Terra vergine: romanzo colombiano. Barrili Anton Giulio
una bella sconosciuta. —
Cristoforo Colombo prese il ramo di spino fiorito dalle mani di Cosma, ammirò i bei fiori del color dell'oro che ne adornavano le vette, e sorridendo rispose:
– Conosco la bella dama, quantunque non abbia ancora avuto l'onore di vederla.
– Ma ella, signor almirante, – replicò prontamente Cosma, – vi dice con questo ramo fiorito che voi la scoprirete fra poco. Fregiatevi intanto dei colori di lei, come suo cavaliere.
– Così farò; – rispose Cristoforo Colombo. – Ma ecco dell'altro; – soggiunse, vedendo Damiano, che si avanzava anch'egli col suo donativo. – Questo non è un presente della dama. Potrebb'essere del marito, figliuoli miei, ed ammonir tutti noi a guardarci ben bene. —
Damiano, infatti, oltre una canna verde, offriva un lungo bastone di legno, di colore tra il rosso e il nero, tutto tagliato a rozzi disegni geometrici. Cristoforo Colombo osservò lungamente anche questo, e poi lo concesse alla curiosità de' suoi ufficiali di bordo.
– La terra è vicina, signori; – diss'egli poscia. – Con un ramo di spino ella si annunzia; ma con questi altri segni ci ammonisce che dove ella è, possono anche trovarsi i frangenti. Non ci stanchiamo di gettar lo scandaglio, per conoscere quando saremo finalmente atterrati; ma sopra tutto raddoppiamo di vigilanza nella notte. —
Piloti e gentiluomini di poppa risposero con vivi segni di approvazione; i marinai, grandemente mutati da quelli dei giorni innanzi, batterono le mani.
L'almirante si ritirò nella sua cameretta; e là, deposto il ramo di spino fiorito a piè d'una immagine di Maria Vergine, che pendeva dell'assito, stette lungamente raccolto nella muta preghiera dell'anima.
Quella sera, in coperta, dopo che fu recitata la Salve Regina, l'almirante fece il gesto di voler parlare, e trattenne tutta la sua marinaresca davanti al castello di poppa. Fecero cerchio intorno a lui, religiosamente silenziosi ed intenti, tutti quegli uomini che pochi giorni addietro avevano fatto il proposito di buttarlo a mare, e ancora un giorno prima s'erano levati contro di lui a tumulto.
Ma egli non ricordava più quelle brutte scene, e generoso le aveva perdonate. Parlò con semplice dignità, come uomo di alti spiriti, che non ha nulla a temere dagli altri uomini, neanche la loro invidia, nulla a sperare, neanche il loro amore, tutto avendo il suo conforto in sè stesso ed aspettando il suo giudizio da ben altro giudice che non sia la moltitudine sciocca.
Notò, incominciando, come la bontà divina, scortandoli con dolci e propizi venti sovra il mare tenebroso, da lei fatto limpido e cheto, avesse ad ogni tratto con nuovi indizi ravvivato il loro coraggio, moltiplicando quei segni in proporzione dei folli terrori da cui erano così spesso agitati, e conducendoli quasi per mano in una nuova terra promessa. Rammentò l'ordine da lui dato alle navi, prima di salpare dalle Canarie, di mettere in panna alla notte, dopo che avessero fatto il cammino di settecento leghe a ponente. Le recenti apparenze comandavano di attenersi oramai a quella precauzione, essendo probabile che in quella notte medesima si ritrovassero in vista di quella terra sospirata. Conchiudeva raccomandando di stare attentamente alle vedette sull'alto del gavone di prora, promettendo a chiunque scoprisse primo la terra, non solo la pensione assicurata dai Reali di Castiglia, ma ancora una cappa di velluto, ch'egli avrebbe pagata del suo.
Il vento aveva soffiato abbastanza fresco per tutto quel giorno. Anche il mare si vedeva più mosso. Le caravelle fendevano i flutti con una rapidità meravigliosa, veleggiando al gran largo, e precedendo al solito la Pinta, miglior veliera di tutte. Regnava a bordo della Santa Maria una animazione straordinaria: nessuno chiuse occhio per tutta la notte; ognuno aspettando di vedere la terra.
Verso le dieci di sera, Cristoforo Colombo stava sul cassero di poppa, esplorando ancora con gli occhi fissi il buio orizzonte. Tutto ad un tratto, gli parve di vedere in lontananza risplendere un lume. Era piccino e tremolante, come il lumicino della favola; e l'almirante credette a tutta prima di aver traveduto.
