854-1910 Rovetta

La Signorina - Gerolamo 1854-1910 Rovetta


Скачать книгу
la riputazione, nè la felicità della povera donna alla quale dite e pretendete di voler bene. Il vostro amore, invece della gioia segreta e suprema dell'anima, volete che sia per tutti una disgrazia!..

      Stefania sempre sdraiata gli stende la mano congedandolo:

      — Andate pure. Buona sera.

      Francesco non si muove.

      — Buona sera. Adesso andate. Abbiamo parlato anche troppo fra noi soli, a bassa voce. Del resto.... dipende ancora.... soltanto da voi. Non fate altre sciocchezze; diventate serio, ragionevole, e non siate imprudente.

      — Sciocchezze non ne ho mai fatte! Imprudenze non ne ho mai commesse!

      — Tutti sono d'accordo nel mettere questo fatto, così doloroso, in silenzio. Avete veduto anche i giornali più avversi al Bonaldi? Ne hanno parlato pochissimo; ormai non ne parleranno più. Voi, da parte vostra, fate altrettanto. Se non per risparmiare a me nuovi dispiaceri, almeno per voi. Pensate alla vostra nuova commedia, così bella.... Non vi conviene crearvi nemici. Anche se non lo meritate — cattivo! — io sento che vi vorrò sempre bene, pur troppo!... Almeno come una sorella! Domani mattina vado a messa a San Fedele. Buona sera e.... andate pure.... anche su qualche palcoscenico.... a far la corte alle prime donne. Cattivo! Cattivo!

      La bella sofferente fa un altro sospiro più profondo, coprendosi di nuovo gli occhi languidi colla manina ingemmata.

       La signora Carlotta.

       Indice

      All'indomani, poca gente ai funerali del povero Nespola. Qualche reporter, qualche ozioso frequentatore del caffè del teatro Manzoni, qualche artista drammatico e qualche curioso raccolto per via. I giornali, che gonfiano i vivi e anche i morti, invece di levar la voce attorno a quella bara, hanno sopìto ogni curiosità, ogni rumore. Il morto non è di moda; nessuno ne ha parlato, nessuno ne parla. Insomma, interessi e convenienze e simpatie hanno ordita tacitamente la congiura del silenzio.

      Il Bonaldi, in fatti, nato a Milano, appartenente al giornalismo milanese, ha nome e autorità, conta amici, aderenze, influenze, mentre invece, chi è, chi lo conosce quell'attaccabrighe esaltato e villano, capitato non si sa da dove per far chiasso? Uno spiantato, uno spostato, un sovversivo pericolosissimo, sempre in cerca di una lite e di un biglietto di cinque lire! Il povero Bonaldi, infine, vi è stato tirato pei capelli!... Più che offeso, provocato, è stato, si può dire, aggredito!... Del resto non è stato il Bonaldi a infilzare il Savoldi, ma è stato il Savoldi a farsi infilzare, mentre il povero Bonaldi non faceva altro che parare e difendersi!

      Su tutta Milano spirava in que' giorni un'auretta tepida di trasformismo e di conciliazione, soffiata da Roma dal buon Depretis. Anche gli avversari stessi del Bonaldi e della Difesa non hanno nessun interesse, per il momento, di attaccare polemiche, e però, per ispirito di solidarietà fra colleghi, stanno zitti.

      Il conte Faraggiola e il marchese Estensi, sempre gentiluomini, non mancano, per altro, al funerale. Seguono la piccola bara per un tratto di via, poi, molto prima di arrivare al cimitero, chetamente si dileguano.

      Il bravo Nicoletto Loreda, soldatescamente accigliato e stretto impettito nel nero e lunghissimo stiffelius, ha preparato quattro parole di addio energiche, risolute. Ma poi, visto che non resta più quasi un'anima per applaudirlo, e rimasto un po' urtato e sconcertato dal malumore del Roero che lo saluta appena e non risponde afflitto a' suoi nuovi appunti sulla tattica e la tecnica seguìta nello scontro, si risolve a un tratto e con un'alzata di spalle torna indietro e va a far colazione.

      Francesco Roero rimane solo al cimitero e rimane fino all'ultimo istante presso il povero Nespola.

      Che solitudine immensa e triste in quel momento, in quel luogo! Quanto egli sente freddo e desolante il nulla della vita e il nulla della morte!... Tanto correre, tanto affaticarsi, tanto affannarsi e tanto soffrire per arrivare più presto a raggiungere la fine... di tutto! Per rimaner lì soli, in un cimitero, non ancora sotterra e già abbandonati!

