Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, applicata all'Italia. Carlo Bianco
all'indomani trucidare; non nel morire combattendo, ma nel salvarsi a tempo, l'onore del volontario della patria consiste e più onorato è quegli, che più nemici della patria distrugge.
Il maresciallo Govione di san Ciro, nelle sue memorie sulla guerra di Catalogna, al capitolo quinto, parlando delle disposizioni, che prima della battaglia di Valls, il generale spagnuolo Reding disegnava, così si esprime: aveva il generale Reding passata una parte del giorno 24 in consiglio di guerra per sapere come potrebbe evitando una battaglia, a Tarragona pervenire; ordinò che il generale Martì commandante delle truppe rimaste sotto quella piazza, fosse pure a quel consiglio presente. Membri influenti portavano opinione, si dovesse il combattimento evitare, ma per ciò sarebbe stato d'uopo mandar le artiglierie ed i bagagli a Lerida, e ad uno, ad uno, per la via di Prades, e per uno stretto sentiero che passando per Selva, termina a Costantì le montagne attraversando, per così dire alla sfuggita sfilare; dove si sarebbe, la riunione dell'esercito, dicevano essi, tosto, e senza rischio operata. Aveva Reding quel consiglio rigettato, che poteva ad un comandante di bande convenire, ma che avrebbe un generale alla testa d'un esercito, certamente disonorato, dando a quello del colonnello inglese Doile, ch'era di francamente le due divisioni del settimo corpo attaccare, la preferenza: ecco da questo valoroso Maresciallo, la esistente varianza, fra l'onore militare del soldato regolare, e quello del volontario in bande, chiaramente spiegata; fù Reding a Valls compiutamente sconfitto, per aver voluto il suo onore immacolato serbare. Se fosse stato un Claros, un Rovira, od un Empecinado, il partito più sicuro, di sfilare come fuggitivo per quel sentiero, scelto senza dubbio avrebbe, evitando una battaglia che come dall'opinione della maggior parte del consiglio appare, assai maggiori probabilità in favore dei Francesi presentava; e pel vantaggio di recargli nell'avvenire certo danneggiamento, avrebbe la taccia di codardia, in quell'istante, con gusto sopportata. Convenire, che sia ad un condottiero dicevole, per rispetto umano, o per ciò che possa essere dal publico argomentato, oppure pell'ambiziosa speranza d'una vittoria dubbia, di venir a giornata, sarebbe ad una imbecille, o almeno inopportuna vanità, la sorte della nazione sagrificare; quella stolta massima, che per conservar l'onore dello stendardo, debbasi qualunque possa esserne il resultamento, una battaglia arrischiare, dandole anche un'estensione, che noi siamo ben lungi di concedere, può solamente, nelle guerre ordinarie, e di pura ostentazione, in che del sangue dei popoli empiamente si traffica, per altrui utilità, o convenienze molte volte al ben publico nocevoli, od almeno indifferenti, essere seguita: ma quando per l'independenza, e libertà nazionale si combatte, un delitto, una sacrilega empietà, quella sarebbe di sconsigliatamente in un dubbio conflitto, avventurarla; e virtù sublime, obbligo sacrosanto, quello di vincere con sicurezza, qualunque siano i mezzi per ciò impiegati, sarà da considerarsi. Chiaro, le relazioni della guerra dell'independenza spagnuola, ci fanno, che i condottieri di bande, del punto d'onore negli eserciti regolari a capitale avuto, valorosi seguaci, tutti con notabile pregiudizio della causa che difendevano, vittime della loro intrepidezza rimasero; mentre per lo contrario molti altri, che dall'opinione publica erano di codardia quasi accagionati, si sostennero e molti ed utilissimi servigj alla patria prestarono. Chiunque per liberare il suo paese dalla schiavitù, a guerreggiare si piglia, dovrà quelle azioni soltanto, che un reale, e manifesto vantaggio gli procacciano, per onorevoli, magnanime, e gloriose considerare; e solo avere per celebri, comecchè maravigliose siano, quelle, che dalla vera utilità della patria, si separano.
