La Signorina. Gerolamo 1854-1910 Rovetta

La Signorina - Gerolamo 1854-1910 Rovetta


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del Bonaldi?... L'anima... politica, di don Giulio Arcolei?

      Il Roero dà un'alzata di spalle:

      — M'importa assai di don Giulio!...

      E Stefania?.... La collera, i musetti lunghi di Stefania? Stefania clericale e così aristocratica?... Stefania che in odio alla democrazia aborre i giornalisti in generale e, all'infuori della moda e della musica, tutto ciò che è moderno?...

      Il giovine innamorato, invece d'intimorirsi, ha un impeto di sdegno e di fierezza:

      — Stefania deve comprendere la mia condizione; i miei obblighi. Io non sono un insignificante damerino! Un qualunque imbecille sportista! Non deve confondermi colla folla che le riempie il salotto! Io sono uno scrittore, un commediografo, un uomo d'ingegno. Il mio mondo è più vasto del suo, io non appartengo soltanto a lei, ma anche al pubblico!

      E se per vendetta non tornasse più?... Ma ricorda l'ultimo saluto, gli occhi lucenti della Fáni e sorride:

      — Verrà!... Tornerà!...

       Intanto Francesco e il suo seccatore camminano sempre su e giù poco lungi dal brum e dal brumista, che continua a tenerli d'occhio: Nespola ripete, con tutti gli incidenti più comici la scena successa al Caffè Manzoni e conclude ancora dichiarando che avrebbe accettato tutte le condizioni imposte dall'avversario.

      — Sta bene, ma per l'altro testimonio?

      — Un tuo amico, un tuo collega, un ufficiale, così si fa più presto!...

      — Ho già trovato! Nicoletto Loreda..... Un giovine guerriero di complemento. Un eroe sempre pronto e felicissimo quando si tratta di far battere gli altri.

      — Allora, in compenso, ci pagherà da pranzo.

      — No, oggi, t'invito io.

      — Invece andremo alle Tre Spade, dove ho credito illimitato e dove ti farò sentire un barolo degno della circostanza.

      — Come vuoi!

      Francesco chiama il brumista, fa salire l'amico in carrozza, e poi monta egli pure, gridando l'indirizzo al cocchiere:

       — Borgonuovo, 115!

      Una sferzata alla rozza e il brum parte di corsa, traballando.

      Francesco, dopo un momento; appena la vettura ha varcato l'acciottolato e cessa il rumore assordante dei vetri e delle ruote:

      — Dimmi un po'; per presentarti al Loreda, come ti chiami? Tutti ti chiamano Nespola!... Io ti ho sempre chiamato Nespola....

      Il giornalista risponde con una risata:

      — Sicuro!... Se qualche volta non ci fosse l'usciere, avrei dimenticato anch'io di chiamarmi Savoldi. Pippo Savoldi.

      — Nespola è sempre stato il tuo pseudonimo?

      — No. Prima è stato il nome di una mia cagnetta. Una piccola terrier, intelligentissima, affezionatissima! E sì che non la mantenevo sempre a bistecche, povera Nespolina!... Quand'è morta, per memoria e per gratitudine, ho preso il suo nome.

      Un lungo silenzio: il viso del giornalista s'è fatto serio mentre osserva l'amico suo, che soffia lentamente dallo sportello il fumo della sigaretta, Nespola ha qualche cosa in quel momento che gli vorrebbe confidare... Il suo viso diventa più serio, con una espressione quasi di angoscia. Ad un tratto lo chiama battendogli sopra una spalla:

      — Sai?... Adesso... ho un'altra...

      — Un'altra cagnetta?

      — Sì.

      — E si chiama Nespola come la prima?

      — No; questa... si chiama Lulù! Vuoi vederla? Te la faccio vedere!... È un momento! È qui vicino!

      Il Savoldi fa per aprire lo sportello: Francesco lo ferma.

      — Non faremo poi troppo tardi?

      — Hai ragione!... Anzi, meglio così!

      Il viso del giornalista muta di colpo ed egli scoppia in una delle sue rumorose sghignazzate.

      — Meglio così; potrei commuovermi e diventar vile! Invece, resta inteso: se morrò infilzato come un rospo, Lulù è tua. Ti rimane Lulù in eredità!

      Francesco ride a sua volta:

      — Va bene!

      — Qua la mano.....

      — Accettato!

      I due si stringono la mano, sempre ridendo, mentre la carrozza si ferma dinanzi al numero 115 di via Borgonuovo.

      Nicoletto Loreda è in casa. Appena sente dal Roero di che si tratta, rimanda il pranzo con entusiasmo.

      — Eccomi a sua disposizione, caro signor Savoldi; e con tutto il piacere! S'accomodi!... Accomodatevi!... Senza complimenti! Alla militare! Vado a mettermi il paltò e torno subito.

      In fatti il Loreda va e torna in un lampo: paltò nero, guanti neri, cappello a cilindro, aspetto più che mai risoluto e marziale.

      — Dunque, abbiamo da fare col Bonaldi, della Difesa? Oh! Oh! L'ho visto più volte in sala di scherma. Sacré Tonner! Tira benissimo di sciabola e di fioretto!

      Nespola strizza l'occhio a Francesco ridendo alle spalle del giovine guerriero:

      — Tanto meglio!... Sul terreno chi più ne sa, le piglia.

       Lulù!... Lu...lù...

       Indice

      Il duello è fissato per le otto alle Cascinette, fuori di Porta Nuova, in un cortiletto del tiro al piccione, tutto chiuso da una siepe folta ed alta; ma già allo scoccar delle sette, com'eran d'accordo, Nicoletto Loreda si presenta in casa del Roero per farlo svegliare.

      Al servitore che gli apre;

      — Il vostro padrone? — E aggiunge difilato, senza aspettar risposta: — Bisogna svegliarlo subito!... Sul momento!

      — È già alzato da un pezzo! È già vestito!

      Il servitore va innanzi aprendo gli usci:

      — S'accomodi, signore: il padrone l'aspetta in camera.

       — Alzato e vestito?... Tanto meglio!

      Loreda segue impettito il servitore facendo sgrigliolare le scarpe nuove sul pavimento e cantarellando sottovoce:

      Suoni la tromba intrepido...

      Io pugnerò da forte!...

      — Buon dì, caro Francesco! Già pronto per la battaglia?... Bravo!

      Francesco sta riempiendosi l'astuccio di sigarette: risponde appena, colla voce un po' rauca, senza alzare il capo:

      — Buon giorno.

      — Ti annunzio un roseo mattino. Avremo una giornata fredda, ma stupenda...

      Suoni la tromba intrepido...

      Fa piacere, di tanto in tanto, una buona alzata mattutina! Io ho già fatto una prima colazione: due uova col caffè. E tu?

      Francesco cerca la scatoletta dei cerini, arrabbiandosi perchè non la trova subito, e non risponde.

       Nicoletto l'osserva sott'occhi, lo studia:

      — Non sei di buon umore?

      Il Roero continua a non rispondere e allora Nicoletto va a guardare alla finestra battendo colle dita sui vetri:

      Suoni la tromba intrepido...

      Il Roero prima lo guarda torvo, poi lo interrompe con impeto:

      — Sai...

      L'altro si volta scattando come molla.

      —


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