La Signorina. Gerolamo 1854-1910 Rovetta

La Signorina - Gerolamo 1854-1910 Rovetta


Скачать книгу
la segue lasciando subito ricadere la ricca tenda. Indicandole un quadro dai vivaci colori:

      — Eccolo: Favretto!

      Stefania sorridente: — Le ciacolone sul Liston?... Oh Venezia, Venezia!... — Si avvicina al quadro alzando gli occhi radiosi e dimentica tutto in quell'istante, anche il pericolo, nel solo amore dell'arte.

      — Venezia, o Venezia! Che colore, che rilievo!... Proprio vero: quante ciacole!

      Il giovane rispetta per qualche momento quel rapimento estatico, poi con una mano premendole il braccio leggermente e coll'altra sfiorandole appena la vita sottile l'obbliga a voltarsi un pochino.

      — Ed ecco Segantini: Dopo un bacio. Guardate, anche in questo piccolo e ignorato capolavoro, quanta verità! quanta espressione!

      — Non dite verità! È molto di più!... Questa è poesia!... Quanta poesia!

      — Siate buona, parlatemi un poco, per me solo, di Segantini e di Favretto.

       Stefania, si sente tocca nel debole:

      — Ma perchè?.... Perchè volete farmi parlar d'arte?... Che capriccio!... Se non dico che sciocchezze!

      — Si rimane tutti incantati a bocca aperta ad ascoltarvi quando parlate voi! Ma oggi parlate soltanto per me!... Sì, sì, sì!... Ne ho bisogno per la mia «Arianna.»

      Stefania si sente ancora più lusingata:

      — Ma che?.... Vorreste mettere nella vostra commedia le... le sciocchezze d'una donnetta?...

      Francesco, prendendola ancora per una mano, facendole più dolce violenza:

      — Qui, proprio qui!... Sedete sulla mia poltrona! Qui, dinnanzi alla mia scrivania! Quanto vorrò bene d'ora in poi a questa mia casetta, a questa mia stanzetta...

      — Com'è bello il vostro studio!

      — Sedete e parlate.

      Stefania opponendosi con una grazietta di bimba ostinata:

      — Lasciatemi guardare. Voglio prima guardar tutto!

      — Sedetevi e parlate.

       Stefania apre la cartella sulla scrivania e legge sul primo foglio volante:

      — Arianna — atto secondo. — Leggete, voi invece.

      — No, no!

      — Lasciatemi vedere!

      Francesco, togliendole via la mano e chiudende la cartella:

      — Ho detto di no!... Dunque?... Sentiamo: Favretto è la verità e Segantini la poesia. Avanti! V'ho detto che ho bisogno di alcune vostre definizioni così argute e così originali per far parlare la mia Arianna.

      Stefania, seduta sulla poltrona, guarda a dritta il quadro del Segantini, poi si volta a sinistra guardando quello del Favretto... Infine dà un'occhiata sorridendo anche a Francesco e ormai non sembra più preoccupata dell'ora del pranzo e tanto meno di far aspettare don Giulio.

      — Favretto è un uomo che ride, vi pare? Segantini sta serio. Favretto è un borghese: ha vissuto certo presso quella donna in babbucce discinta e rosea che nel Vandalismo sta rammendando la biancheria di casa, mentre il pittore restaura la Madonna assunta in cielo. Segantini è un solitario aristocratico meditativo cui quella donnetta grassoccia non avrebbe suggerito nemmeno il satirico paragone col restauratore vandalico; egli non l'avrebbe veduta; dall'arte sua appare che realmente, nella vita, egli non l'avrebbe guardata. Favretto nel Vandalismo fa un po' di predica, ma i personaggi son gli stessi del quadretto del Sorcio esposto, credo, sei o sette anni fa.

      — Sì, nel settantatrè.

