Istoria civile del Regno di Napoli, v. 3. Giannone Pietro
discacciar da Italia i Greci. Raccomandò loro spezialmente di soccorrere, qualora il bisogno il richiedesse, i nepoti del rinomato Melo, ai quali diede parimente in aiuto alcuni altri celebri Normanni: questi, secondo rapporta Ostiense, furono Giselberto e Gosmanno, Stigando, Turstino, Balbo, Gualtiero di Canosa ed Ugone Fallucca con diciotto altri valorosi compagni.
Raccomandò ancora l'Imperador Errico questi Normanni a' Principi di Benevento e di Salerno, ed a Pandolfo di Tiano novello Principe di Capua, a' quali impose dovessero di loro in tutti i bisogni valersi. Ma questi Principi tosto dimenticatisi della grande obbligazione che aveano i Longobardi a' Normanni, da' quali erano stati tanto ben serviti contra de' Greci, cominciarono poscia a disprezzargli; sia perchè credessero di non aver punto bisogno di loro; sia perchè sentissero male il vedergli interessati nel servigio dell'Imperadore Errico. Gli lasciarono dunque errar pe' boschi senza nè pure conceder loro un luogo di ritirata; anzi giunsero infino a negar loro quel soldo, ch'era in costume pagarsi a' medesimi.
I Normanni, che non aveano gran sofferenza di sopportar questa ingiustizia, presero le armi contro gli abitanti del paese, e giunsero ben tosto a fargli stare a lor discrezione; e per ottenere più sicuramente ciò che volevano, crearonsi un Capo della loro Nazione. Il primo ch'elessero fu veramente abile a mantenere i loro interessi: fu questi Turstino, uno di quei valorosi nomati da Ostiense, uomo di merito singolare per lo posto a cui innalzavasi, e sopra tutto d'una forza di corpo presso che miracolosa. Ma essendosi indi a poco questo valoroso Capitano per fraude dei Pugliesi incontrato con un dragone, ancorchè l'uccidesse, restò dal velenoso fiato di quel serpente estinto, come rapporta Guglielmo Gemmeticense[160]. Non mancarono però successori valevoli a vendicarsi di sua morte, poichè i Normanni in luogo di Turstino concordemente si elessero per lor Capo Rainulfo prode e scaltro guerriero[161], che giunse il primo in Italia in qualità di Principe, e che fu il primo tra' Normanni a stabilirsi in queste nostre province certa e ferma sede, come qui a poco vedremo.
Intanto Errico, dopo aver regnato ventidue anni, finì i giorni suoi in Alemagna nell'anno 1025 senza aver lasciato di se prole alcuna; ed ora per la sua pietà, e più per la singolar sua castità, narrandosi, che anche ammogliato volle serbarla, gli prestiamo que' onori che a Santi son dovuti. Egli edificò in Bamberga molte chiese, che sottopose al romano Pontefice. Principe prudentissimo, il quale considerando, che per non lasciar di se figliuoli, avrebbero potuto nell'elezione del suo successore nascere disordini e confusioni, avvicinandosi alla morte, chiamò a se i Principi dell'Imperio, e per suo successore designò[162] loro Corrado Duca di Franconia detto il Salico, Principe saggio e valoroso della illustre Casa di Sassonia[163]. I Principi dell'Imperio acconsentendovi lo elessero per Re di Germania ed Imperadore; onde non per eredità, ma per elezione, com'era il costume, fu innalzato Corrado al soglio, ancorchè proposto da Errico suo predecessore, come se gli Elettori di comune consenso avessero nella persona d'Errico rimessa la elezione, quasi per un compromesso. Nè fu osservato nella sua elezione ciò che Ottone III, avea prescritto, poichè non da' soli sette Elettori, ma da tutti i Principi fu eletto: fu molto tempo da poi, che come si disse, per evitar le turbolenze ed i disordini, si pose in pratica ciò, che Ottone prescrisse.
Morì in quest'istesso anno 1025 Basilio Imperatore d'Oriente ancora, e poco da poi nel 1028 Costantino, e per lor successore fu eletto Romano, cognominato Argiro.
(Abbiamo indicato adesso la morte d'Errico sotto la data dell'anno 1025 avendo seguito in ciò l'attestato di due Autori degni di fede. Lione Ostiense lib. 2 c. 58. Defuncto igitur augustae memoriae Imperatore Herrico anno Domini M.XXV; ed Ottone Frisingense VI c. 27. Anno ab incarnatione Domini M.XXV defuncto sine filiis Herrico. Ma secondo Lamberto Schafnaburgense, Ermanno Contratto, ed altri germani Scrittori rapportati da Struvio Syntag. Hist. German. dissert. 13 §. 28 pag. 387 morì nel mese di luglio del precedente anno M.XXIV).
