Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3. Giannone Pietro
ora Rossano, non men che Lanciano, non ha suffraganeo alcuno.
Il Vescovo di Cosenza fu pure sottratto dal Metropolitano di Reggio, e passò sotto quello di Salerno, ma poi anch'egli, come si disse, fu innalzato a Metropolitano. Gli altri parte furon soppressi, come quello di Tauriana, ora disfatta, nel cui luogo è succeduta Seminara, parte passarono sotto altri Metropolitani; ed ora le restano i Vescovi di Bova, di Cassano, di Catanzaro, di Cotrone, di Gerace, di Nicastro, di Nicotera, di Oppido, di Squillace e di Tropeja.
Il Metropolitano di S. Severina al Trono costantinopolitano sottoposto, restituito al romano, ritenne pure la medesima prerogativa, e nelle carte date ai tempi del Duca di Calabria Roggiero si ha memoria degli Arcivescovi di questa città. Dal Patriarca di Costantinopoli gli furon dati cinque Vescovi per suffraganei; ma da poi quello d'Acerenza fu renduto Metropolitano, l'altro di Gallipoli passò sotto il Metropolitano d'Otranto, ed alcuni soppressi; ma in lor vece essendosene altri creati, si vede ora il Metropolitano di S. Severina avere per suffraganei i Vescovi di Cariati, d'Umbriatico, di Strongoli, d'Isola, e di Belcastro. Teneva ancora il Vescovo di S. Lione, ma fu poi soppresso, e le sue rendite furono unite alla metropoli: avea eziandio i Vescovi di Melito e di S. Marco, ma questi furon sottratti, e posti sotto l'immediata soggezione di Roma.
Otranto
Al Metropolitano d'Otranto, se si riguarda la disposizione de' Troni sottoposti al Patriarca di Costantinopoli, fatta dall'Imperador Lione, non si vede assegnato alcun suffraganeo: ma da poi Niceforo Foca, secondo che ci testifica Luitprando[128] Vescovo di Cremona, intorno l'anno 968, sedendo nella Chiesa di Costantinopoli Polieuto Patriarca, dilatò la provincia di questo Metropolitano, e gli diede per suffraganee le Chiese di Turcico, d'Accrentilla, di Gravina, di Matera, e di Tricarico, comandando al Patriarca Polieutto, che consecrasse i suoi Vescovi. Ma non ebbe questo comandamento gran successo; ed al Metropolitano d'Otranto, restituito che fu da' Normanni al Trono romano, gli furono assegnati altri Vescovi per suffraganei, e fu mantenuta questa Chiesa colla medesima prerogativa, leggendosi, che nell'Assemblea tenuta nell'anno 1068 da Alessandro II in Salerno, v'intervenne anche Ugo Arcivescovo d'Otranto. Gli furono poi da' romani Pontefici assegnati altri suffraganei, i quali oggi ancor ritiene, e sono i Vescovi di Lecce, d'Alessano, di Castro, di Gallipoli, e d'Ugento.
Brindisi e Taranto restituite stabilmente da Lupo Protospata Catapano intorno l'anno 980 all'Imperio greco, a Constantinopolitano Sacerdotes accipiebant, come scrisse Nilo Archimandrita. Ma Roberto Guiscardo Duca de' Normanni, avendo tolta Brindisi a' Greci, restituì la sua Chiesa al Trono romano. Fu riconosciuta per sede arcivescovile da Urbano II, il quale nell'anno 1088 la consecrò; e le fu dato per suffraganeo il Vescovo d'Ostuni: un tempo stette unita colla Chiesa d'Oria, onde gli Arcivescovi si nomavano di Brindisi e d'Oria; ma poi furon queste Chiese divise, e quella d'Oria rimase suffraganea al Metropolitano di Taranto, e Brindisi ritenne solamente quella d'Ostuni.
Taranto, restituita da' Normanni al Trono romano, fu da' Sommi Pontefici renduta metropoli intorno l'anno 1100, e le furon dati per suffraganei i Vescovi di Mottula e di Castellaneta, a' quali da poi s'aggiunse l'altro d'Oria.
Ducato di Napoli, e di Gaeta
La Chiesa di Napoli, come si è veduto nel sesto libro di questa Istoria, non fu da' Greci innalzata a metropoli; ma i Patriarchi di Costantinopoli solamente decorarono il suo Vescovo coll'onore e titolo d'Arcivescovo, onde avvenne, che sopra tutti i Vescovi del suo Ducato teneva egli i primi onori e preminenze. Fu ella innalzata al grado di metropoli da' romani Pontefici nel dechinar di questo decimo secolo, nei tempi stessi, che Capua, Benevento, Salerno, Amalfi, e tante altre Chiese furono da' Pontefici innalzate a questa dignità. Nè Napoli, sottoposta ancora al greco Imperio, poteva esser frastornata dagl'Imperadori di Oriente, o da' Patriarchi di Costantinopoli a ricevere dal Romano questo innalzamento. I Pontefici romani furon sempre tenaci a non rilasciare la loro autorità sopra questa Chiesa, e fortemente riprendevano i di lei Vescovi, i quali da' Patriarchi di Oriente ricevevan l'onore d'Arcivescovi. Ma assai più in questi tempi invigorissi la loro ragione, quando nel Ducato napoletano era rimasa solamente un'ombra della sovranità degli Imperadori d'Oriente, governando i Duchi con assoluto, e quasi independente imperio questo Ducato, ridotto ora in forma di Repubblica.
