La Signorina. Gerolamo 1854-1910 Rovetta

La Signorina - Gerolamo 1854-1910 Rovetta


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disordinato!... Ho dovuto far lavare, scopare, lavorare per mezza giornata! Ma anche un gran galantuomo!... Per galantuomo, straordinario!

      Il Roero non guarda nemmeno tra quelle straccerie; prende soltanto un involtino in cui c'erano alcune carte, alcune lettere.

      — Non sa, signor albergatore, se il povero Savoldi ha lasciato debiti?

      — Non so. Crediti no, certissimo, potrei giurare; ma debiti.... Tutto ciò che è arrivato, lettere, conti.... lì c'è tutto! Guardi lei.

       Il Roero apre l'involtino, fa passare le carte, le lettere e intanto domanda ancora al locandiere, elle approfitta del momento per spolverarsi col tovagliolo le scarpe:

      — Il signor Savoldi.... aveva pure un piccolo cane?

      L'altro scrolla il capo maravigliato:

      — Un cane? Mai visto cani!

      — Ma sì, una piccola cagnetta!... Una cagnolina chiamata Lulù.

      — Non ho mai viste cagnoline al signor Savoldi e non l'ho mai sentito a chiamar Lulù!... Lulù?

      — Eppure.... me ne ha tanto parlato l'ultima sera, prima del duello....

      — Non saprei.... era tanto originale!... Sarà stata magari un'invenzione, uno scherzo.... Tutti i giorni ne inventava una di nuovo!...

      Il locandiere tace e osserva il Roero che legge e rilegge con grande attenzione un piccolo foglietto levato da una busta bigia, con sopra stampato l'indirizzo di una ditta.

      — Il signore... ha forse trovato qualche cosa d'importante?

       Francesco Roero non risponde, ma quel foglietto, una piccola fattura, lo ha colpito vivamente e torna a rileggerlo, con molta attenzione:

      Merce stata consegnata alla signora Carlotta Canzi, per conto del signor Savoldi:

1/2 dozzina di calzettine piccole da bambino L. 5.50
3 corpettini 2.50
2 sottanine di lana 4.00
Totale L. 12.00

      Il Roero si rivolge di nuovo all'albergatore:

      — Conosce lei una certa signora Carlotta Canzi?

      Il locandiere fa la stessa faccia di quando il Roero gli ha parlato di Lulù; poi soggiunge lisciandosi le labbra e i baffi, sempre col tovagliolo:

      — Se vuol sapere qualche cosa più di preciso riguardo al povero Savoldi, ai suoi interessi, alle sue relazioni, io credo che il signore dovrebbe rivolgersi al caffè del Teatro Manzoni, oppure alla Fiaschetteria Toscana: qui, in realtà, non ci veniva altro che a dormire.... e quando ci veniva!... Era proprio un caso quando si fermava a colazione veniva a pranzo....

      Il Roero non ascolta di più, salutato appena il locandiere che lo segue profondendosi di nuovo in inchini e in ringraziamenti, esce dall'albergo e salta nel brum, che lo aspetta sempre sulla porta, gridando al cocchiere:

      — Al caffè del Teatro Manzoni!

      Appena in brum, il Roero torna a leggere la noticina:

      1/2 dozzina calzettine piccole da bambino.... 3 corpettini.... 2 sottanine di lana....

      — Da bambino?... «Merce stata consegnata alla Signora Carlotta Canzi per conto del signor Savoldi?....» — In questo punto il Roero rivede il viso e gli occhi di Nespola diventati improvvisamente così seri e ansiosi mentre gli parla di Lulù e gli raccomanda Lulù.

      — Strano!... Ma poi, subito, anche mentre mi raccomandava Lulù s'è messo a ridere.... Come avrebbe potuto ridere di una cosa tanto seria e in quel momento?... Fosse vero? Ma se fosse proprio vero?

      Dall'animo di Francesco spariscono i terrori, i biechi fantasmi, si placano le inquietudini e i rimorsi: — Fosse vero! Fosse vero! — Egli ripete prorompendo con un impeto di gioia. — Un bambino? Un figliuolo di quel povero disgraziato? L'ho promesso; sarebbe mio. Farò il mio dovere.