      — Con Favretto resterei, appunto, a ciacolar tutt'una sera; a Segantini non saprei che dire o temerei ad ogni parola un'interpretazione impreveduta filosofica e profonda che io non mi sarei nemmeno sognata, e che, forse, sarebbe vera: perchè no?

      Il Roero che guarda sempre Stefania, appoggiato, un po' curvo, alla spalliera della sua stessa poltrona, ripete queste due ultime parole, ma dando loro un'espressione tutta diversa, amorosissima e appassionata:

      — Perchè... no?

      Stefania sente ciò che il giovine le dice, ma ancora non vuol capire, e allontanandolo colla bella mano, dalla quale ha levato il guanto e che scintilla di gemme, continua a.... definire, sempre con maggior foga e con maggior calore:

      — Segantini dipingerà altri cento anni: non dipingerà mai, scommetto, una donna che rida. Favretto dipingerà altri cento anni, — Dio lo voglia! — ma scommetto, fin d'ora, che non dipingerà mai una donna che pianga. Segantini è bianco e azzurro: Favretto è rosso e verde. Segantini non lo concepisco che magro e barbuto; Favretto un po' pingue e un po' lucido. Segantini non ha spirito, nel senso francese: Favretto non ha che spirito! Segantini, certo, si leva all'alba, Favretto a sole alto... Segantini, di sicuro, ha una biblioteca: a capo fila Darwin per la lettura mattutina, Schopenhauer per la lettura serale. Favretto non credo che abbia una biblioteca. Se l'ha, deve essere Goldoni nella vecchia edizione padovana... Se i due pittori dovessero scrivere, Favretto scriverebbe novelle, Segantini...

      — Poesie! — esclamano a questo punto tutti e due insieme, la signora e il suo innamorato. Poi continuano a fissarsi e a tacere.

      A un tratto Stefania china gli occhi arrossendo.

      — E.... se facessero all'amore? — domanda Francesco sommessamente, colla voce rotta.

       Stefania torna a sorridere, ma risponde girando via gli occhi per non guardare l'amico.

      — Favretto sceglierebbe, possibilmente, una donna sotto i venti, Segantini verso i trenta...

      Il Roero l'interrompe:

      — Come me!

      E cade in ginocchio, abbracciandola così seduta sulla poltrona.

      Stefania cerca ancora di allontanarlo; i suoi occhi improvvisamente raddolciti e inumiditi non sono più minacciosi, ma supplichevoli.

      Ella balbetta con un fil di voce:

      — E poi?... E poi?... Dio! Dio!... E poi?

      Subito, improvvisamente:

       Driinn.

      È il campanello elettrico dell'anticamera.

      Stefania respinge d'un colpo il Roero che balza in piedi volgendosi verso l'uscio: rimangono per un istante tutt'e due muti, aspettando: poi la baronessa, bisbiglia appena, tremante, con un filo di voce:

      — Chi sarà?... Chi sarà?...

      L'altro s'è subito rimesso e sorride per calmarla:

       — Non c'è nessuno! Avranno sonato qui per isbaglio. Succede tante volte! Di sopra abita un maestro di musica.

      Di nuovo e due volte:

       Driinn!... Driinn!

      — Dio! Dio... Ah mio Dio!

      — No, ma no!... Non spaventatevi! Se non è uno sbaglio sarà qualche seccatore che è passato dalla porta senza parlare alla portinaia.

      Ancora driinn e questa volta una sonata lunga che non finisce più.

      Stefania, ritta in piedi, pallida come la morte, rimane impietrita, senza fiato.

      Anche il giovinotto è un po' stravolto, ma si frena e continua a rassicurarla:

      — Non abbiate paura!... Se non c'è nessun pericolo vi ripeto!... Chiunque sia, quando si sarà stancato se ne andrà.

      — È ben chiusa la porta?

      — Chiusa a chiave!

      — Allora andiamo! Andiamo! Avrete certo un altro uscio, un'altra scala!

      — No!

      — No?.. Come mai?!

      


Скачать книгу