La plebe, parte IV. Bersezio Vittorio

La plebe, parte IV - Bersezio Vittorio


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d'esser retti, non sa ella cercare e scegliere i suoi zelanti servitori anche tra le più infime famiglie per innalzarli ai primi gradi e favorirli di titoli, di ricchezze e di onori? E la Chiesa? Non è dessa una madre amorosa che, senza riguardo ai privilegi di nascita, innalza tutti coloro che se lo meritano, ai più eminenti seggi della sua gerarchia? Quanti dalle più umili condizioni non salirono essi fino al più allo fastigio, ad una grandezza «ch'era follia sperar?» Voi sapete troppo le storie perchè io perda il tempo a citarvene degli esempi.

      – Queste si ch'Ella mi cita: interruppe Maurilio con vivacità; queste sono eccezioni. Ma la cosa non va riguardata dal lato dell'individualità, sibbene dal lato delle masse. Poco importa che di quando in quando, uno della plebe rompa il cerchio fatale che costringe nella miseria e nell'ignoranza tutti i suoi compagni, e si spinga anco fino alle splendide aure del potere. Gli è tutta quella classe infelice che dev'essere redenta dalla fame, dalla superstizione, dall'errore. Il progresso umano sta tutto in ciò, che anche ai molti s'acquisti una sempre maggior quantità di beni intellettuali ed economici…

      Fu con decisa impazienza, questa volta, che Padre Bonaventura esclamò:

      – Il progresso! il progresso!.. Davvero che me l'aspettavo questa parola… La è sempre in bocca dei moderni novatori… È un'assurda teoria che prende l'uomo alla rovescia. Voi vedete nell'avvenire quello stato di perfezione che fu nel passato prima della caduta dell'uomo; e sperate superbamente arrivarlo, colle vostre misere e spesso empie pseudo-conquiste della scienza. Tutto il progresso umano è contenuto nella rivelazione. Fuori di li sono illusioni superbe e tenebre.

      – Scusi. Il progresso è la legge che comanda a tutte le cose dell'universo. Tutto progredisce, perchè tutto si muove, e muovendosi si muta, e mutandosi sarebbe fare un oltraggio alla sapienza di Dio il dire che non migliori. Guardi la storia medesima della terra, le successive creazioni delle successive epoche cui ha percorso la vita del nostro globo, e vedrà un continuo sforzo evidente della natura a raggiungere ed estrinsecare sempre più perfette e più nobili forme e più intelligenti creature, finchè arriva all'uomo.

      Il gesuita, con quel suo atto di affettuosa domestichezza, pose di nuovo la mano sul ginocchio del giovane.

      – Non perdiamoci in così vasto ambito di considerazioni: diss'egli col suo solito sorriso; e restringiamoci al nostro caso particolare. Comprendo che voi, caro figliuolo, appartenendo finora di fatto a quella classe che voi chiamate dei diseredati, voleste e vi proponeste di tentare – usando sempre le vostre espressioni – la redenzione della medesima, per ottenere con quella la vostra esaltazione…

      Maurilio scosse il capo, come per protestare che quello non era stato mai suo proposito; ma fra' Bonaventura, o non vide, o fe' mostra di non vedere, e continuò:

      – Avevate torto, perchè, sentendo ed apprezzando il valor vostro, dovevate dirvi che eravate della razza degli uccelli dall'alto volo e non di quella destinata a chiocciare nel fangoso suolo del pollaio; e quindi, senza cercare di levare ad un volo impossibile i vostri compagni senz'ali, dovevate pensare ad imbrancarvi voi alla schiera de' pennuti e slanciarvi nelle serene aure del cielo…

      – Oh come poterlo? Non seppe tanto frenarsi Maurilio che non interrompesse. Ma tutto intorno abbiamo una fitta grata che ce lo contende.

      – Per chi non sa scegliere l'acconcio modo d'uscita: ribattè lesto il frate. Se voi aveste saputo cercare validi protettori: se foste venuto, per esempio, a picchiare alle porte di questo convento. L'umile tonaca che mi vedete addosso avrebbe potuto aprirvi meglio d'ogni vostra audacia di pensiero e d'azioni, il cammino. La predicazione, l'insegnamento, la composizione di buoni libri, la paterna protezione della nostra Compagnia vi avrebbero scorto anche ad una cattedra vescovile. Ma, come dicevo, comprendo che per l'addietro queste idee non sieno nate in voi; ora però, se voi uscite da quella sfera in cui foste relegato finora, se voi arrivate in più felice lido e ponete il piede in più splendida regione, spero che troverete anche voi opportuno, che sentirete anzi il bisogno di cambiare opinioni e parere, che vedrete con diverso aspetto le cose del mondo, appunto perchè le esaminerete da un altro punto di mira, che riconoscerete in voi l'obbligo di difendere quegli ordini religiosi, politici e sociali che volevate, ed avevate anzi già cominciato assalire; che vi giudicherete della parte dei pochi illuminati a cui è affidata la guida del gregge umano, e invece di osteggiare e rendere difficile l'opera loro, vorrete aiutarla.

