Un bel sogno. Cagna Achille Giovanni
di carrozza. Il suo sguardo errava su tutti I volti come se cercasse qualcuno. Alla madre non sfuggì certo la continua distrazione del figlio, tuttavia non ne fece motto; non vi poteva essere nulla di serio, dacchè Ermanno aveva unʼaria così felice.
È duopo dirlo? Non erano ancora suonate le otto, che già Ermanno si avviava verso casa Ramati; aggiungeremo inoltre che la sua toeletta era più accurata. Camminava col passo dellʼuomo felice, o meglio, di quegli che va in cerca della felicità, e sa dove trovarla.
Mentre il nostro artista vola trasportato dal turbine lusinghiero delle speranze palesando in mille modi la sua gioia, passeremo a vedere quale impressione abbia fatto Ermanno nel cuore di Laura.
Nella prima sera in cui ella lo conobbe, la corrente di simpatia superò certe sciocche convenienze, e vedemmo quella ragazza abbandonarsi ingenuamente a tutto il brio e la libertà che erano in lei natura. Vi sono nellʼuomo certi misteri incomprensibili di cui se ne subiscono giornalmente le conseguenze, spesso ci diventa simpatico unʼindividuo al solo sentirne a parlare; diremo di più che questa simpatia nata improvvisamente si trova giustificata al primo incontro che si ha collʼindividuo in persona.
Alfredo, lʼabbiamo detto, era stato a Milano qualche giorno in casa della cugina; questo bravo giovane era entusiasta per Ermanno, e parlò di lui a Laura in modo tale, che costei si sentì curiosa di conoscerlo personalmente – Ecco lʼunica ma sufficiente scusa che può giustificare la condotta di Laura.
Dʼaltronde a diciasette anni si pensa forse tanto alle conseguenze? No per buona sorte: La natura si trova a quellʼetà ancora intatta, basata cioè sui principii di unʼeguaglianza generale. Che non può poi quel mago che sconvolge ogni cosa, lʼamore? Lʼamore, quel senso misterioso che si rivela tutti i giorni sotto forme novelle, quella rugiada di paradiso che basta per sè sola a confortare tutti i dolori, a sanare tutte le ferite! È tuttavia in comprensibile il suo dominio, tutti i mortali lo hanno provato, tutti furono trasportati nel seno di quel mare di voluttà, tutti bevvero in quella coppa che racchiude le più sante delizie, senza che uno solo abbia potuto afferrare il secreto di quelle gioie; la specola della scienza non ascese puranco alle regioni dʼamore.
Come nasce, come muore? Dove passa? nessuno lo sa; – Il filosofo austero potrebbe pensare e studiare secoli interi senza venirne a capo di una definizione – Come si manifesta? Chiedetelo a Laura, che per quella prima notte cercò invano il riposo – Lʼimmagine dʼErmanno le stava sempre davanti agli occhi, ed ella dʼaltronde non cercava menomamente di bandirla.
La prima manifestazione dʼamore nel cuore umano compie la più grande delle rivoluzioni nelle idee; tutto ciò che prova un cuore vergine al primo palpito è nuovo, confuso, come melodia portata da lontane regioni frammista al mormorio dellʼaria; come il profumo di mille fiori raccolto in una folata della brezza primaverile.
Eccola per esempio, la vispa Laura, colei che non aveva un minuto di quiete, che non si era crucciata mai per nulla; dovʼè la sua allegria, dove lʼeterno sorriso di soddisfazione, il sorriso dellʼinnocenza? Per la prima volta la giovinetta pensava; a che? Ella stessa noi sapeva – Seduta in un angolo remoto del giardino, pareva intenta a comporre un mazzolino di fiori, e la soverchia cura che poneva in quel lavoro, palesava il vero secreto. Il labbro più non sorrideva; il sorriso non può passare per la stessa via del sospiro, e Laura sospirava di frequente.
Povera fanciulla! Inginocchiata sullʼerba, interrompeva talvolta il lavoro per abbandonarsi alle riflessioni; ella pensava, ed il suo pensiero vagava altrove mentre il corpo rimaneva là, immobile come statua.
Tutto le parlava allʼanima un linguaggio dolce e commovente, tutta natura era unʼarmonia soave come la musica di Ermanno… Ermanno! A questo nome il suo pensiero si arrestava, ed un lieve rossore le pingeva le gote; nel pronunziarlo ella sentiva alcunchè dʼignoto destarsi in lei, e sorrideva malinconicamente. Era un sorriso traditore che celava un sospiro.