Era massima degli Spartani e da loro, negli affari di stato, e della guerra, seguita, di far maggior caso dell'astuzia, e superchieria, che del coraggio e lealtà; e Plutarco alla pagina 238, delle istituzioni Lacedemoniche, dice che quando gli Spartani, alla finezza ed industria de' loro generali, la vittoria dovevano, in rendimento di grazie, immolavano un bove, ma quando credevano di doverla solamente al loro coraggio, ed alla forza dalle armi, di sacrificare un gallo si contentavano. Con quest'uso in apparenza bizzarro, volevano gli Spartani, all'impiego dell'astuzia, piuttostochè della forza aperta, i loro generali assuefare: l'oggetto a cui mira il cittadino armato, dovendo sempre essere quello, di tutti i nemici, che opprimono il suo paese, sterminare, sarà l'uso di qualsivoglia cosa indistintamente, purchè a quelli possa nocumento arrecare, per lui onorevole; epperciò d'impiegar l'armi, il raggiro, l'astuzia non meno, che l'uso proprio una volta delle barbare nazioni di avvelenar le freccie, per la maggior quantità possibile di nemici levar di vita, e come conveniente mezzo tutto quanto ad ottenere il suo fine lo porti, quale opera onorevolissima e degna della maggior laude valuterà, l'avvelenamento delle farine, dei pozzi, e delle fontane, non meno, che il destro cogliere d'attaccare individualmente il nemico quando abbandonato a fallace fidanza, può in un tranello cadere, ed alla spicciolata i soldati avversari trucidare, sono modi tutti che possono per avventura al militare d'un esercito regolare disdire, ma che commendevoli, e di grande onore debbono pel cittadino liberatore della patria essere riguardati. Il fatto di Muzio Scevola di notte tempo nella tenda di Porsenna, per assassinarlo introdottosi, che, andato per isbaglio il meditato regicidio a vuoto, per mantenere quel re in inganno, e spaventarlo, volle delle menzogna servirsi, tutto per altro in prò di Roma rivolto, non v'ha chi come sublime e maraviglioso tratto di amor di patria e come arduo, ma glorioso esemplare di virtù, non lo citi, e con noi non convenga che se la militare lealtà a questi atti, del tutto non acconsente, sono però per cittadino indispensabilmente doverosi ed onorevoli. Altri non meno sublimi esempj di cittadino eroismo, ci vengono dalle sagre scritture offerti, uno fra i quali si è l'assassinio d'Oloferne, generale di Nabuccodonosorre primo, che colla forza aveva gli Ebrei al giogo straniero assoggettati; giuocando col general babilonico alla civetta, mise la bella Giuditta tutti gl'inganni e femminili seduzioni in atto, e colle attrattive del leggiadro corpo e venustà del suo sembiante nel petto, un fuoco di ferventissimo amore gli accese, e tanto era di lei preso il superbo capitano, che mai ben non sentiva se non quando a se vicina la vedea; avveduta l'eroina di Betulia, quella fiamma a bella posta per la liberazione della patria allumata, coll'esca di lusinghevoli carezze nutricava, finchè giunto il buon momento, non riputandosi a vergogna di essere da soldati, quando pel suo paese impiegavasi, d'opere men che oneste accagionata, venutole fatto di trovare il generale addormentato, colla sua stessa scimitarra spiccògli la testa dal collo, e giunse per mezzo di quel tradimento, di quell'assassinio, la independenza de' suoi compatrioti a riscattare. Sisara a tradimento da un'altra donna ipocritamente umana perchè sotto apparenza di zelo del bene di lui, trucidato, è pure in quelle pagine soggetto di speciale commendazione, e Gezabele da suoi vassalli sotto il comando del sommo sacerdote, dai ballattoj del palazzo precipitata, poscia diviso e sbranato il suo corpo dato pasto ai cani delle strade; Matatia e figli, che coll'inganno e la forza, il tiranno Antioco Epifane cacciarono; l'insurrezione delle tribù contro Roboam successore di Salomone, ci presentano tanti esempi, da quelle stesse scritture autorizzati, co' quali la giustizia d'impiegare ogni mezzo, per la patria da qualunque tirannia, straniera, o domestica liberare, viene con publica testimonianza dalle sagre pagine provata, e non esser punto disonorevol cosa, con tale sacrosanto disegno il pugnale, il veleno, il tradimento, e la frode adoperare, chiaramente ci dimostrano. Non malagevol cosa sarebbeci molti altri fatti, della storia sacra e profana ancora, tutti una tale asserzione corroboranti, estrarre, da infiniti autori commendati dalla universale opinione per secoli ammirati, ed applauditi: ma piucchè bastevoli saranci al certo i sovra esposti nella sagra scrittura consegnati, di quel popolo che sotto gli ordini immediati di Dio continuamente operava, e furono quei tradimenti ed assassinj dall'altissimo approvati, e benedetti. Saranno dunque, speriamo, sulla necessità di riconoscere, ed approvare quella differenza di virtù e di onore, fra il volontario della patria ed il guerriero che milita secondo il sistema regolare di guerra, anche i più scrupolosi persuasi e convinti.
Avvegnacchè il cittadino per la liberazione del suo paese guerreggiante, debba i dettami di queste massime d'onor patrio scrupolosamente seguire, gli avverrà nondimeno nel corso della guerra, di dover pur anche quelle da noi già dette per essere dal soldato regolare precipuamente praticate, mettere alcune volte in uso, perciocchè, nel caso, per esempio, di trovarsi per malavventura dal nemico sorpreso, e da ogni parte circondato, gli avverrebbe di necessità imposto l'obbligo di venire all'urto, respingerlo, e farsi strada col ferro, o sul posto morire, anzicchè arrendersi, e davanti al nemico della sua patria grondante di sangue italiano, vilmente il ginocchio piegare. Ecco dunque spiegato qual debba essere l'onore del volontario della patria, alle massime del quale dovrà i suoi procedimenti addattare, s'egli è veramente, la liberazione del suo paese, di ottenere desideroso.