      Padre Bonaventura tacque un momento, come per lasciar agio al giovane di manifestare il suo pensiero; ma il nostro eroe, immobile, colle braccia incrociate sul petto, non aprì bocca e stette aspettando la conclusione con uno sguardo che sfavillava vivissimo nel fondo delle occhiaie, dalle sue pupille color del mare.

      Il gesuita s'ingannò sulla significazione di quello sguardo: credette scorgervi la cupidigia dell'ambizione, e riprese a dire con più calore:

      – A quali destini possiate arrivare, lo lascio pensare a voi. Colla protezione d'una famiglia potente, col favore dell'aristocrazia, coll'appoggio di noi, lo strenuo, eloquente, ispirato difensore dei buoni principii otterrà quello che vuole.

      Gli strinse come prima, ma più forte, il ginocchio, e tendendogli l'altra mano dinanzi, come per mostrargli nella penombra della stanza le cose che stava per evocare all'immaginazione del giovane, soggiunse col tono di perorazione d'un buon predicatore:

      – Nella vita secolare le prime cariche dello Stato, tutte le distinzioni, tutti gli onori, tutto il potere; e nel clericato, se mai Dio vi fosse così benigno da ispirarvi a vestire l'abito del nostro ordine, i primi gradi, le infule vescovili e forse forse…

      Abbassò la voce:

      – Anche la tiara!.. Sisto V era meno di te, figliuol mio!

      Maurilio aveva sulle labbra un sogghigno pieno di tanta ironia, che fra' Bonaventura, vedendolo, agghiacciò di subito. Levò vivamente la sua mano dal ginocchio del giovane, spense il suo rettorico entusiasmo, e si tirò indietro sul sofà, quasi con moto di sgomento improvviso.

      Il giovane sorse in piedi con tutta freddezza, e disse lentamente:

      – Io non sono punto ambizioso. Nelle mie sofferenze ho sentito le sofferenze di tutta una classe: non aspiro al mio solo vantaggio: voglio lavorare per quello di tutti gl'infelici, per quello in conseguenza di tutto l'umano consorzio, della civiltà. O che ha ella creduto la famiglia – ch'io non so se giungerò mai a chiamare mia – ha creduto potermi imporre una condizione per compir essa il dovere che le incombe di riconoscermi? Ed una scellerata condizione, qual è quella di rinnegare le mie opinioni, di mutare dall'oggi al domani convinzioni e credenze, cui non il particolare interesse, glie lo giuro, ma l'apprezzamento del vero, ma la matura riflessione del mio intelletto mi ha ispirate? La s'è ingannata; la s'inganna ancor Ella, Padre, nel credermi capace di ciò. Fosse anche una madre che mi tendesse le braccia a questi patti, io sarei disposto a farle la nobile risposta di D'Alembert.

      Il gesuita s'alzò egli pure. La sua faccia smise ad un tratto ogni espressione di benignità per assumerne una di riserbata freddezza: aveva capito che ogni ulteriore insistenza sarebbe stata inutile, che quella volontà non si smoveva nè per blandizie, nè per offerte; pensò un momento ricorrere alle minaccie e ne fece un lieve tentativo.

      – Ella dunque, disse tornando a più cerimoniose forme di discorso, è un nemico sfidato della Chiesa e del Trono, e vorrebbe combattere queste due istituzioni sacrosante in qualunque condizione si trovasse?

      – No: rispose con forza Maurilio protestando. Non penso che la Chiesa e il Trono sieno ostacoli assoluti al progresso che vagheggio; spero quindi che anche con essi possa il vantaggio delle plebi ottenersi. Sono forme anche quelle istituzioni, e col moto del tempo ancor esse debbono modificarsi. Credo che le si salveranno appunto modificandosi, secondo il progresso sociale.

      – Niente affatto. Chi le vuol toccare, vuol farle perire. Le sono come la nostra benemerita Compagnia: e il motto che si disse di noi, deve applicarsi anche a quelle istituzioni che noi colle nostre deboli forze difendiamo: sint ut sunt aut non sint… E saranno! Portae inferi non praevalebunt. Crede Ella che le si lasceranno assalire dalle temerità dei novatori moderni, senza difendersi e senza riagire? Hanno dalla parte loro il comando, l'autorità, la forza sociale, la parola di Dio, val quanto dire la verità e la potenza. Le temerarie idee e i loro


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