– Gutierrez! – gridò egli, volgendosi a quello dei gentiluomini di poppa, che era rimasto ultimo a vegliare con lui.
Pedro Gutierrez, gentiluomo di camera del re, e ragionier generale della spedizione, si avvicinò prontamente.
– Signor almirante, son qua; – rispose egli, facendosi al fianco di lui. – Che cosa volete da me?
– Dite, Gutierrez; non vedete voi laggiù, sulla nostra sinistra, un lumicino che sembra danzare sulle acque? —
Pedro Gutierrez si fece a guardare laggiù, dove l'almirante accennava; stette un poco in silenzio, aguzzando gli occhi nel buio, per rintracciare quel lume; finalmente esclamò, con accento di convinzione profonda:
– Ah, sì, eccolo là. Avete ragione, mio signore. E si muove, difatti. Pare il lume di una barca peschereccia.
– O una fiaccola di viandanti, lungo la costiera d'un monte; – rispose l'almirante. – Ma vi prego, don Pedro, chiamate qualchedun altro. Non vorrei che c'ingannassimo in due.
– Chiamo don Rodrigo Sanchez? – domandò Pedro Gutierrez. – Poc'anzi, per l'appunto, egli passeggiava con me; non può essersi già addormentato.
– Sì, chiamate don Rodrigo; – rispose Cristoforo Colombo. – È il nostro ispettore d'armamento, uomo di buon giudizio, e non facile a travedere. —
Pedro Gutierrez discese dal cassero ed entrò nel gavone di poppa. Cristoforo Colombo rimase solo al suo posto, non potendo spiccar gli occhi dalla fiamma lontana, che brillava veramente a guisa di fiaccola, agitata da persona che corresse. Ma tutto ad un tratto la fiamma disparve, e il mare e l'orizzonte non furono più che tenebre fitte davanti agli occhi di lui.
Rodrigo Sanchez di Segovia, capitano generale d'armamento della spedizione Oceanica, giungeva allora sul cassero, insieme con Pedro Gutierrez.
– Troppo tardi, ahimè! – disse l'almirante, con accento di tristezza. – Il nostro bel lume è sparito.
– Sparito! – esclamò Pedro Gutierrez. – Ma io spero che ricomparirà, e don Rodrigo potrà goderne anche lui.
– Voglia il cielo! – disse Cristoforo Colombo. – Ma noi certamente lo abbiamo veduto; non è vero, Gutierrez?
– Sul mio onore; – rispose Gutierrez. – E non mi sono neanche fidato dalla prima apparenza; ho voluto distinguerlo bene, averlo bene negli occhi. Ma pensate, signore, che quel lume, se è d'una barca peschereccia, può esserci nascosto ora da un cambiamento momentaneo di direzione della barca. Se poi è una fiaccola a terra, può esserci nascosta la fiamma da qualche fitto di piante; ricomparirà alla prima radura del bosco. —
Pedro Gutierrez non aveva ancor finito di parlare, che il lume ricomparve difatti.
– Ah, eccolo nuovamente! – gridò l'almirante, che non aveva perduto di vista quel punto dello spazio donde gli era apparso la prima volta il lume.
– Guardate, don Rodrigo, laggiù, sulla nostra sinistra; per ritrovarlo, non avete che da calare una linea perpendicolare dalla cima del pennone di maestra. Ci siete?
– Sì, sì, ho veduto; – disse Rodrigo Sanchez. – Lo distinguo benissimo. E non è un fuoco fatuo, per sant'Jago, quantunque saltelli la sua parte anche lui. Ma è vivissimo, veramente di fiaccola, come di legno resinoso, o d'altra materia combustibile di quella specie.
– Magari d'olio d'oliva, non è vero? – disse ridendo il Gutierrez.
– Eh, che cosa ne so io? – rispose il Sanchez. – Per essere olio d'oliva veramente, domanderebbe un lucignolo enorme, a giustificare una luce così viva. Sia quel che vuol essere, voi siete fortunato, signor almirante. Oggi la bella sconosciuta vi manda il ramo di spino fiorito; questa notte vi mette il lumicino sul davanzale. Bisogna andare, da buon cavaliere; anzi, bisogna correre, come un paggio innamorato.
– E si corre, come vedete; – disse l'almirante. – Le vele portano tutte maravigliosamente. Incomincio a temere che siamo già troppo vicini alla meta. —
Il lume frattanto era sparito