CAPITOLO I
Fondazione della città d'Aversa, ed istituzione del suo Contado nella persona di Rainulfo Normanno I, Conte d'Aversa
La morte d'Errico e l'elezione di Corrado fecero mutar faccia agli affari di queste nostre province. Il novello Principe di Capua Pandolfo di Tiano per li suoi abbominevoli tratti, e più per l'avidità dell'altrui, e per la propria avarizia era da tutti abborrito. Aveasi disgustati i Normanni, i quali, vedendosi troppo indegnamente trattati, inquietavano gli abitanti del paese, riducendogli a loro discrezione: perciò appo i suoi vassalli medesimi era entrato in abbominazione. Erasi ancora disgustato con Guaimaro III, Principe di Salerno, e per li suoi modi ridusse le cose in tale estremità, che se lo rese fiero inimico.
Tutte queste cose portarono la sua ruina poichè Guaimaro morto Errico proccurò con ogni sforzo entrar nella grazia del novello Imperadore Corrado, e seppe sì ben portarsi, che si strinse con lui con ligami assai stretti di corrispondenza ed amore. Teneva Guaimaro per moglie Gaidelgrima sorella di Pandolfo IV, che trovavasi ancora in Alemagna dentro due carceri ristretto: il primo favore che richiese a Corrado fu di riporre in libertà suo cognato, e ristituirlo nel Principato di Capua[164]. Corrado alle sue preghiere condescese, liberò Pandolfo, ed al Principato di Capua ordinò, che fosse restituito.
Rainulfo, che co' suoi Normanni era stato così indegnamente trattato da Pandolfo di Tiano, apertasegli sì bella occasione di vendicarsi di lui, tosto s'unì con Guaimaro, ed alle forze di questo Principe aggiunse le sue per far rientrare Pandolfo IV nel Principato di Capua. In fatti questo Principe soccorso da Guaimaro e da' Normanni, aiutato anche dagli antichi suoi fautori che teneva nella Puglia, e dall'istesso Catapano Bagiano, e da' Conti de' Marsi, pose tosto l'assedio a Capua per discacciarne il competitore. Difese costui per un anno e sei mesi la Piazza; ma non potendo da poi più sostenerla, fu costretto renderla a Bagiano, il quale sotto la sua protezione e custodia ricevutolo, il fece insieme con Giovanni suo figliuolo, e con tutti i suoi portare a Napoli, ove da Sergio che n'era Duca fu cortesemente ricevuto.
Pandolfo IV, entrato in Capua e restituito nel Principato, non contento, come sono gli uomini ambiziosi, di esser ritornato alle sue pristine fortune, sofferiva con animo maligno, che Pandolfo di Tiano avesse trovato appo Sergio sicuro asilo, onde cominciò a meditare nuove imprese sopra il Ducato di Napoli sotto questo pretesto.
Co' Normanni nemmeno usò quella gratitudine, che richiedevano i servigi rilevanti, che aveangli prestati in questa congiuntura, tanto che pensarono da loro stessi di stabilirsi in un luogo di que' contorni dove meglio potessero, che fosse bastevole per farvisi una comoda abitazione; e presero da prima un luogo, il quale credesi esser quello, che oggidì chiamasi Ponte a Selice, tre miglia sopra Aversa, che pareva fertilissimo[165]; ma quando si disposero a fabbricarvi, rinvennero il fondo della terra tutto paludoso; che perciò l'abbandonarono per girne là vicino a fabbricare la città, che poscia fu chiamata dal loro nome Aversa la Normanna, la quale fu da Rainulfo posseduta col titolo di Conte per le cagioni che diremo.
Pandolfo IV, non tardò che un anno a porre in effetto i suoi disegni contro Sergio Duca di Napoli. Era in questi tempi il Ducato napoletano, dopo Marino, di cui favella l'Anonimo Salernitano, governato da questo Sergio, ed ancorchè per antiche ragioni stesse sottoposto all'Imperadore de' Greci, nulladimanco si governava da' Duchi con assoluto arbitrio sotto forma e disposizione di Repubblica. Mosse intanto Pandolfo contro Napoli il suo esercito; Sergio colto così all'improviso, e lontano dagli aiuti de' Greci, da' quali non ebbe alcun soccorso, fu tosto obbligato uscir dalla città, che dopo breve contrasto si rese al Principe Pandolfo: e fu la prima volta che Napoli fosse soggiogata da' Principi longobardi, e che passasse sotto il lor dominio dopo gli sforzi di tanti altri, che non poterono mai conquistarla: Pandolfo di Tiano scappato come potè meglio, fuggissene in Roma, ove ben tosto finì la vita in un miserabile esilio.
Scacciato Sergio dal Ducato napoletano, non potendo altronde ottener soccorso per discacciarne l'invasore, con provido consiglio si rivoltò agli aiuti dei Normanni, i quali assicurò di volergli trattare assai più generosamente di quello, che fin allora i Principi longobardi avean fatto. Rainulfo, che mal corrisposto da quel Principe, prendeva tutte le occasioni, per le quali
160
Guglielmo Gemmet. lib. 7 cap. 30.
161
Gemmet. loc. cit. Guil. App. lib. 1.
162
(
163
Antoninus 2 part. hist. tit. 16 cap. 4 §. 1. Virtute militari strenuus, sapientia, et scientia juris maxime florens.
164
Ostiens. lib. 2 cap. 58.
165
Guil. App. lib. 1.