L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria. Cesare Lombroso

L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria - Cesare Lombroso


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secondo i rapporti della gendarmeria, valuta il numero dei banditi da 5 a 600.

      «Tutto mette capo a questo (egli dice): che i contadini, perduti nei loro villaggi, nemici al capo del clan, son persuasi non esservi punto giustizia. M. Marras in un suo discorso confessò sentirsi ancora il grido leggendario; «In Corsica non v'è giustizia».

      «I Corsi mostrano grande fierezza. Sdegnano il lavoro manuale e amano poco la terra; sono più sensibili alle qualità intellettuali che non alle morali; hanno una maniera speciale d'intendere la felicità e la coscienza.

      «La loro organizzazione somiglia molto a quella del patriziato romano: quindici o venti famiglie dirigono tutte le altre; alcune dispongono d'un centinaio di voti soltanto, altre di parecchie migliaia di elettori che fanno votare a loro modo. Cinquanta famiglie sono assolutamente devote ad una sola da oltre duecento anni; la vita indipendente è impossibile, perché chi è solo non riesce a nulla.

      «I membri di una famiglia rischiano la vita con sublime abnegazione per sostenere uno di loro. Due coscienze sono in lotta nell'isola: la moderna, ispirata ai principii assoluti del diritto e dell'equità, e la vecchia coscienza côrsa che non sa elevarsi sopra gli interessi dell'associazione famigliare. Questa prevale quasi sempre, e se ne videro gli effetti durante le operazioni del Giurì di espropriazione per le ferrovie.

      «Il Giurì, presieduto dal Casabianca, capo del partito più possente dell'isola, s'illustrò con enormi parzialità; Benedetti, nemico del partito, ricevette 2000 franchi per una vigna di 16 are e 96 centiare; una certa Virgitti, ligia ai Casabianca, ebbe 13,000 franchi per una vigna di 18 are e 90 centiare, e così via. In Corsica queste ingiustizie sembrano naturali perfino ai nemici, i quali farebbero appunto lo stesso in favore dei loro clienti, se fossero al potere.

      «I giudici di pace sono onnipotenti, ma parzialissimi e devoti al partito che li ha fatti nominare. Nella compilazione delle liste elettorali fanno a loro capriccio, togliendo o aggiungendo quei nomi che possono nuocere o giovare al partito, in barba alla legge e ai decreti delle Corti d'appello e di cassazione. Ciò è talvolta causa di gravi delitti. Francesco Ricci, fattorino, era stato cancellato dalle liste, dietro istigazione della famiglia Moracchini. Alle elezioni municipali, furibondo perché non poteva votare, Ricci si appostò dietro una siepe e tirò una fucilata che ferì uno dei Moracchini. Rimproveratogli il delitto, Ricci rispose: «Se non avessi agito così mi avrebbero preso per un lucchese».

      «Le gherminelle nei giorni di elezioni sono varie e infinite, ma spesse volte volgono al tragico. A Palneca il maire Bartoli rinviò tre volte lo scrutinio per aspettare il momento favorevole; la quarta volta (28 settembre 1884) 80 suoi partigiani si chiusero di buon mattino con lui nella mairie e vi si fortificarono; quando arrivarono gli avversari non poterono entrare. Esasperati, volevano dare l'assalto, ma furono respinti a fucilate; per tutto quel giorno si scambiarono colpi da una casa all'altra e si ebbero a deplorare morti e feriti. Gli avversarii del Bartoli dichiararono al Prefetto di essere «pronti a morire anziché vivere in schiavitù».

      «In tutta la Francia, nel 1885, si constatarono 42,523 contravvenzioni rurali. La sola Corsica ne aveva 13,405, quasi il terzo!»[30].

      La progredita civiltà, centuplicando i bisogni ed i desiderî e facilitando con la maggior ricchezza gli eccitamenti dei sensi, nei manicomi aumenta gli alcoolismi e le paralisi generali[31], e nelle carceri i rei contro le proprietà e contro il buon costume. La statistica ci mostra, infatti, che di tal natura è la maggior parte dei reati commessi nelle capitali e dalle classi côlte, e che sonvi ora in aumento[32]. E di tal natura Sighele ora dimostra che è la criminalità collettiva moderna—o quella delle classi borghesi in confronto colla popolazione.

      Constatata l'esistenza di queste due forme di criminalità collettiva, si chiede: perché la criminalità dei ricchi è frodolenta e quella dei poveri violenta? Perché, risponde (o. c.), le classi superiori rappresentano ciò che è veramente moderno, mentre le classi inferiori rappresentano ancora, nei sentimenti e nei pensieri, un passato relativamente lontano; ed è perciò logico e naturale che le prime siano moderne, evolutive nella loro criminalità collettiva, e siano invece ancora violente, per non dire assolutamente ataviche, le seconde.

