Augusto De Angelis: Tutti i Romanzi. Augusto De Angelis
azzurri, luminosi, sotto l’arco delle sopracciglia depilate e rese sottili come due lunghe parentesi.
— Che dite?… Due cadaveri?… Ma questa è follia!…
Parlava, adesso, con precipitazione, sempre più smozzicando le parole, con quel suo cattivo italiano duro e stentato.
— Infatti, è una storia allucinante, miss Down. Ma è pur necessario che voi la conosciate… Se preferite, potremo parlare inglese…
— Ma voi chi siete?
Prima di rispondere De Vincenzi andò all’uscio del salottino e lo chiuse.
Miss Lolly lo guardava stupefatta. Nessuna traccia di timore in lei o di preoccupazione. Ma piuttosto un’ira sorda, che stava per farla esplodere. Forse, soltanto la curiosità la trattenne.
— Ora, possiamo parlare…
— Ma chi siete, voi? – ripeté. – Io non son solita ascoltare il primo sconosciuto a cui salta il ticchio di penetrare in casa mia… E ad ogni modo desidero che al colloquio assista mistress Winckers…
Il commissario scosse dolcemente il capo.
— È proprio mistress Dorotea Winckers Shanahan, che non deve ascoltare quanto sto per dirvi…
— Perché?
— Perché è di lei che vi debbo parlare…
Per la prima volta, miss Down sembrò turbata. Sotto il largo strato di cipria e di rossetto, che le copriva le gote, ella doveva avere impallidito. Lo sguardo le vacillò.
— Non capisco… – disse.
E sedette. De Vincenzi le sedette di fronte.
Taceva, osservando la donna. Una bella creatura, senza dubbio con un corpo snello e slanciato, muscoloso; la vera giovane donna americana temprata agli sports e agli esercizi violenti. I capelli castani, tagliati corti, le incorniciavano il volto un poco angoloso, ma piacevole. Era seduta su di una poltrona bassa e la sottana corta le scopriva le gambe sino al ginocchio. Aveva anelli preziosi alle dita e una collana di vetro colorato le cingeva il collo.
Il leggero turbamento era scomparso. Ella attendeva che parlasse, fissandolo alla sua volta, senza indulgenza.
— E così?
— È molto tempo che avete al vostro servizio mistress Dorotea Winkers Shanahan?…
— Mistress Winckers – e batté di proposito su quel nome – è qualcosa di più della mia governante… È mia amica.
E nella sua voce vibrò la sfida.
— Sta bene… Ma da quanto tempo è… vostra amica?
— Molti anni.
— È venuta con voi dall’America?
— Sono io che l’ho raggiunta in Italia…
— Quanto tempo fa?
— …Può darsi un anno… può darsi di più.
Il piccolo cane, vedendo che nessuno più si occupava di lui, uscito dal suo rifugio, s’era avvicinato alla padrona. Lolly lo prese e se lo mise sulle ginocchia. «Darling!» mormorò; ma non toglieva gli occhi di dosso all’interlocutore.
— Dunque, la conoscevate da… New York… Non provenite da New York, voi?
— Quando si giunge in Europa dall’America, tutti dicono: vengo da New York… Che importa? Se vi dicessi Hollywood, o Chicago o Buffalo o Los Angeles, per voi sarebbe lo stesso.
— Tuttavia gli Stati dell’Unione sono molti…
— Quarantatre, esattamente, più un distretto federale e due territorii…
— Infatti… E voi a quale di questi Stati appartenete?
— Al Kentucky… Sono nata a Louisville…
— E mistress Winckers?
— Non so… Non ho mai avuto interesse a saperlo…
— Vi ripeto la mia domanda, miss Down… Conoscevate da molto tempo, prima di raggiungerla in Italia, la vostra governante… la vostra amica?
— Data la mia età… possiamo dire, da molto tempo.
Rispondeva senza esitazioni; ma era evidente in lei la ricerca della precisione sofistica. Era facile indovinare che si teneva sulla difensiva. E non lo abbandonava un istante dello sguardo.
— Naturalmente… La vostra famiglia è rimasta a Louisville, miss Down?
— Non ho famiglia.
— Perdonatemi!
Un altro silenzio. Poi quasi con violenza:
— Volete dirmi finalmente chi siete?
De Vincenzi sorrise.
— Commissario De Vincenzi… Capo della Squadra Mobile della Regia Questura… Il mio grado, perché possiate comprendere, è pari a quello di un vostro tenente del Corpo di Ricerche Criminali…
Se pure quella qualifica la meravigliò, ella si mantenne perfettamente impassibile.
— Capisco sempre meno come mai vi troviate a casa mia… E avete parlato di due cadaveri!…
Fu dopo aver pronunziato questa frase, che trasalì.
— Come mi possono riguardare questi due cadaveri?
— Che riguardino voi, miss Down… non l’ho mai pensato. Ma almeno uno di essi riguarda da vicino mistress Dorotea Winckers Shanahan…
— Non è possibile!
— Uno dei due uomini uccisi era suo marito… – Si alzò di scatto. Con tanta precipitazione e così d’impeto che Abramo Lincoln rotolò sul tappeto.
— Non sapevo!…
— È naturale!
— Che cosa dite?
— Che è naturale ignoraste come mistress Winckers fosse in realtà la signora Shanahan…
— Il morto è dunque?
— Jeremiah Shanahan… il quale, in Italia, si faceva chiamare Giobbe Tuama…
Lolly fece qualche passo per la camera. Ritrovava la sua sicurezza.
— E lo scopo della vostra visita?
— Piuttosto complesso…
— Avete comunicato a mistress Winckers…?
— È a conoscenza di tutto.
— Ne siete sicuro?
— Ma sì… Perché ne dubitate? La signora non ha voluto turbare la vostra tranquillità, miss Down, mettendovi a parte d’un orribile delitto…
Continuò a guardarlo, senza parlare.
Aveva un’assoluta padronanza di sé. Ma lo sforzo per mantenerla era evidente.
— Posso offrirvi un whisky?… O preferite un coctail? – e si mosse verso il bar.
Gli voltava le spalle e cercava fra le bottiglie.
— Non vi disturbate per me, miss Down… Non bevo mai alcool…
— Come volete… – Non si voltò. Si mescé un bicchiere di whisky e bevve d’un fiato.
— Tutta questa storia non guarirà Abramo Lincon del suo male… e non vedo perché abbiate voluto raccontarmela…
— Ho bisogno che mi diciate tutto quanto sapete di mistress Shanahan…
— Non ho mai saputo che avesse un marito…
Si