Natalìa ed altri racconti. Enrico Castelnuovo

Natalìa ed altri racconti - Enrico Castelnuovo


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E hai capito!... nessun equivoco, nessun malinteso.... Aut aut. Non lasciarti gingillar dalle chiacchiere, non accettare nessun mezzo termine.... Pensa che ce ne va della pace, dell'avvenire di una famiglia, che, in fin dei conti, è la tua famiglia; pensa a ciò che potrebbe accadere anche a colei se rifiutasse.... Perchè non t'illuda la calma con cui ti parlo.... Sarei inesorabile.... Guai se noi donne oneste non ci difendiamo!

      Strinse la lettera fra le dita nervose, e s'avviò con una mossa altera del capo. Sempre compito cavaliere, Ernesto Landi le aperse l'uscio.

      Dopo quindici o venti minuti che le parvero secoli, Lidia, appoggiata al davanzale della finestra della sua camera, dietro le persiane abbassate, udì chiudersi la porta di strada. Spinse adagio adagio le imposte e guardò per lo spiraglio. Era suo zio, in vestito elegante da mattina, con un fiore all'occhiello e una canna di bambù tra le mani. Veduto per di dietro, pareva piuttosto un giovinotto in via di conquiste che un uomo serio e maturo incaricato d'una missione delicatissima. Lidia lo segui con lo sguardo fin ch'egli ebbe svoltato l'angolo della strada; poi si ritrasse dalla finestra e s'abbandonò singhiozzando sul canapè. Nella naturale reazione che succede a un periodo d'orgasmo, nel presentimento che lo zio Ernesto non avrebbe saputo difender la causa affidatagli, tutta la sua energia era venuta meno ad un tratto. No, per lei non c'era più felicità, non c'era più pace, non c'era nemmeno il piacere crudele della vendetta, perchè mai, mai ell'avrebbe avuto il coraggio di valersi della lettera accusatrice. Poteva ella mettere a fronte due uomini, uno dei quali era suo marito, suo marito che, pur troppo, ell'amava? Poteva suscitare uno scandalo che avrebbe colpito lei e la sua Valentina?... D'altra parte, nella migliore delle ipotesi, in quella cioè che Natalìa si desse per vinta e accettasse i patti che l'erano offerti, ella, la Lidia, non era ugualmente una moglie tradita? Tradita, e chi sa da quanto tempo!

       Indice

      L'immagine di Natalìa si associava nell'animo di Lidia ai primi ricordi della sua giovinezza, quand'ella veniva a Venezia con la famiglia nella stagione dei bagni, e sulla terrazza del Lido, insieme alla madre, che pareva una sorella più matura, vedeva ogni giorno questa ragazza bruna, alta, snella, dagli occhi e dalle ciglia nerissime, dalla voce musicale e sonora, dal riso argentino, dal vestito elegante e chiassoso, cinta sempre da uno sciame d'adoratori. La vedeva sulla terrazza, e sulla spiaggia, e nell'acqua, nuotatrice intrepida, offrente al bacio dell'onda il turgido petto di cui la maglia attillata disegnava i contorni, gareggiante di velocità e di resistenza coi più provetti, così da sembrare talvolta, tanto si spingeva lontano, un punto perduto nello spazio. Indi la madre, inquieta, affacciandosi alla ringhiera agitava le braccia e gridava: Natalìa! Natalìa! Natalìa Maggianico, quest'era il nome che i conoscenti di Lidia pronunciavano innanzi a lei con qualche reticenza, con qualche tentennatina di capo, facendo intendere, con la debita discrezione, che non erano, nè lei nè la madre, signore della buona società. Anzi i puritani aggiungevano che ormai al Lido si trovava di tutto. Ah, più tardi, fatta esperta della vita e vedendo in che cosa consisteva la buona società, e che angioli di purezza e di virtù fossero gli uomini e le donne che vi appartenevano, com'ell'aveva riso di questa frase stupida e pretenziosa! Allora però n'era rimasta colpita, e deplorava sinceramente che non si potesse andare al Lido senza incontrarvi le due Maggianico. Nè al Lido soltanto, da per tutto le incontrava; per la strada, in gondola, sui vaporetti, la domenica in chiesa San Marco, la sera in Piazza al Florian. La madre declinava, più rapidamente forse che non comportasse l'età, ma Natalìa era ogni anno più bella, simile a una pianta che ogni anno estende i suoi rami e si carica di nuovi fiori. E sempre, sempre c'era una corona di giovani intorno a lei; e ovunque ella movesse il piede o sostasse c'era qualcheduno che si voltava per guardarla, qualcheduno che la segnava a dito, accompagnando il gesto con un'esclamazione ammirativa. Intorno alla Lidia non veniva nessuno; nessuno si fermava sul suo passaggio; nessuno chiedeva al vicino: — Chi è?

