Un bel sogno. Cagna Achille Giovanni
volte fu sul punto di lasciarsi trascinare ove lo chiamava il cuore, ma seppe resistere. Suonarono le otto, ed egli stette fermo, malgrado un palpitargli agitato del cuore che lo avvisava esser quello il momento di andare.
Egli aveva vinto; con un grande sforzo di volontà seppe comandare a sè stesso; ma la lotta fu strenua, il combattimento accanito, ed il povero Ermanno riportò colla vittoria la noja e la spossatezza. – Egli che aveva vegliate tante notti nello studio dimenticandosi del mondo, non sapeva ora dove trovare una distrazione; il suo pensiero vagava per la città in cerca della carrozza che trasportava Laura, la povera Laura desolata forse per il di lui contegno.
A tale idea Ermanno sentivasi stringere il cuore, e per poco non sarebbe corso in casa Ramati a scusarsi. Erano già trascorse le nove, ed egli non era puranco al sicuro, il cuore non voleva cederla ad ogni costo. Che fare? Si appigliò al consiglio di cercar nel riposo un poʼ di pace; recarsi a spasso sarebbe stata follia, dove andrebbe? ovunque lʼaspettava la noia, eppoi chi lo assicurava che discendendo nella via, le gambe non lo guidassero macchinalmente verso quella casa? Sono sì facili le distrazioni di simil genere!
Ermanno si mise a letto, ma sarebbe arduo assai lʼasserire che egli dormisse. – La notte gli parve lunghissima; se era desto pensava a lei; se dormiva sognava di lei, e dappertutto sì nella veglia che nel sonno, vedevasi innanzi la bella Laura che con aria corrucciata lo rimproverava per aver mancato alla data parola di trovarsi allʼindomani presso di lei. —
Era tanto piacevole questo rimorso, che egli lo accettò, ed a poco a poco finì per persuadersi di aver commessa una sciocchezza. – A che prò pensava egli, a che prò far tanti sacrifizi per evitare un bene? per fuggire una gioia; è vero bensì che abbandonandosi alla corrente delle sua speranze ne avrebbe riportate infine amarezze e dolori; ma soffrire anticipatamente per evitare un dolore incerto, è follia, tanto più se per giungere a quel dolore si passa per la via del piacere; – Tanto vale dolersene poi.
Ermanno si alzò allʼindomani con quelle savie riflessioni riportate dal lungo pensare durante la notte; infine, diceva fra sè, che ci arrischio? Quella giovinetta mi ama, è vero, ne sono certo; ma per puro eccesso di entusiasmo. Essa crede amore ciò che probabilmente poi non sarà che un capriccio di ragazza. – In uno slancio della sua vergine fantasia mi prodiga sorrisi e carezze, con rara ingenuità mi stringe la mano, come per ringraziarmi delle dolci emozioni che le cagiono, ed io dovrei essere tanto crudele da respingerla e disilluderla amaramente svegliandola da un sogno che la farà felice per qualche giorno?.. Mai, e poi mai; ciò sarebbe per parte mia un eccesso di crudeltà, e non voglio certo rendermi colpevole della prima lacrima che parte dal cuore di una giovinetta!
Come ben vediamo, le riflessioni di Ermanno, se non erano del tutto logiche, conservavano almeno le apparenze in faccia al suo amor proprio. Difatti dopo di aver aspettato ardentemente che la giornata volgesse al termine, egli era convinto in cuor suo di arrendersi per deferenza, per atto di generosità; ma intanto il tempo gli pareva lunghissimo, ma mentre colla testa egli forma vasi un piano di difesa, il cuore palpitavagli violentemente in seno, e non si avvedeva che quel debole barlume di speranza era il segno certo della sua sconfitta.
Lʼuomo sʼillude nel commettere un errore; egli pensa e crede tutto il contrario di quanto potrà succedergli, e tenta con ogni scrupolo di giustificarsi in faccia alla sua coscienza. – Per il bene si ricorre alla ragione; per il male, allʼillusione; son due tribunali che si rassomigliano.
Alle sette e mezza il nostro eroe era già sulle mosse verso la casa di Alfredo; sicuro della sua coscienza egli camminava quasi baldanzoso; ma appena scorse da lontano il balcone di casa Ramati, e sovrʼesso vi distinse Laura, si senti al cuore una scossa tanto forte, che mancò poco non cadesse. Alla sola vista di quella giovinetta disparve in un baleno lʼapparato del suo eroismo; tutto il coraggio si franse dʼun colpo, tutte le idee di generosità inspirate da un falso amor proprio si dileguarono, e con esse ogni dubbio sulla reale esistenza del suo amore.
