La plebe, parte IV. Bersezio Vittorio
ceffo da uccello di rapina coperto di pergamena, mentre con voce lentamente trascinata e più aspra e fessa del solito gli veniva dicendo:
– Sia lodato Dio e la Madonna ch'Ella sia venuta. Avevo paura che la non volesse dar retta alle parole di Gognino. E sarei pure andata io ad aspettarla per la strada; ma una povera vecchia mia pari a questa fredda brezza di notte star ferma impiantata c'è da lasciar subito le sue quattro miserabili ossa. Ho pregato tanto il mio santo protettore e la santissima Vergine che…
A Maurilio lo sguardo fisso, scrutatore della vecchia dava un inesplicabile fastidio, quasi un'irritazione; le parole di lei gli producevano un'impazienza uggiosa; sentiva una più spiccata ripugnanza per quell'essere degradato.
– Eccomi qua: interrupp'egli bruscamente. Se son venuto gli è, perchè non credeste che Luchino avesse mancato di ubbidirvi, chè altrimenti non avrei visto ragione alcuna di rendermi all'invito di Padre Bonaventura, che non mi conosce, ch'io non conosco, e col quale non ho attinenza di sorta.
– Ah! esclamò la vecchia con un'espressione di zelo e d'interesse che ognuno avrebbe detta esagerata: la non si penta d'esser venuta, sa!.. Ella volle farmi del bene, a me ed al mio nipotino, e mai non fu carità nessuna così presto e così largamente ricompensata dal Cielo… Ringrazio la bontà divina che mi volle così presto esaudita nelle mie preghiere… Questa povera e umile vecchia, questa abbietta creatura volle Iddio fosse stromento de' suoi decreti; e per cagion mia Ella potesse finalmente…
Maurilio ricordò le parole che gli avevan detto Don Venanzio e Giovanni Selva del colloquio avuto da costoro colla vecchia, nel quale essa aveva preso l'impegno di fare fra due giorni importanti rivelazioni sulla nascita di lui; non dubitò punto che gli ambigui detti della Gattona non avessero rapporto a codesto, e impallidito per subita forte emozione si accostò a lei d'un passo e disse con voce tremante:
– Parlerete voi dunque? Potete voi dunque squarciare il mistero, e volete farlo?
– Si calmi: rispose la Gattona indietrandosi: io, come da un pezzo la direzione della mia coscienza, ho posto questo delicato affare nelle mani di quel sant'uomo, di quel perfetto religioso che è Padre Bonaventura. Questi ha desiderato appunto parlarle in proposito, e saprà dirle quello che conviene…
– E dov'è questo Padre Bonaventura? proruppe con impazienza Maurilio. Conducetemi adunque da lui.
Il frate laico si fece innanzi.
– Abbia la bontà di seguirmi, disse, ch'io ho l'ordine di condurla alla cella di lui.
Maurilio non rispose che con un gesto impaziente e vibrato che significava: – Andate, vi seguo.
Il portinaio prese in mano un lanternino acceso e s'avviò seguito dal giovane; la Gattona tenne dietro collo sguardo a quest'ultimo, finchè l'uscio richiudendosi glie ne tolse la vista.
– Non lo avrei mai più immaginato di quella fatta, diss'ella fra sè; chi lo direbbe mai, a vederlo, figliuolo d'una marchesina, com'era quella creatura là che pareva un angioletto, e di un sì bel giovane, chè gli era proprio bellissimo daddovero. Non ci ha punto di rassomiglianza nè coll'uno nè coll'altra, eccetto gli occhi… Ah sì, quegli occhi son quelli della povera marchesina Aurora, i medesimi che ha eziandio madamigella Virginia. Ora ch'e' mi guardava fiso, ci fu un momento che mi parve proprio di vedere gli occhi di quella buon'anima là quando mi raccomandava appunto il suo bambino…
Diede uno scossone come se assalita da un subito brivido.
– E se restituisco il suo figliuolo alla condizione che gli conviene, la non avrà più da volermene quella benedett'anima là… E questo figliuolo dovrebbe pure essermi riconoscente della bella maniera… Ah se avessi potuto menare da me tutto questo affare senza intromissione di Padre Bonaventura, sarebbe pure stato meglio pel mio interesse; ma come farla? Il marchese non mi avrebbe manco dato retta; se avessi minacciato uno scandalo mi avrebbe fors'anco mandato a finire in una casa di custodia questi quattro dì che mi restano, e questo diavolo d'un frate ha in mano tutti i fili della matassa. Lasciamo dunque far da lui; e son certa che qualche cosa in mio vantaggio lo vorrà pur fare… Andiamo a casa.
