Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, applicata all'Italia. Carlo Bianco

Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, applicata all'Italia - Carlo Bianco


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Spagna, a vicenda questi due grandi corpi sacro, e profano in reciproco sostegno appoggiandosi, l'uno cogli scritti, e con tutti i mezzi mondani di che poteva disporre poneva studio a persuadere le persone illuminate, ed in prò della patria oppressa le loro menti stimolare, non menocchè di fornire il necessario alle molte bande in campo, per liberarla; e l'altro col potere, ed influenza che lo stato ecclesiastico sopra l'animo dei contadini ignoranti gli somministrava; il confessionale volgeva, come il più segreto, efficace, e sicuro mezzo di cospirazione in prò della patria, contro chi allora nel paese padroneggiava; e tanto conseguirono l'intento loro, che in breve la superficie di quella penisola fecero tutta di ardimentose bande di cittadini armati pullulare, e tutta la popolazione in generale, che poi spiegò un eroismo maraviglioso, ed una pertinacia a tutta prova, a scuotere gagliardamente pervennero. Usarono presso a poco degli stessi modi, i Greci volendo in istato libero costituirsi, e far impeto, contro l'oppressore ottomano; e fino dall'anno 1814, come viene dallo storico signor de Poqueville riferito, cominciò a mettersi in piede la grande lega segreta dell'Eteria, avendo essa pure per centro la synomotia ardente, che sù tutti i punti del continente da essi inteso di liberare, per irradiazione si spargeva; la quale poi alla grande epanastasia, ossia rivoluzione, sì meritamente, pei moderni Greci onorevole, diede avventurosamente origine. Chiaro da tuttocciò argomento appare, che le nazioni per affrancarsi dalla tirannide contro i loro iniqui oppressori insorte, tutte alle publiche o private leghe si rivolsero. E che essendo noi nel caso degli Spagnuoli e dei Greci, se non vogliamo del nostro desiderio restar schermiti, c'è forza di avere a quest'ultime ricorso. Quando al sublime progetto di regenerazione della patria, uno si appiglia, non mai potrassi quel saggio proponimento menare ad effetto, avvegnacchè sia generalmente il popolo ben disposto, senza un previo convegno fra cittadini a levarsi i primi in difesa della patria determinati; perciocchè il popolo senza un impulso uniforme, e concorde, di leggieri mettesi in iscompiglio, ed ordinariamente avviene che con pochissima forza, a pacificarlo, o sconfiggerlo, i tiranni pervengono. I tumulti che in varie parti d'Italia, in Genova, in Napoli, etc., le tante volte successero, per particolare convenienza d'alcun cittadino, per fame, per respingere la bolla dell'inquisizione, per ridurre le gabelle sui viveri, quella di Masaniello, etc., essendo solamente commozioni, e non da patrio incitamento prodotte, ne consegue, che in accordando subitamente tutte, o parte delle domande del popolo a rumore levato, o movendo truppe regolari contro lo stormo, diradasi all'istante la folla mancante dell'ordine conveniente, e poco dopo tutto è finito, dimodocchè puossi ad un fuoco fatuo paragonare; ma deve il fuoco di una insurrezione nazionale di principj essere ben guidato, lento, sostenuto ed inestinguibile. Per regolare lo slancio generale, e portarlo a buon fine, converrà dunque che i buoni, e decisi Italiani, una lega fermino segretamente frà di loro; nuove non sono queste in Italia; perchè senza riandare nel tempo antico quelle dei Guelfi, e Ghibellini, dei Bianchi, e dei Neri, ed altre che sono lontane, abbiamo recenti esempi, che ci fan fede; esser quelle nel nostro paese ben conosciute, e praticate come sarebbero la carboneria che negli ultimi tempi fece tanto parlare di se, quantunque non sia stata nel suo operato, felice, la lega degli Adelfi, dei Filadelfi, e finalmente dei sublimi maestri perfetti. Tutte queste in varie differenti maniere, le une con vedute più estese, le altre più ristrette, alla liberazione della patria tendevano. Ora a noi pare che tutte dovrebbero pel bene di quella a rinunziare alla loro peculiare esistenza, ed in una sola nuova trasfondersi, ed affine di potere con passo regolare, ed uniforme giungere allo scopo, sotto una sola direzione frà di loro collegarsi; ella è cosa evidente, che ciascuna in corpo separato operando, non potranno mai produrre un effetto intiero, e le gravi, e delicate operazioni di una generale insurrezione italiana, ben dirigere. Stabilito quindi un principal centro in una qualunque città della peninsola, questo dovrebbe in centri secondarj dai quali dipenderebbero altri di terza e quarta e quinta classe, per irradiazione diramarsi, onde viemmeglio rimanere capaci del sovraesposto. Supponiamo che i veri amatori della patria un centro, o congrega principale costituiscano; dovrebbe quella, primieramente il quadro geografico statistico della penisola che conta venti milioni d'abitanti, ben osservare, e quindi quella in quattro grandi partimenti eguali dividere ed a ciascuno dare il nome di provincia, ad una congrega provinciale segreta la direzione di quei cinque milioni d'abitanti affidarne, che secondo il calcolo di venti per cento dovrebbe dare un milione di uomini atti a combattere; ogni provincia in cinque cantoni, di un milione d'abitanti ciascuno, dividere, che potrebbero duecento mila uomini mettere in campo; ogni cantone in dieci distretti di cento mila, che venti mila combattenti ciascuno, darebbero; questi distretti si diramerebbero ed in ogni città, borgo, paese, o villaggio piccolo, o grande che fosse, avrebbero una congrega a loro rispondente.