Egli aveva potuto senza vederla fabbricar progetti a suo piacimento; il cuore lo lasciò fare senza punto disturbarlo; ma che può mai la mente allorquando il cuore parla? Questa particella di noi stessi, impianta per sè sola una specie di governo assoluto, un centro dʼazione contro cui si frange la punta del più saldo raziocinio. – Ermanno stesso rimase colpito dello strano potere che aveva preso nellʼanimo suo quella fanciulla, e conobbe di quanto avesse progredito il suo amore in soli due giorni.
A che servirono mai tutti i suoi proponimenti? La verità ora si appalesava con tutta chiarezza. – Riavutosi alquanto egli riprese il suo cammino, ma più si appressava a quel balcone, più ingrandivasi la sua agitazione. —
Laura intanto era fissa cogli occhi al fondo di unʼaltra via che attraversava quella percorsa da Ermanno; dalla sua attitudine era facile lʼindovinare che ella sperava di veder comparire qualche persona aspettata. – Tratto tratto, scorreva collo sguardo su tutti i punti dominati dal balcone, palesando una viva impazienza.
Allorchè le venne dato di vedere Ermanno, si fece rossa in viso, ed anchʼessa fu colpita da un assalto di palpitazione.
Quando egli entrò nel portone, Laura gli corse incontro ad aprirlo, e lo ricevette sullʼultimo gradino con una convulsiva stretta di mano, ed un sorriso che riassumeva mille rimproveri, e mille ringraziamenti. – Entrarono sempre tenendosi per mano, giunti nella sala del balcone, Laura sedette, ma era tanto lʼaffanno della poverina da non trovare il respiro per dire una sola parola.
Letizia ed Alfredo non erano presenti per quel momento, ciò accresceva lʼimbarazzo di Ermanno, il quale pure non aveva ancora aperto bocca – Infine Laura ruppe per la prima il silenzio.
– Bravo, bravissimo il signore, ieri sera noi abbiamo aspettato invano!..
– Mille perdoni madamigella… non fu per colpa mia; dʼaltronde non aveva accertato di venire…
– È vero; ma pure farsi tanto desiderare, la è una vera crudeltà. Come era naturale anche la passeggiata andò in fumo.
– Duolmi assai che per causa mia…
– Oh! per me, sclamò Laura ingenuamente, non è la perdita della passeggiata che mi crucci, ma sibbene… Quivi si arrestò, senzʼavvedersene ella entrava in un punto troppo pericoloso; e cambiando tuono dʼun tratto disse:
– Ma via, si sieda qui accanto a me, mentre stiamo aspettando i cugini, discorreremo alquanto – Come sta sua mamma?
– Egregiamente.
– Come egregiamente, se ieri ancora?..
– Ah è vero, ma ora ha migliorato dʼassai.
– E mi dica in qual modo consumò la sera?
– Stando in casa.
– Proprio… senza uscir mai?
– Mai.
– Ed ha suonato, senza dubbio.
– No.
– Come, non ha suonato? E che cosa ha fatto in tutta la sera mio bel signore?
– Ho pensato…
– A che cosa?
Ermanno restò confuso. Se Laura avesse avuto un tantino di pratica, poteva subito leggere sul volto di lui quale fosse stato lʼoggetto deʼ suoi pensieri – Ermanno diffatti era commosso; il suo sguardo non si saziava mai di contemplare quella graziosa figurina, ed ella lasciavasi guardare senza scomporsi.
– E del mio mazzolino, che ne avvenne? chiese Laura sorridendo.
– Lo conservo gelosamente.
– Davvero?
– Certo, è una memoria tanto cara!
– Sì, ma appena quei poveri fiori saranno appassiti, ella si dimenticherà di chi glie li ha dati…
– Oh! no signorina, è questa unʼaccusa gratuita che non mi merito certamente.
– Davvero! Ella non mi dimenticherà sì presto? Ciò mi fu molto piacere; dopo tutto sarebbe una vera crudeltà se si perdessero così presto certe belle memorie! Oh! per parte mia glie lo assicuro, ciò non sarà mai, e prevedo