      Il Bagehot scriveva: «per assicurarci che gli istinti delicati vanno sempre scemando nella discesa della scala sociale, non è necessario fare un viaggio tra i selvaggi; basta che parliamo con gli inglesi della classe povera, con i nostri stessi domestici[33].

      In secondo luogo, che la criminalità della classe agiata è un fenomeno patologico che indica la viziosa organizzazione sociale che oggi ci regge, e che sta per finire;-la criminalità della classe infima invece, può rassomigliarsi all'annuncio, patologico anch'esso, di una nuova êra che sta per cominciare. L'una, insomma, è l'indice di un tramonto, l'altra di un'alba; la prima è un segno di degenerazione, di un organismo già vecchio, l'altra è la crisi di un organismo giovane che cresce e s'avanza. Ed è perciò che la prima ha tutti i caratteri della sapiente e circospetta prudenza ed astuzia senile; l'altra tutti i caratteri della incruente e imprudente e sfacciata audacia di chi si sente giovane e forte.

      Infine, la classe ricca, non pel numero, ma per la sua forza e per le basi su cui si appoggia, rappresenta la maggioranza;—la classe infima, invece, la minoranza. Ora, è carattere psicologico di tutte le minoranze d'essere più audaci, più violente della maggioranza. Esse debbono conquistare, mentre questa non deve che mantenere ciò che ha conquistato,—si ha più energia per raggiungere un bene o uno scopo lontano, che non—raggiuntolo—per mantenerlo. La vittoria sfibra, mentre il desiderio di vincere aumenta il coraggio (Sighele, op. cit).

      È la riproduzione collettiva del fatto individuale per cui uno solo assalito da molti spiega una energia che non avrebbe se altri fossero insieme a lui. È la necessità della difesa che raddoppia le forze di chi è solo e più debole; è l'istinto della propria conservazione che si sveglia più possente dinanzi al pericolo e che dà all'organismo quello che suol chiamarsi il coraggio della disperazione.

      Nel campo criminale questa legge di natura non poteva venir meno e doveva quindi far sì che la classe infima, avendo a lottare contro avversari di essa assai più possenti, compensasse la propria debolezza colla violenza e coll'audacia dei mezzi.

      Fino ad un certo punto possiamo averne una dimostrazione anche in Italia. Nel 1869, la popolazione delle città nostre e grosse borgate, che non passava i 5 milioni e mezzo, diede una quota pressoché uguale di delinquenze a quella dei piccoli borghi, che toccava gli 11 milioni; ne' reati contro l'ordine pubblico, contro il buon costume la sorpassava del doppio, mentre uguagliavala, anzi le era inferiore, nei delitti contro le persone (Curcio, op. cit. pag. 92), Chi esamina le belle carte grafiche, pubblicate dal Bodio nell'Italia Economica, trova un parallelismo tra il numero dei delitti contro le proprietà, la densità della popolazione, e la coltura.—Così Milano, Livorno, Venezia, Torino offrono un maggior numero di reati contro la proprietà, uno minore di ferimenti, e presentano la maggiore densità della popolazione, e più scarso numero di analfabeti.

      Le Calabrie, gli Abruzzi, la Sicilia, Roma, con molti analfabeti, danno le cifre massime di reati contro le persone. Faremo eccezione per Napoli e Palermo, che con grande densità di popolazione e con un numero notevole di analfabeti, sono ricche di reati dell'una e dell'altra classe; e Bari e Lecce, Benevento e Lucca, che con popolazione abbastanza densa scarseggiano dei reati contro la proprietà, e Catanzaro e Caltanissetta che sono in condizioni inverse.

      Ma le molte eccezioni in Italia, su cui ritorneremo, non fanno meraviglia, stante che in alcuni paesi non è ancor ben precisato il limite dove cessava la barbarie, e non si è fermata ancora l'oscillazione ed il perturbamento indotto dai grandi avvenimenti politici.

      Che la civiltà non possa fare di più, che essa non possa altro che cambiare l'indole, e forse accrescere il numero dei delitti, per quanto spiacevole, sarà facile a comprendersi, da chi ha veduto, quanto poco giovi alla difesa e quanto più all'offesa la progredita istruzione.

      Ed alle ragioni toccate qui, vanno aggiunte altre di ordine diverso.

      La civiltà, grazie alle ferrovie, alle concentrazioni burocratiche, commerciali, ecc., tende sempre ad ingrandire i grossi centri, ed a popolare sempre più i capo-luoghi.


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