Il re del mare. Emilio Salgari

Il re del mare - Emilio Salgari


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di cocco?

      Invece di rispondere, il meticcio si era vivamente alzato, dando un colpo di barra al timone.

      – Siamo al passo più stretto del fiume, signor Yanez, – disse poi. – Prudenza o daremo dentro a qualche banco.

      Il fiume, che fino allora si era mantenuto abbastanza largo, permettendo alla Marianna di manovrare liberamente, si era repentinamente ristretto in modo che i rami degli alberi s’incrociavano.

      L’oscurità era diventata ad un tratto così profonda che Yanez non riusciva più a discernere le sponde.

      – Bel luogo per tentare un abbordaggio, – mormorò.

      – E anche per fucilarci per bene, signore, – aggiunse Tangusa.

      – Punta le spingarde verso le due rive, Sambigliong! – gridò Yanez.

      Gli uomini addetti al servizio delle grosse bocche da fuoco avevano appena eseguito quell’ordine, quando la Marianna, che da alcuni minuti aveva accelerata la corsa essendo la brezza diventata più fresca, urtò bruscamente contro un ostacolo che la fece deviare verso babordo.

      – Che cosa è avvenuto? – gridò Yanez. – Ci siamo arenati?

      – Ma no, capitano, – rispose Sambigliong che si era slanciato verso prora. – La Marianna galleggia!

      Il meticcio con un colpo di barra rimise il legno sulla rotta primiera, quando avvenne un secondo urto e la Marianna tornò a deviare indietreggiando di alcuni passi.

      – Come va questa faccenda? – gridò Yanez, raggiungendo Sambigliong.

      – Vi è una linea di scoglietti dinanzi a noi?

      – Non ne vedo, capitano.

      – Eppure non possiamo passare. Fa’ calare in acqua qualcuno.

      Un malese gettò una fune e dopo averla assicurata, si lasciò scivolare, mentre il veliero per la terza volta tornava a indietreggiare.

      Yanez e Sambigliong, curvi sulla murata prodiera guardavano ansiosamente il malese che si era gettato a nuoto per cercare l’ostacolo che impediva al legno di avanzare.

      – Scogliere? – chiese Yanez.

      – No, capitano, – rispose il marinaio, che continuava a inoltrarsi tuffandosi di quando in quando, senza preoccuparsi dei gaviali che potevano mozzargli le gambe.

      – Che cos’è dunque?

      – Ah! Signore! Hanno tesa una catena sott’acqua, e non possiamo avanzare se non la taglieremo.

      Nel medesimo istante una voce poderosa s’alzò fra gli alberi della riva sinistra, gridando in un inglese molto gutturale:

      – Arrendetevi, Tigri di Mompracem, o noi vi stermineremo tutti!

      4. In mezzo al fuoco

      Qualunque altro si sarebbe non poco impressionato, udendo quella minaccia, lanciata da un uomo appartenente ad una razza così sanguinaria e coraggiosissima e nell’apprendere nel medesimo tempo, che la via per sfuggire quel grave pericolo gli era stata tagliata.

      Yanez invece, aveva ascoltato il malese e il nemico che lo minacciava di sterminio, senza dare alcun segno, nè di collera, nè di scoraggiamento.

      Ne aveva provate ben altre nella sua vita per perdersi d’animo.

      – Ah! – aveva semplicemente esclamato. – Ci vogliono sterminare! Meno male che sono stati così gentili di avvertirci. E poi li chiamano selvaggi!

      Dopo quelle parole, che dimostravano una perfetta serenità d’animo, si era rivolto al malese che si trovava in acqua, chiedendogli:

      – È solida la catena?

      – È d’ancora grossa, capitano, – aveva risposto il marinaio.

      – Dove l’avranno trovata quei selvaggi? Che da un momento all’altro abbiano imparato a fabbricarle? Quel pellegrino ha insegnato loro a compiere delle vere meraviglie!

