Il roccolo di Sant'Alipio. Caccianiga Antonio
Allora incominciò quella minuziosa ed insolente manomissione che il governo austriaco soleva praticare nelle case degli italiani sospettati del grave delitto di amare la patria. Vennero esaminati tutti i mobili, guardandovi dentro per di sopra e per di sotto, disfatti i letti, smossi i pagliericci, tastati i materassi, i capezzali, i guanciali, le coltrici, capovolti i canapé, indagati i sacconi, vuotati a fondo i canterani, aperti i cassettoni e le scrivanie, scompigliate le vesti e i pannilini, frugate le carte, i registri, le lettere, profanate tutte le più sacre memorie domestiche.
Sior Antonio li seguiva stringendo i pugni, e mordendosi la lingua per non parlare.
Tiziano prese in un angolo sua madre e potè dirle senza essere inteso:
— Manda subito ad avvertire Michele....
Maddalena desiderando che Bortolo eseguisse sull'istante la commissione, gli andava facendo dei segnali che egli non intendeva, pareva diventato scemo, e poi un gendarme lo teneva d'occhio e non avrebbe lasciato uscire nessuno.
Trovarono degli scritti inconcludenti, delle lettere d'amici, delle note, delle memorie, che posero sotto sigillo, e quando ebbero finito di mettere la casa sottosopra senza costrutto, e si credeva che se ne andassero, il commissario dichiarò che il signor Tiziano doveva seguirlo.
— Io rispondo di mio figlio — disse sior Antonio — domani mattina andremo insieme dal signor Commissario distrettuale che mi conosce da un pezzo e....
— I miei ordini sono precisi — soggiunse il commissario di polizia — io devo arrestare il signor Tiziano Larese, e condurlo in ufficio....
— Lo conducete in prigione!... — esclamò Maddalena disperata — mio figlio è un galantuomo, e non ha fatto mai torto a nessuno.
Sior Antonio incominciava ad incrociare le ciglia, ed era cattivo segno. Tiziano prevedendo una fiera burrasca volle evitarla, e disse con calma:
— Non vi affannate, non vi date pensiero, nessuna ragione può valere contro la forza. Il diritto, la giustizia non possono opporsi con parole alla violenza, io seguirò il signor Commissario protestando che cedo perchè sono il più debole, che il governo commette un'ingiustizia.... e voi sapete quello che dovete fare.... — e così dicendo fissò in volto sua madre e le fece un segno d'intelligenza.
Poi prese il cappello e il tabarro, e seguì i gendarmi e il loro capo, ed usciti dalla porta ne trovò altri due che aspettavano davanti l'uscio, ed altri due che giravano intorno la casa, e tutti uniti si avviarono all'ufficio, camminando in silenzio sulla neve.
Erano poco lontani quando la povera Maddalena tutta in lagrime, comunicò a suo marito il desiderio del figlio:
— Basta che non sia troppo tardi!... egli esclamò, ma in ogni caso bisogna tentare.... e chiamato Bortolo lo ammonì come dovesse con immense precauzioni avvicinarsi alla casa di sior Iseppo, procurando di non essere veduto da nessuno, chiamare Michele, avvertirlo dell'arresto di Tiziano, e metterlo in guardia sulla sua sorte.
Bortolo partì, prese una scorciatoja, osservò attentamente se qualcuno si avvicinasse, e potè essere introdotto in casa senza essere veduto.
Il giovane, sorpreso, non perdette tempo; seguì il messo senza fraporre alcun indugio, e si allontanarono chetamente dalla casa per un viottolo nascosto fra stretti muri, e non erano ancora molto lontani, quando la luce d'un fanale che si avanzava, riflesso ad intervalli dalle baionette, li avvertì che una pattuglia si avviava verso la casa dalla quale erano usciti in tempo. Si nascosero nel vano d'una porta, e poterono osservare, senz'essere veduti, il commissario e i sei gendarmi che picchiavano all'uscio.
— Oh i birboni! esclamò Bortolo, li riconosco, sono quelli stessi di poco fa!...
Le pedate sulla neve avrebbero potuto tradire il loro nascondiglio, dovettero dunque allontanarsi e raggiungere la strada principale, ove la neve era già pesta, e dietro l'angolo d'una casa stettero ad attendere il ritorno della spedizione. Ma la visita fu assai più lunga della prima. Sospettando che Michele fosse nascosto rovistarono la casa dalla cantina fino al tetto.