Prese Gognino per un braccio e tirandolo seco di mala grazia uscì del portone, che richiuse cautamente dietro di sè.
Intanto Maurilio seguendo i passi della sua guida attraversava un lungo andito appena se illuminato dalla fioca luce d'una lanterna, saliva quattro branche d'una vasta e comoda scala, ed arrivava quasi a capo d'un corridoio all'uscio d'una cella nel quale il frate laico picchiava discretamente colla nocca delle dita.
– Avanti: diceva dall'interno una voce tanto piena di benevolenza che l'avreste detta un'ostentazione.
Il portinaio aprì a mezzo il battente e cacciò dentro la testa.
– Gli è quel giovane ch'Ella aspetta, Reverendo: disse.
– Dio sia lodato! rispose quella voce ancora più compunta. Ch'egli venga.
Il laico si trasse in disparte, con una mano aprì di meglio l'uscio, coll'altra fece invito al giovane di passare e lo confermò colle parole:
– Entri: quello è Padre Bonaventura.
Maurilio entrò, e dietro di lui la porta fu richiusa dal frate portinaio che se ne andò ai fatti suoi. La cella era abbastanza vasta: le pareti, scialbate a calce, bianchissime, senz'altro ornamento; un lettuccio basso in un angolo, sopra di esso appiccati al muro un quadro rappresentante San Luigi Gonzaga, un acquasantino di cristallo, una palma; in faccia al letto un sofà semplicemente impagliato, seggiole compagne intorno, appoggiate alle pareti; presso la finestra, che faceva quasi riscontro alla porta, una tavola coperta d'un tappeto verde, la quale serviva di scrivania; sopra di essa delle carte, un calamaio, una croce piuttosto alta di legno nero inverniciato che si drizzava sopra la base di due scalini, dietro questa croce uno specchietto accortamente posto così che vi si riflettesse la figura di chiunque entrasse nella cella da poterla vedere ed esaminare chi si trovasse seduto alla tavola; presso a questo una piccola scancìa piena di libri.
Padre Bonaventura stava appunto seduto a codesta sua tavola su cui era posta una lampada con una ventola che ne rifletteva giù la luce; così che Maurilio entrando non vide che le spalle larghe del frate e la grossa persona avvolte d'una vestaccia di lana nera. Ma il gesuita diede colla mano un piccol colpo alla ventola della lampada e rialzandola fece correre i raggi della luce, da una parte sulla faccia di chi entrava, dall'altra sullo specchietto appostato dietro la croce. Il nostro giovane che s'avanzava guardando non senza molta curiosità verso il famoso gesuita ancora immobile al suo posto, potè vedere riflesso nello specchietto lo sguardo acuto, investigatore, penetrante che fra' Bonaventura fissava sui lineamenti di lui che gli si dipingevano innanzi. Maurilio fece un sorriso; la ventola s'abbassò di nuovo sulla fiamma della lampada, e il volto del giovane rimase all'oscuro; il frate s'alzò e volse verso il nuovo venuto una faccia piena di benevolenza, di cordialità, di interesse e di bonaria semplicità, espressione di sembianze che era evidentemente preparata e sincera come il complimento di un adulatore.
Tese a Maurilio tuttedue le sue mani bianche, grassotte, morbide e carezzevoli, e disse con quel suo accento di sdolcinata gentilezza:
– Sia Ella il benvenuto nella umil cella del povero frate. Avrei dovuto io stesso recarmi da Lei; ma non sapendo come e dove trovarla per un colloquio segretissimo, quale dev'essere il nostro… E poi un monaco non può uscire a gironzare la sera. (Mostrò le sue due file di denti a dispetto dell'età ancora bianchissimi e tutti presenti in un sorriso tutto ameno, e soggiunse:) E d'altra parte la cosa premeva e bisognava proprio che di stassera avessi l'onore di avere con esso Lei una conferenza.
Siccome colle sue aveva afferrato le mani grosse e ruvide del giovane, lo trasse per queste sino al sofà e ve lo fece sedere.
– Benchè noi non ci conosciamo affatto, riprese egli a dire, sedendogli presso, noi dobbiamo parlare come due amici, due vecchi amici. La mi permetta di usare con Lei d'una famigliarità che la mia età, il mio carattere, ed anche, come vedrà, le circostanze possono permettermi, e m'ascolti con pazienza ed attenzione.
L'idea di questo colloquio con Maurilio in Padre Bonaventura, ecco di che modo era nata.
Abbiamo