Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3. Giannone Pietro
era allora quasi regola alcuna per assaltare o per difendersi. Un esercito intero si vedeva alcune fiate disfatto senza sapersi nè come nè per qual cagione, e la più grande abilità consisteva, o in una gran forza di corpo incomparabilmente maggiore de' nostri tempi, poichè praticavansi con maggior frequenza quegli esercizj, che posson giovare ad acquistarla; o pure in una bravura eccessiva, che faceva concepire a' combattenti tanta confidenza, donde sovente maravigliosi successi sortivano, o alla perfine in alcune imprese orgogliose, la cui condotta in altra guisa non sarebbesi potuto giustificare, se non dall'avvenimento che ne seguiva.
Questo è quello, che produceva quei vantaggi, che noi ravviseremo ne' Normanni, i quali aveano quel medesimo lustro e grandezza, che nell'azioni de' Romani spesse fiate ammiravansi. Ed in fatti di poche altre Nazioni si leggono tante conquiste, quante dei Normanni: essi posero sottosopra la Francia, e molte regioni di quella conquistarono. Guglielmo Normanno discese da' medesimi Duchi di Neustria, acquistossi il fioritissimo Regno d'Inghilterra, e lo tramandò alla sua posterità. La nostra Puglia, la Calabria, la Sicilia, la famosa Gerusalemme e l'insigne Antiochia passaron tutte sotto la loro dominazione[141].
Ma come, e quali occasioni ebbero gli uomini di questa Nazione di venire in queste nostre regioni cotanto a lor remote, e come dopo vari casi se ne rendessero padroni, è bene che qui distesamente si narri; poichè non altronde potrà con chiarezza ravvisarsi, come tante e sì divise Signorie, finalmente s'unissero insieme sotto la dominazione d'un solo, e sorgesse quindi un sì bel Regno, che stabilito poscia con provide leggi, e migliori istituti, poterono i Normanni per lungo tempo mantenerlo nella loro posterità; nè se non per mancanza della loro stirpe maschile si vide, dopo il corso di molti anni, trapassato ne' Svevi, i quali per mezzo d'una Principessa del lor sangue, ad essi imparentata, vi succederono. Non potrebbe ben intendersi l'origine delle nostre papali investiture, e come fosse stato poi riputato questo Regno Feudo della Chiesa romana, se non si narreranno con esattezza questi avvenimenti, donde s'avrà ben largo campo di scovrire molte verità, che gli Scrittori, parte per dappocaggine, molti a bello studio tennero fra tenebre ed errori nascose.
Nel racconto delle loro venture, e di tutti gli altri avvenimenti di questa Nazione, non ho voluto attenermi, se non a' Storici contemporanei, ed a coloro, che più esattamente ci descrissero i loro fatti, la cui testimonianza non può essere sospetta. I più gravi e più antichi fra' Latini saranno Guglielmo Pugliese, Goffredo Malaterra, Lione Ostiense, Amato Monaco Cassinese, Orderico Vitale, Lupo Protospata, l'Anonimo Cassinese, Pietro Diacono e Guglielmo Gemmeticense. E fra' Greci, la Principessa Anna Comnena, Giovanni Cinnamo, Cedreno, Zonara ed altri raccolti nell'istoria Bizantina, i quali Carlo Dufresne illustrò colle sue note.
Guglielmo Pugliese rapporta in versi latini, ancorchè poco eleganti, ma molto buoni per lo stile del secolo in cui vivea, le azioni e' fatti d'armi de' Normanni nella Calabria. Questi scrive, non come un Poeta s'avviserebbe, ma come un Istorico, che vuole solamente ad un racconto fedele insieme ed ordinato aggiunger il numero ed il metro. Arriva il suo racconto insino alla morte dell'illustre Roberto Guiscardo accaduta circa l'anno 1085. Diegli alla luce ad istanza di Papa Urbano II, che nell'anno 1088 fu innalzato al Ponteficato, e dedicogli a Rogiero figliuolo e successore di Roberto Guiscardo. Questo suo poemetto istorico manuscritto fu ritrovato da Giovanni Tiremeo Hauteneo Avvocato Fiscale della provincia di Roven nella libreria del monasterio di Becohelvino vicino Argentina.
Goffredo Monaco, di cognome Malaterra, è un Autore più degno di fede: scrisse egli in prosa molto a lungo l'istoria delle conquiste fatte in Italia da' Normanni, per ordine di Rogiero Conte di Sicilia e di Calabria, fratello che fu di Roberto Guiscardo. Quest'opera essendo stata lungo tempo sepolta in obblio, il di lei manuscritto fu ritrovato in Saragozza infra l'istoria de' Re d'Aragona l'anno 1578 da Geronimo Zurita, che la diede alla luce; ed il Baronio di questo ritrovamento, come d'un vero tesoro ne parla; quindi coloro, che hanno scritta l'Istoria di Sicilia, per non aver letto quest'Autore, in molti abbagli sono incorsi.
Lione Vescovo d'Ostia è un Autore assai noto, e che va per le mani d'ognuno; essendo egli Religioso di Monte Cassino scrisse la Cronaca di quel monastero poco dopo il tempo, di cui saremo per ragionare; ed ancorchè il suo impegno fosse di far apparire al Mondo la santità e grandezza di quel Monastero, nulladimeno ci somministra molti lumi per bene intendere le cose de' Normanni, nel Regno de' quali egli scrisse.