Intanto Michele s'informava da Bortolo di tutti i particolari dell'arresto, e così venne a sapere che doveva la sua salvezza all'amico, e in parte anche al caso fortunato che in quel momento non si trovassero in Pieve che sei gendarmi, ciò che rendeva impossibile di fare due arresti nello stesso tempo. Anzi non ce n'erano che quattro, gli altri due erano giunti da Ceneda la sera stessa, insieme al commissario mandato apposta da Venezia per arrestare i due giovani.
Quando la triste falange uscì dalla casa colle mani vuote, assai malcontenta della impresa fallita, si fermò alquanto sulla via a consigliarsi, poi uno dei gendarmi allontanandosi dai compagni andò ad appiattarsi dietro un angolo del muro mentre gli altri ritornavano mogi mogi al loro quartiere. Era evidente che colui che stava nascosto aspettava il ritorno di Michele, nella supposizione che non fosse ancora rientrato in casa, per arrestarlo sulla porta prima che fosse avvertito dai parenti di mettersi in sicuro.
Era necessario di prendere una decisione, e di procurarsi i mezzi di salvezza, ma ciò non riusciva tanto facile in un piccolo paese, e in una notte d'inverno e colla neve.
Dopo varie considerazioni Michele non seppe trovare migliore espediente che di ritirarsi con Bortolo in casa dell'amico, come in luogo oramai sicuro, per prendere gli opportuni concerti con sior Antonio, su ciò che fosse da farsi; e camminando con infinite precauzioni per non essere scoperti si raggirarono per vie remote, penetrarono in un orto confinante colla casa Larese, ove entrando per le adiacenze, senza far rumore, comparvero improvvisamente in mezzo alla famiglia, immersa nella desolazione per la recente sventura.
Furono tutti sorpresi di veder Michele, e trovarono imprudente la sua venuta, ma egli non tardò ad assicurarli che non si correva nessun pericolo, e che i gendarmi non sarebbero venuti due volte in una notte. Allora incominciarono le spiegazioni fra lui e sior Antonio; il quale gli chiese con vivo interesse:
— Che cosa avete fatto per essere arrestati?
— Niente.... niente di male. Qualche scherzo ai croati....
— Via, parlate schietto.... nell'interesse di Tiziano.... per apparecchiare la sua difesa bisogna sapere di che cosa può essere incolpato....
— Frivolezze.... declamazioni.... brindisi.... che so io!...
— Ma che brindisi avete fatti?
— Dopo la laurea abbiamo invitato a pranzo gli amici.... siamo stati allegri come potete immaginare.... abbiamo bevuto alla salute d'Italia.... abbiamo gridato Viva Pio IX!... Viva Gioberti!... Viva Guerrazzi!... Viva Mazzini!...
— Ah disgraziati che cosa avete mai fatto!... ne avete per vent'anni di Spielberg!... quel povero Silvio Pellico ne ha fatto assai meno di voi!...
— I tempi sono cambiati. Pio IX ha aperta l'era della libertà... noi tutti vogliamo l'indipendenza... vostro padre, il povero nonno Taddeo, ci diceva sempre che il dominio straniero è una vergogna per l'Italia.... e voi avete sempre pensato egualmente....
— È vero.... ma bisogna agire con prudenza.... ci vogliono fatti e non ciarle, mio caro, per liberare l'Italia.... voi siete stati imprudenti.... avete congiurato....
— Potete essere sicuro che non abbiamo carte compromettenti, che non si troveranno argomenti per fondare un processo.... la nostra congiura sta dentro di noi, nell'unanimità dei nostri voti, nella fermezza del nostro volere.... nella coscienza del nostro diritto.... nel nostro onore!... Noi non siamo più una setta, nè una legione.... ma siamo un popolo di fratelli.... vogliamo essere padroni in casa nostra.... non vogliamo più stranieri in Italia.... non abbiamo più paura nè delle prigioni, nè dei patiboli, nè delle baionette.... moriremo tutti.... o saremo liberi!...
Sior Antonio dimenava la testa, stringeva le labbra, mormorava delle parole incomprensibili, una lotta interna lo agitava, egli si era sempre mostrato ottimo patriotta, ma davanti all'arresto di suo figlio le sue idee si confondevano, il dolore soperchiava ogni altro sentimento; suo figlio in mano dell'Austria, gli faceva rammentare