      E il piccolo essere che reca la pace alla sua coscienza e sana il suo onore, egli lo immagina roseo, biondo, sorridente, bellissimo; come una nuova attrattiva e un nuovo ornamento interessante e poetico del suo quartierino da scapolo, come una nuova fonte di gioia, un nuovo divertimento della sua vita.

      Il Roero, giovanissimo ancòra, e ancòra, nel fondo, un po' romantico ad onta della psicologia pessimista delle sue commedie, non pensa più in là; non pensa all'avvenire, ai gravissimi doveri che poi peserebbero su lui, a tutti i nuovi obblighi, al vincolo che non potrebbe più spezzare e sopratutto egli non pensa che il piccolo esserino roseo e sorridente crescerebbe a poco a poco e diventerebbe un uomo.... o una donna.

      — Fosse vero!... Sarebbe mio figlio!... L'ho promesso; farò il mio dovere!

      In quel punto il brum, venendo da via Durini, attraversa il Corso per imboccare la via Monte Napoleone, e il Roero, proprio sul corso, vicino alla Galleria De Cristoforis, scorge Donna Stefania che fa il solito giro, prima di andare a casa, accompagnata da Manòlo e da Carletto. Il giro prima della messa toccava al Roero; quello dopo messa al Faraggiola e all'Estensi.

      La Fáni è fresca e prosperosa, animata dall'auretta mattutina. Alta, diritta, il petto sporgente, una mollezza languida nel camminare, i bei capelli biondi ondeggianti sulla fronte, sorride colle labbra e cogli occhi esperti ai due appassionati corteggiatori, che le si stringono ai fianchi beati, estasiati.

      Il Roero pieno di dispetto, di furore, di gelosia, si caccia in fondo al brum, per non essere veduto:

      — Civetta, ipocrita, falsa e senza cuore!... Non mi ha veduto, prima di messa, e non ci pensa nemmeno!... Voglio metterla in commedia, subito, appena ho finito l'Arianna!... La devota voluttuosa! Ecco il titolo! Bellissimo! E voglio mettere in commedia anche quei due tipi comicissimi e nuovi che l'amano... in società!

      Vicino al teatro Manzoni egli ferma la carrozza, discende e la lascia in libertà. Fa il resto della strada a piedi.

       — Non vado nemmeno stasera in casa Arcolei!.. Nemmeno domani, mai più!... L'ho detto e lo mantengo: non ci vado più! Non mi vede più!

      Sempre irritatissimo contro la Fáni, apre l'uscio a vetri del caffè, ma subito gli mozza il respiro una zaffata di fumo di sigaro e di tanfo di cucina, mentre gli rintrona le orecchie una disputa animata, un vociare, un urlare in vari dialetti... Il Roero esita un istante sulla soglia; non sa se entrar dentro sì o no... Ad un tratto succede alle grida, allo strepito, un grande silenzio: tutti, nel caffè, voltano la faccia curiosa verso il giovane ed elegante commediografo che riempie il Manzoni e verso uno dei padrini, il più noto, del povero Nespola.

      Francesco Roero saluta con un cenno del capo e torna indietro chiudendo l'uscio con una spinta che fa rintronare i cristalli.

      E avviandosi verso la piazza della Scala, borbotta fra sè:

      — Che stupido!... Vado dal negoziante che ha dato i corpettini e le sottanelle, pago il conto, e intanto posso avere tutte le informazioni e l'indirizzo di questa signora Canzi, senza perdermi in chiacchiere e in pettegolezzi!

       Guarda di nuovo il conticino per veder l'indirizzo della bottega:

       Fratelli Lamberti, via Orefici, 25.

      Il Roero ci va difilato e sa da un commesso senza troppa fatica, tutto quanto vuol sapere.

      La signora Carlotta è la moglie del signor Vincenzo Canzi, maestro di pianoforte e direttore d'orchestra: abita al Cordusio, a due passi da via Orefici, in faccia al ristorante del Giardinetto.

      Il Roero trova subito la casa, ma la vecchia portinaia che vende anche fiori e frutta nell'angolo sotto il portone, risponde che la signora Carlotta non c'è:

      — È partita da Milano da due o tre giorni! È andata a Bergamo, dove il signor


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