Il mazzolino era terminato, ma il tempo impassibile ai più ardenti desideri, scorre lento per chi aspetta; e Laura aspettava misurando i momenti – Sembravale che il sole si ostinasse a non scendere per contrariare lei, che ne aspettava ansiosamente il tramonto.
Man mano che le otto ore si avvicinavano, ella diveniva sempre più inquieta, finalmente il pendolo segnò lʼora desiderata, e quasi contemporaneamente risuonò il campanello di casa Ramati.
Era desso! il cuore non lʼaveva ingannata; era Ermanno che entrando incontrò lo sguardo smarrito della fanciulla, che tradì colla sua confusione il suo secreto. In quella sera la madre di Laura ritirossi di buonʼora perchè alquanto indisposta; sullʼavvocato Ramati era assolutamente vano il far calcolo; erano tempi di agitazioni politiche!
I giovani adunque rimasero soli e padroni del campo. Ermanno suonò, e naturalmente Laura appoggiò le mani alle sue spalle; non era più una novità, e poteva farlo liberamente. La stagione non correva troppo propizia per restar rinchiusi in una sala, ed Alfredo propose una passeggiata nel suo ampio giardino – Si accettò con gioia – Di notte i giardini sono più deliziosi che non di giorno; al chiaro delle stelle si può benissimo comporre un mazzolino di fiori, ed Ermanno dopo pochi passi, aveva fatta la sua messe sopra un rosaio il più vago che si fosse mai visto – Un bottoncino di fiori accuratamente intrecciati, passò rapidamente dal seno di Laura nelle mani di Ermanno Vengano ora a dirci che di notte non si vede! La comitiva si fermò sopra un poggio che si ergeva nel mezzo del giardino, e tutti si adagiarono senza tante reticenze sullʼerba morbida e fresca.
– Ermanno! saltò su a dire Alfredo, mia cugina canta molto bene, tu sei poeta discretamente felice, e musico per eccellenza; non potresti comporre una Romanza?
– Bella idea, sclamò Laura battendo le mani, quando sarò a Milano, mi verrà di gran conforto nella noia della solitudine il cantare qualche cosa che mi ricordi questa casa… Non già che io abbisogni di unʼeccitamento per ricordarmi di Brescia, questa bella città mi lascia troppe impressioni perchè io la possa dimenticare! e si dicendo senza accorgetene strinse la mano dʼErmanno, il quale rispose:
– Mi proverò signorina, ma non si lusinghi di troppo.
– Evviva la modestia, sclamò Letizia, figurati Laurina che anche a me diceva lʼistessa cosa, eppoi mi ha fatto una delle più belle Barcarole che si sieno mai sentite. Il male si è che da qualche tempo ho cambiata la voce, e non arrivo più a cantarla.
– È dunque inteso, interruppe Alfredo; ora tocca a Laura di scegliere il soggetto.
Laura si mostrò alquanto imbarazzata. A quella semplice proposta le si presentarono dʼun tratto tante idee, che mal sapeva dove scegliere. Non era assolutamente il soggetto che le mancava, ma sibbene il coraggio di palesarlo.
– Hai trovato? Chiese Letizia.
– Davvero non saprei, mi vengono in mente tante cose…
– Ti aiuterò io, disse Alfredo, ma prima è necessario sapere qual genere di canto preferisci.
– Malinconico, rispose Laura.
– Una lacrima!..
– No.
– Un sospiro?
– Nemmeno.
– Una preghiera!
– No, rispose ancora la fanciulla, e volgendosi ad Ermanno. Animo, gli disse, ci aiuti; fuori una delle sue belle idee, ed aggiunse con un lieve accento di rimprovero: parmi poi che ella non dovrebbe essere affatto estraneo alla scelta di questa canzone!..
Letizia non comprese. Alfredo pensava al soggetto, ma Ermanno conobbe il vero senso di quelle parole; lo conobbe tanto bene che rispose subito:
– Un addio?
– Bene, bene risposero le ragazze.
– A chi? chiese Alfredo.
Questa volta toccò ad Ermanno lʼimbarazzo, ma Laura, come se avesse compresa la titubanza, e per dargli coraggio sclamò con accento malizioso:
– Fuori dunque, non esiti, a lei non possono venire che buone idee.
– Addio alla patria! gridò Alfredo come se avesse colto bene.
– No, no.
Ermanno