La Principessa Belgiojoso. Raffaello Barbiera

La Principessa Belgiojoso - Raffaello Barbiera


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Mazzini. La principessa Cristina e il principe Emilio Belgiojoso furon tra i primi a seguire gl'ideali dell'agitatore ligure ch'esclamava: “Io adoro Dio e un'idea che mi viene da Dio: un'unica Italia.„ Ed essi furon tra i primi ad ajutarne gli sforzi con ricchi doni di denaro.

      Il principe e la principessa gareggiavano anche nel render gradito l'esilio ai profughi in Svizzera, invitandoli a veglie, e nel soccorrere largamente i poverelli delle città che li ospitavano. Ma non eran le veglie, le feste di Milano; non v'era neppur l'ombra di quel memorando ballo in costume dato nella notte del 30 gennajo del 1829 nel suo palazzo di Porta Orientale (ora Corso Venezia) a Milano, dal conte Antonio Giuseppe Batthyány, gran magnate ungherese, ciambellano di Sua Maestà l'imperatore d'Austria. Quel ballo rimase memorando per la folla smagliante dei cavalieri patrizii e delle dame, pei costumi storici ricchissimi che i pittori Francesco Hayez e Migliara disegnarono, e che le sartorie di Milano, di Parigi, di Vienna approntarono con lusso regale. Erano ancora uniti, allora, i principi Belgiojoso; ed entrambi in quella festa facevan parte della spettacolosa quadriglia di Francesco I re di Francia; il principe in candide maglie; la principessa, dama d'onore, nel suo abito di velluto color della viola. Il padron di casa, conte Batthyány, vestiva l'azzurro costume d'un principe montenegrino, ravvolto in un largo, rosso mantello, come un diavolo: le contesse Filippina e Eleonora Batthyány s'aggiravano vestite da persiane fra le quadriglie dell'Otello, dei cosacchi, degli scozzesi. Era un parente della principessa Belgiojoso il gentiluomo vestito da Lusignano re di Gerusalemme: era, infatti, il marchese Giorgio Trivulzio, che dovea morire per le ferite gloriose ricevute combattendo col popolo alle barricate delle Cinque Giornate. E v'era la madre di lei nel costume di Diana di Poitiers, la stella d'Enrico II di Francia; e il cognato conte Antonio Belgiojoso, paggio, e il conte Rinaldo Belgiojoso montanaro scozzese, e la bella, voluttuosa moscovita contessa Giulia Samoyloff sotto i panni di contadina russa. La duchessa Visconti di Modrone e la contessa Cristina Archinto splendevano nel costume, l'una di regina Berengaria, l'altra, d'antica italiana. V'era anche l'Hayez. Il celebre capo del romanticismo pittorico, pompeggiava nei velluti di Giulio Romano.... Un centinajo di tipi, di costumi scintillanti, di tutte le epoche, di tutte le Corti! Quali ricordi di buon gusto, di riproduzioni storiche esatte, quali visioni di luce e di dolcezze!

      Ah, ma non tutte vere dolcezze!... Vicino alla principessa Belgiojoso, strisciava un Pietro Aretino.... L'uomo, che indossava le vesti del più infame libellista, recitava allora sorridente, alla folla aristocratica, alcune sue terzine galanti, che dicevano come la satira nulla trovasse da pungere fra tanti splendori. Egli si chiamava Gaetano Barbieri, un mantovano, letterato men che mediocre, e creduto dai più una perla di galantuomo. Oh, sì, un bel galantuomo! Egli era, invece, una spia, protetto e pagato (coi denari del Governo) dal direttore della polizia austriaca, nobile Torresani. Era la stessa spia che seguiva nella Svizzera i passi di Cristina Belgiojoso; la stessa spia che scriveva le lettere da Ginevra?... Non possiamo affermarlo con sicurezza, neppure dal confronto delle scritture dei rapporti segreti, ora sbiadite dal tempo.

       Indice

      Il Metternich minaccia il Governo del Canton Ticino. — I profughi della Svizzera: un suicida. — Torna in scena la spia. — L'Austria confisca i beni alla Principessa e la condanna alla morte civile. — Tentato arresto della Principessa. — Giuseppe Mazzini e la sua Giovine Italia. — La Principessa ajuta la Iª spedizione di Savoja.

      Il gran cancelliere d'Austria, principe di Metternich, s'irrita, ora, ancor più contro la Repubblica Elvetica per la facilità ond'essa continua ad accogliere i liberali, sfuggiti alla vigilanza dell'impero. Dopo d'aver rimproverato il mite Hartig di non aver vigilato abbastanza sui sudditi emigranti, il principe sfucina minaccie contro la Svizzera; e all'uopo, si serve della mano dello stesso Hartig!