      – Capitano Yanez, – disse Sambigliong. – La Marianna va di traverso. Devo far gettare un ancorotto?

      Il portoghese si volse guardando il veliero, il quale, non potendo avanzare, non obbediva più all’azione del timone e cominciava a virare sul tribordo, indietreggiando lentamente.

      – Cala un ancorotto da pennello e prepara la scialuppa, – disse al mastro. – È necessario tagliare quella catena.

      Il ferro fu rapidamente affondato, filando pochi metri di catena, non essendo molto profondo il fiume in quel luogo e la Marianna arrestò la sua marcia indietro, raddrizzandosi quasi subito colla prora alla corrente.

      La medesima voce di prima, più minacciosa, s’alzò fra le piante, ripetendo l’intimazione:

      – Arrendetevi o vi stermineremo tutti.

      – Per Giove! – esclamò Yanez. – Mi ero scordato di rispondere a quell’uomo!

      Fece colle mani porta-voce, gridando:

      – Se vuoi la mia nave vieni a prenderla: ti avverto solo che abbiamo abbondanza di polvere e di piombo. Ed ora non seccarmi più, che ho altro da fare in questo momento.

      – Il pellegrino della Mecca ti punirà.

      – Va’ ad appiccarti insieme al tuo Maometto. Ti troverai bene in sua compagnia. Sambigliong, fa’ calare la scialuppa e manda sei uomini a tagliare la catena: attenzione agli artiglieri di babordo e proteggete chi scende.

      La più piccola delle due imbarcazioni fu messa rapidamente in acqua, e sei malesi, armati di pesanti scuri e di fucili, si calarono dentro.

      – Picchiate sodo e fate presto soprattutto! – gridò loro il portoghese.

      Poi salì sulla murata, aggrappandosi ad un paterazzo e guardò attentamente verso la riva, su cui era echeggiata la voce del misterioso pellegrino.

      Attraverso la foresta scorse ancora passare dei punti luminosi, che si allontanavano con fantastica velocità.

      – Che cosa preparano quei furfanti? – si chiese, non senza un po’ di preoccupazione.

      – Signor Yanez, – disse Tangusa, che aveva lasciato il timone, essendo diventato pel momento inutile. – Ho scorto dei fuochi anche sulla riva destra.

      – Che siano dayaki che radunano delle altre noci di cocco? È un bel po’ che vediamo passare quelle luci.

      Ad un tratto mandò una sorda imprecazione. Trenta o quaranta lingue di fuoco si erano improvvisamente alzate fra i cespugli delle due rive, rompendo l’oscurità fittissima che regnava sotto gli alberi.

      – Mettono fuoco alle foreste! – gridò. – Miserabili!

      – E quello che è peggio, signore, – aggiunse il meticcio, con voce alterata dallo spavento, – tutti questi alberi sono avvolti da giunta wan satura di caucciù.

      – Pra-la! – gridò il portoghese, rivolgendosi all’uomo che comandava la scialuppa. – Potete resistere da soli?

      – Abbiamo le nostre carabine, signor Yanez.

      – Affrettatevi più che potete, poi raggiungeteci. Sambigliong, fa’ salpare l’ancorotto.

      – Ridiscendiamo il fiume, capitano? – chiese il mastro.

      – Ed in fretta, mio caro. Non ho alcun desiderio di farmi arrostire vivo. Lesti Tigrotti. Tutto alla banda il timone, Tangusa!

      In un baleno il ferro fu strappato dal fondo e la Marianna, che aveva in quel momento il vento a mezza-nave, virò rapidamente di bordo, lasciandosi trasportare dalla corrente.

      Una dozzina d’uomini, muniti di lunghi remi, aiutavano l’azione del timone, che diventava poco efficace avendo l’acqua a seconda.

      I sei marinai della scialuppa, quantunque privi della protezione dei loro compagni, non avevano abbandonata la catena e continuavano a tempestarla di colpi furiosi non accennando i grossi anelli a cedere tanto facilmente.

      Intanto


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