       La congrega distrettuale corrisponderebbe con le assemblee di cantone, queste con le congreghe provinciali, che dalla congrega principale direttrice di tutto il movimento, dipenderebbero, così tutte le subalterne al centro superiore rispondendo, la massa degli abitanti d'Italia in tal modo divisa, e regolata, il movimento d'una macchina tanto grande agevolerebbe.

      Il dovere di queste congreghe, ed assemblee una volta costituite, sarà di far giurare i capitoli della lega a tutti gl'Italiani ben disposti in favor della patria; di fomentare in ogni modo lo spirito publico, e quegli Italiani propensi alla guerra d'insurrezione ammettere alla taglia; dare l'impulso alle masse; far sorgere bande in ogni parte, e provvederle del bisognevole; in somma fare in segreto tutto quanto verrà nel capitolo del governo provvisionale da noi proposto, e sarà possibile nella loro critica posizione, di ben eseguire.

      I capitoli della lega, dovranno obbligare al giuramento di combattere fino alla morte, o alla riescita dell'impresa; di non mai negoziare col nemico, ma con una guerra accanita, di giorno, e di notte senza dargli riposo, del tutto esterminarlo; d'impiegare in quella non solo la forza aperta, ma pure il veleno, e la fraude; di far la guerra a sue spese, e non mai un soldo regolare pretendere, di non posare le armi fino alla fine della guerra; gli altri capitoli comprenderanno la nuova forma di governo da stabilirsi; la subordinazione ai condottieri, etc. Dovranno questi capitoli nelle parti non ancora liberate davanti una delle congreghe segrete, ed in quelle che di già lo saranno, al cospetto dei primati, essere con solenne giuramento da ogni cittadino accettati, e quindi a puntino eseguiti. Saranno in oltre quelle congreghe in dovere di occuparsi dello stato politico interno, ed estero; tutto sapere; a tutto provvedere; mantenere intelligenze nelle fortezze, e presso i nemici, onde potersi impossessare delle prime, e distruggere i secondi; osservare, che i giuramenti vengano eseguiti, e punir di morte inevitabile tutti gli spergiuri; insinuarsi nelle truppe al soldo in oggi della tirannide, e trar con loro tutti quei cittadini, che caldi di amor patrio, di unirsi alla santa lega sono impazientemente bramosi; in somma, e con iscritti, e con parole, e con fatti venire a capo dell'opera, o morire.

      L'esempio degli Spagnuoli che lavorarono a quell'uopo quando il proprio paese, era dalle truppe francesi occupato, e che quando in apparenza umili e tranquilli obbedivano nelle città agli ordini loro, numerose bande di tutto punto provvedute, al campo mantenevevano provaci a sufficienza l'agio col quale puossi eziandio in un paese sotto il dominio del nemico, attivamente operare. Il maresciallo Govione di San Ciro, nella sua opera sulla guerra de Francesi in Catalogna, al capitolo sesto, dice che «la città di Barcellona aveva in campo due battaglioni di Micheletti; gl'individui di quei corpi, senza divisa entravano tutti i giorni in città, per ricevere la paga, gli abiti necessarj, e le reclute per tenersi sempre al completo; mai fu possibile al generale Duhesme di farne un solo catturare, tanto era ben mantenuto il segreto». Notisi, che un'astuta, ed attivissima polizia vegliava sù la condutta di tutti i cittadini nell'interno, s'immischiava nei loro più minuti affari, a tutte le ore della notte, con visite domiciliari gli sorprendeva, ed erano da due corpi di truppe rispettabili, l'uno da dentro, e l'altro da fuori della piazza in grande soggezione tenuti; e che qualità de soldati! Quelli che tutti i re d'Europa, e le loro legioni mandarono a sbaraglio! Potrebbe alcuno in leggendo il capitolo delle congiure del sommo nostro Machiavelli, nel quale vengono minutamente descritte le numerose difficoltà che al perdurle al effetto sono d'ostacolo, e quasi persuadono essere cosa anzi che difficile, impossibile, di poterle portare a buon fine, lasciarsi per avventura dal timor soprapprendere, ma se poi maturamente questi rifletterà, gli sarà facile di persuadersi la nostra congiura non essere come quella dal segretario fiorentino descrittaci, maneggiata da particolari per loro privata individuale convenienza, ed utilità; ma una di quelle grandi, e generose ispirazioni nella quale tutti i cittadini pensanti, tutti i cuori benfatti, e capaci di emozioni virtuose cospireranno, e che non


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