      Proprio nel mese d'ottobre del 1830, nel quale il Governo del Canton Ticino rilascia decreto di cittadinanza svizzera alla principessa Belgiojoso, l'Hartig manda al presidente di quel Governo un inviato speciale, certo dottor Fermo Terzi, con una lettera minacciosa. È una lettera storica, che dimostra una volta di più come il re sardo e l'Austria procedessero di comune accordo contro i liberali. La lettera del conte Hartig al signor landamanno (presidente) “del lodevole Governo del Canton Ticino„, intima “l'estradizione di tutti quei rifugiati sudditi Lombardo-Veneti, che si sono resi complici del delitto d'alto tradimento, e l'immediato allontanamento degli altri individui pericolosi alla tranquillità delle limitrofe Provincie austriache e sarde.„

      La lettera continua altiera, e minaccia così:

      “La pronta esecuzione di questa misura per parte delle autorità soggette al lodevole Governo del Canton Ticino è riputata tanto urgente e tanto indispensabile dal Governo di Sua Maestà imperiale e reale, che mi troverei, — nel non sperabile caso di non vedere data retta a questo reclamo — obbligato a dichiararle, signor landamanno, siccome faccio colla presente, che il Governo di S. M. I. R. adoprerebbe tutt'i mezzi sanzionati dal diritto delle genti per costringere codesto lodevole Governo ad adempiere i trattati veglianti: verrebbero quindi immantinente a cessare le comunicazioni col Governo e cogli abitanti del Canton Ticino, ed inoltre adoperate tutte quelle altre misure giudicate necessarie, onde preservare i sudditi di S. M. l'augusto mio Sovrano, da qualunque siasi contatto con quelli di un Cantone, le autorità del quale dimostrerebbero col loro contegno, affatto ostile, di non voler più conservare relazioni amichevoli cogli Stati di Sua Maestà imperiale, reale, apostolica.„[12]

      Quasi una dichiarazione di guerra!

      A questi fulmini, il lodevole Governo del Canton Ticino dovrebbe atterrirsi.... Non si atterrisce. Risponde che quanto l'Austria e il Piemonte domandano è ben giusto; si nominerà una Commissione.... Ma la Commissione ticinese fa come il Turco: tira placidamente a lungo le decisioni sue; e mentre, in accordo col Governo centrale, elude, pel momento, le aspettative dei governi che minacciano di cancellare la Svizzera dalla carta d'Europa, protegge i profughi lombardi, i profughi piemontesi, i profughi degli altri Stati italiani, una prima nota dei quali, in una mattina, comparisce sullo scrittojo del conte Hartig. Fra quei nomi, spicca primo il principe Emilio Belgiojoso. Vi si leggono pure i nomi di due banchieri milanesi: Giacomo e Filippo Ciani, dalla polizia austriaca indicati quali eccitatori del nefando eccidio del ministro delle finanze Prina sulle vie di Milano nel 1814.... E v'è il nome di Filippo Guenzati di Gallarate, legatosi in amicizia patriottica e fida con Emilio Belgiojoso. Vi è quello di Carlo Bellerio, milanese, coltissimo e imperterrito uomo, dagli sguardi trafiggenti, pronto a ogni disperata purchè patriottica impresa, fratello della ammaliante Giuditta Sìdoli, che ama riamata Giuseppe Mazzini e lo ajuta, nei primordii, a diffondere la Giovine Italia. Il Bellerio è amico della principessa Belgiojoso; ed è amico del Mazzini, al quale rimane tenacemente fedele fino alla tarda vecchiaja, fino alla morte.

      Tra i fuorusciti italiani, che risiedono parte a Bellinzona, parte a Lugano, si nota un polacco, suddito prussiano, odiatore del regime assoluto della Sprea: il conte Onofrio Redoinski. Una notte, l'infelice si precipita da una finestra della povera casa dove dimora, e rimane morto sul colpo. Nei libri neri della polizia lombarda, è indicato come “esagerato e attivo liberale, che faceva frequenti viaggi in Francia per la corrispondenza fra i membri del suo partito.„ Chi oggi più lo ricorda?... Quante vittime oscure travolte nelle rivoluzioni! quanti dimenticati!

      Nel frattempo, la principessa Belgiojoso, non ostante la miseranda salute, si diverte a Lugano. Ella comprende che, in momenti sacri alla patria, tutto alla patria deve concedere; comprende che la donna superiore deve far di meglio nel mondo che lasciarsi corteggiare e adorare.... ma non ostante ella sia, e senta di essere, l'apparizione romantica più grandiosa che l'alta società femminile abbia dato all'Italia nella prima metà del secolo XIX, non per questo ella si abbandona alle lacrimose malinconie d'altre sorelle romantiche: i salici piangenti non sono piantati per la principessa Belgiojoso.

      È saporita la lettera segreta, che una spia austriaca (non Pietro Aretino del famoso ballo in casa Batthyány) scrive in data dell'ottobre di quello stesso anno, col grazioso nome di Pietro Dolce, al governatore Hartig sulla vita gioconda della principessa. È tutta da godere.


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