      — Ci si dà tanta importanza ed è così poca cosa la vita.... e la morte!... Anche la Fáni con tutti i suoi capelli biondi e le sue ipocrisie, con quegli occhi e quella bocca... anche la Fáni così bianca e così bella... sarebbe finita lì.... così! E la morte — il nulla! — arriva alle volte senza nemmeno lasciare il tempo di aspettarla! Povero Nespola, non aveva ancora trent'anni! Aveva poco più della mia età! Ad un tratto, in un momento, nella pienezza della forza, della salute, della vita, mentre rideva, mentre scherzava e godeva.... Ed è stato forse anche per colpa mia!.... Non potrò perdonarmelo mai più!

      Uscito dal cimitero prende un brum e si fa condur subito a Porta Romana, all'albergo delle Tre spade:

      — Ma — grida al brumista — senza passare da via Manzoni, nè da via Santa Margherita!

      Egli non vuol incontrare donna Stefania, la quale annunziandogli la sera innanzi che sarebbe «andata a messa a San Fedele,» gli aveva fissata l'ora e il giro della passeggiata per potersi trovare alla mattina.

      — Non voglio vederla più!... Voglio finirla!... Mi è diventata antipatica!... Farà un bel girare, stamattina, per incontrarmi!... E nemmeno stasera, nemmeno domani, non mi vedrà mai più!... In casa sua, con quel marito imbecille che tollera la corte così palese, così sfacciata del Faraggiola e dell'Estensi, non mi vedrà mai più! Ormai, la signora baronessa, inviti a pranzo chi vuole; me no. Io le risponderei un bel no! Ho bisogno di quiete, di raccoglimento, per lavorare!

      Il proposito di Francesco Roero è ben fermo; tuttavia, in fondo al suo cuore, ancora inavvertita già si risveglia una speranza: ciò che farà la Fáni quando non lo vedrà più, per poterlo riveder ancora.

      Alle Tre spade, il locandiere crede di sognare e si profonde in inchini e in complimenti, asciugandosi la bocca e il viso col tovagliolo che tiene sempre in mano e che gli serve per tutti gli usi, da strofinaccio e da fazzoletto.

      — Il conto?... Il signore mi domanda il conto del Savoldi?... Del signor Savoldi?... Poveretto!... Crede?... Appena ricevuta la notizia mi son sentito gelare il sangue!... E anche mia moglie! Gli volevamo bene come a uno di casa! Così affabile, allegro!... Sempre matto, scherzoso!... Il signore è un suo parente?... No?... Fa lo stesso! Scusi anche l'indiscrezione!... Mi ha chiesto il conto? Se ha la bontà di accomodarsi un momentino è presto fatto; in due minuti!... Ecco una sedia!

       Il locandiere prende una sedia, e gliela presenta davanti dopo averne spazzata la polvere col tovagliolo:

      — Il signore era forse un suo amico?... Sarebbe un giornalista anche il signore?... Povero giovine!.. Tutti i difetti del mondo, ma un cuore!... Per cuore!... Lo dicevo sempre anche a mia moglie: «Che cuore!» Mah!... Per me il duello è una vera barbarità e si dovrebbe proibire!... Vengo subito col conto!

      Il locandiere entra nel burò, si caccia il tovagliolo sotto l'ascella e fruga tra i registri. Intanto continua a parlare:

      — Stamattina volevo andare anch'io al funerale con mia moglie; ma poi per via del mercato di Melegnano c'è stato in casa un andirivieni straordinario!... Chi sa che bel funerale?... Un matto da legare, ma un talento!... Per talento!... Il signore, scusi la domanda, è di Milano?

      — Sto a Milano.

      — Ecco, infatti, perchè mi pare di averla vista ancora.... se non sbaglio?

      — Ho pranzato qui, l'altra sera.

      Un momento di silenzio: il locandiere sta facendo la somma. Quando ha finito e il conto è pronto lo mette sopra un piatto e lo fa consegnare «al signore» da un cameriere che aspettando la mancia stava attento, gironzando nella sala.

      Francesco Roero prende la nota, la scorre con un'occhiata: non arriva alle novanta lire. Dà un biglietto da cento, e lascia il resto al cameriere.

      — Grazie, signore.

      Il locandiere, fatto il saldo gli vuol mostrare e consegnare la poca roba stata raccolta


Скачать книгу