Ma da qual romano Pontefice fosse stata innalzata Napoli in metropoli, ed in qual anno, non è di tutti concorde il sentimento. Il P. Caracciolo[129], per l'autorità di Giovanni Monaco sostiene che da Giovanni IX intorno l'anno 904 fosse stata renduta Metropoli; ma dal Catalogo de' Vescovi tessuto dal Chioccarelli, che giunge sino a Niceta, il quale resse questa Chiesa dall'anno 962 sino al 1000, e da quanto si è finora veduto, non a Giovanni IX in quell'anno, ma a Giovanni XIII dee attribuirsi tal innalzamento: fatto in que' medesimi anni, ne' quali Capua, Benevento ed Amalfi furono rendute Metropoli; ciò che ben dimostra il Chioccarelli[130], facendo vedere, che da Niceta cominciarono a chiamarsi tutti gli altri suoi successori Arcivescovi. Ebbe un tempo per suffraganei i Vescovi di Cuma e di Miseno, ma ruinate queste città nell'anno 1207 restarono estinti, e furono unite le loro Chiese colle rendite alla Chiesa di Napoli. Edificata Aversa da' Normanni ebbe pure Napoli per suffraganeo il di lei Vescovo, ma questi poi se ne sottrasse, ponendosi sotto l'immediata soggezione del Papa. Ritiene ora solamente i Vescovi d'Acerra, di Pozzuoli e d'Ischia, a' quali s'aggiunse poi il Vescovo di Nola, che tolto all'Arcivescovo di Salerno, di cui prima era suffraganeo, fu poco prima del Ponteficato d'Alessandro III a quel di Napoli sottoposto. Questi pochi Vescovi furono attribuiti a Napoli; ed a chi considera lo stato presente delle cose, sembrerà molto strano, come Benevento, Salerno, Capua e tante altre città d'inferior condizione ritengano tanti Vescovi suffraganei, e Napoli capo d'un floridissimo Regno tanto pochi; ma chi porrà mente a' secoli trascorsi, e considererà quanto erano ristretti i confini del Ducato napoletano, quando Napoli fu innalzata ad esser Metropoli, ed all'incontro quanto fossero più distesi i Principati di Benevento, di Salerno e di Capua, e quanto gli altri Ducati e Province sottoposte al greco Imperio, cesserà di maravigliarsi. E se questa città nel tempo che fu renduta Metropoli ebbe sì ristretto Ducato, e per conseguenza sì pochi suffraganei, ben in decorso di tempo gli auspicj suoi felici la portarono ad uno stato cotanto sublime, che ella sola potesse pareggiare le più ampie e più numerose province del Regno.
Città ch'a le province emula appare,
Mille Cittadinanze in se contiene.
Gaeta pur sottoposta al greco Imperio, perchè pretesa da' Pontefici, ed a Roma pur troppo vicina, quando fu da' Normanni a' Greci tolta, non fu nè data per suffraganea ad alcun Metropolitano vicino, nè innalzata a Metropoli, perchè il suo picciolo e ristretto Ducato nol comportava; onde il suo Vescovo fu sottoposto immediatamente alla Sede Appostolica; siccome ora a niun altro soggiace.
Ducato d'Amalfi, e di Sorrento
Amalfi in questi tempi meritava, non meno che Napoli, essere innalzata in Metropoli: ella per la navigazione erasi renduta assai celebre in Oriente, e divenuta sopra tutte le altre città, la più ricca e più numerosa, concorrendo in lei per li continui traffichi non meno i Greci, che gli Arabi, gli Affricani, insino agli Indiani; e Guglielmo Pugliese[131] ne' suoi versi l'innalza perciò sopra tutte le città di queste nostre province. Ebbe questa città suoi Vescovi sin dal suo nascimento, e ne' tempi di San Gregorio M. si porta per Vescovo Primerio, nè questi vien riputato il primo. La Chiesa di Roma era loro molto tenuta, così per le tante Chiese che gli Amalfitani ersero in Oriente, mantenendovi il rito latino, come per essere stati i primi nella Palestina a fondar l'insigne e militar Ordine de' Cavalieri di S. Giovanni gerosolimitano. Era perciò di dovere, che innalzandosi a questi tempi da' romani Pontefici tante Chiese in Metropoli, ad Amalfi se le rendesse quest'onore, la quale, ancorchè per antica soggezione dipendesse dal greco Imperio, nulladimanco innalzata a sì sublime stato, e governandosi in forma di Repubblica da' suoi proprj Duchi, sola un'immagine ed un'ombra della sovranità de' Greci in quella era rimasa. Tenendo adunque questo Ducato Mansone Duca, quegli che per qualche tempo occupò il Principato di Salerno, fu a preghiere di questo Duca, del Clero e del Popolo amalfitano, da Giovanni XV nell'anno 987 innalzato il Vescovo d'Amalfi a Metropolitano, e gli furono attribuiti per suffraganei
128
Luitprand. Nicephorus, cum in omnibus Ecclesiis homo sit impius, livore quo in nos abundat, Constantinopolitano Patriarchae praecipit, ut Hydruntinam Ecclesiam in Archiepiscopatus honorem dilatet; nec permittat in omni Apuliae, seu Calabriae, Latine amplius, sed Graece divina mysteria celebrari. Scripsit itaque Polyeuctus Constantinopolitanus Patriarcha Hydruntino Episcopo, quatenus sua auctoritate habeat licentiam Episcopos consecrandi in Accerentilla, Turcico, Gravina, Matera, Tucarico, qui ad consecrationem domini Apostolici pertinere videntur.
129
P. Carac. de Sacr. Eccl. Neap. Monum. cap. 1 sect. 10.
130
Chioc. de Episc. Neap. A. 962.
131
Guil. Appul. lib. 3. Rer. Norman.