Amato Monaco Cassinense fiorì intorno a questi medesimi tempi: fu anch'egli da poi fatto Vescovo, ancorchè non si sappia qual Cattedra gli si fosse data. Pietro Diacono[142] tra gli uomini illustri di Cassino novera quest'Amato, e rapporta esser egli stato intendentissimo delle sacre scritture, e versificatore ammirabile. Fra le altre sue opere, che compose, fu quella de Gestis Apostolorum Petri, et Pauli, indirizzata a Gregorio VII, R. P., e l'istoria de' Normanni[143] divisa in otto libri, che dedicò a Desiderio, quel celebre Abate di Monte Cassino, che assunto da poi al Ponteficato fu detto Vittore III. Quest'istoria de' Normanni scritta da Amato, per quel che sappiamo, non uscì mai alla luce del Mondo per mezzo delle stampe: Giovanni Battista Maro nell'annotazioni a Pietro Diacono rapporta, che a' suoi tempi questa istoria si conservava manuscritta nella Biblioteca Cassinense, ove molte cose degne da sapersi intorno alle gesta ed a' riti de' Normanni erano accuratamente descritte. Ma l'Abate della Noce piange questa perdita, e nelle note alla Cronaca Cassinense[144], rapporta essere stata tolta da quella Biblioteca, siccome molte altre cose degne d'eterna memoria. Visse quest'Autore intorno l'anno 1070 nel qual tempo, secondo ciò che comportava quel secolo, essendo la letteratura, per lo più presso a' Monaci, ne fiorirono molti altri, come Alberico, Costantino, Guaifero, Alfano, che poi fu Arcivescovo di Salerno, ed altri, che possono vedersi presso Pietro Diacono.
Scrissero ancora de' Normanni qualche cosa Lupo Protospata, l'Anonimo Cassinense, e Pietro Diacono stesso; ma Orderico Vitale, e Guglielmo Gemmeticense molto più diffusamente, oltre di molti Scrittori moderni, che sono a tutti notissimi.
La Principessa Anna Comnena, detta ancora Cesaressa, si rese più famosa al Mondo per la sua mente e per la sua erudizione, che per la sua qualità e per li suoi natali: ella fu figliuola d'Alessio Comneno, detto il Vecchio, Imperador di Costantinopoli, e di Irene. Zonara e Niceta ci assicurano, che questa Principessa amava lo studio con un ardore estremo, e che la sua ordinaria occupazione era su i libri. Non solo s'applicava all'istoria ed alle belle lettere, ma ancora alla filosofia: ella scrisse in quindici libri la Istoria d'Alessio Comneno suo padre, al quale il nostro Roberto Guiscardo mosse una crudelissima guerra, che fu parte del soggetto della sua istoria; ed ancorchè alcune fiate, secondo il costume della sua nazione, manchi di rapportare con esattezza la verità, nulladimanco deve esser creduta, qualora favella in commendazione di Roberto Guiscardo, cui per essere fiero inimico di suo padre, grandemente odiava. Promette ella nel proemio della sua istoria di non dire cosa, per la quale possa essere accusata di compiacenza o d'adulazione, e che non sia uniforme alla verità; nientedimeno si vede, che ciò ch'ella scrive di suo padre, è un elogio continuato. Gli Autori latini non sono di questo sentimento, poichè questi non parlano d'Alessio, che come d'un Principe furbo e simulatore, di cui il Regno fu più notabile per le sue viltà, che per le sue belle azioni: ed in vero la sua ingiusta gelosia fece gran torto a' Franzesi, che crocesegnati militavano sotto il famoso Goffredo di Buglione per la conquista di Terra Santa; ma forse evvi troppa asprezza nelle Opere de' Latini, siccome soverchia lode in quella d'Anna Comnena. Della sua istoria Hoeschelio ne pubblicò gli otto primi libri, ch'egli avea avuti dalla libreria Augustana. Giovanni Gronovio vi faticò da poi; e nel 1651 Pietro Poussin Gesuita gli diede fuori colla sua traduzion latina, che abbiamo della stampa del Louvre. Da poi il Presidente Cousin ce ne ha ancora data una traduzione in lingua franzese, e finalmente Carlo Dufresne l'illustrò colle sue note.
Giovanni Cinnamo visse sotto l'Imperador Emanuele Comneno, i cui fatti egli distese nella sua Istoria: egli è uno scrittore elegante, e si studia imitare Procopio. De' nostri Normanni sovente egli favella, e va ora la sua Storia parimente illustrata colle note di Carlo Dufresne. Cedreno, Zonara e gli altri Scrittori raccolti nell'istoria Bizantina, de' nostri Normanni alle volte anche favellano.
L'occasione che si diede a' Normanni, che fin dalla Neustria si portassero in queste nostre parti, non deve attribuirsi ad altro, che al zelo ch'ebbero questi
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Roger. Oveden. apud Grot. in Prolegom. Audax Francia Normannorum militiam experta delituit. Ferox Anglia captiva succubuit. Dives Apulia sortita refloruit. Hierosolyma famosa, et insignis Antiochia se utraque supposuit.
142
Petr. Diaconus de Viris Illustrib. sacri Cassin. Archisterii.
143
Petr. Diac. lib. 3 c. 35 in Actuar. Chronic. Cassin.
144
Lib. 3 cap. 35.