      È vero ch'ella sentiva ripeter sovente: — A quella Maggianico tutti fanno la corte, ma nessuno la sposa.

      Magra consolazione! A lei nessuno faceva la corte, e nessuno la sposava.... Così nel suo animo, pur buono e gentile, covava un sordo rancore contro la bellezza sfacciata di Natalìa e contro il mondo vigliacco che le si prostrava ai piedi. E, nondimeno, il suo fascino Natalìa l'esercitava anche su lei, su lei non conosciuta e non curata, ed ella ci pensava involontariamente, e involontariamente la cercava in mezzo alla folla e tendeva l'orecchio se altri la nominava. A poco a poco, mettendo insieme varie frasi côlte qua e là, ell'aveva saputo che, per ora, la ragazza non era che una civetta; le colpe grosse erano della madre, la quale aveva fatto una vitaccia da maritata e da vedova, e continuava a portare in trionfo la sua relazione con Ernesto Landi.... Di questo signor Landi s'era parlato spesso davanti a Lidia deplorando che un uomo così piacente d'aspetto, così garbato di modi, un uomo che avrebbe potuto aspirare a qualsiasi partito, si fosse lasciato succhiare il sangue e smunger la borsa da un vampiro come la Clara Maggianico. A tale proposito però c'era stato un giorno un signore, lugubre come il vecchio Silva, il quale aveva soggiunto: — Meno male che ne avrà per poco.... La Clara Maggianico è spedita dai medici. — E il signore, uno di quelli che s'ingrassano a raccontar disgrazie, s'era diffuso a descriver tre o quattro malattie incurabili da cui la povera donna era affetta e che le avrebbero concesso al più cinque o sei mesi di vita. Dopo questa rivelazione il malanimo di Lidia verso la Maggianico fu temperato da un senso di pietà dolorosa. Era sul finire della stagione; tra una settimana Lidia avrebbe lasciato Venezia per non tornarvi che nell'estate ventura; e nell'estate ventura ella non avrebbe più rivisto quella madre e quella figliuola ch'erano certo leggere e corrotte, ma che andavano sempre insieme e senza dubbio si volevano bene; avrebbe rivisto forse la sola Natalìa, vestita di nero, ella che amava i colori sfoggiati, dimessa e contrita, ella nelle cui pupille sfavillava la gioia, sulle cui labbra fioriva il sorriso.... Ma prevedeva ella il lutto imminente? Conosceva la madre il proprio destino? In Piazza, gli occhi di Lidia si fissarono quella sera, non ostili ma tristi, sulle due donne; e le parve di scorgere un'ombra sul volto bellissimo di Natalìa, una trepida ansietà che si rivelava in certe contrazioni dei muscoli, in certi sguardi furtivi;.... ma sul volto della madre ella lesse la morte.... Era così smunta quella faccia, era così livida nella bianca luce delle lampade ad arco voltaico; era diffusa una tale stanchezza invincibile su tutta la persona!... La signora Clara si sforzava di parlare e di ridere, specialmente nei momenti in cui ella sorprendeva gli occhi di Natalìa fissi nei suoi, ma di tanto in tanto la testa le si piegava sul petto, come se il sonno fosse per coglierla....

      Anche il giorno appresso Lidia vide le Maggianico. Le incontrò in Merceria dell'Orologio, la signora Clara trascinantesi a stento appoggiata al braccio di Natalìa. Fu l'ultima volta. Ella partì di lì a poco per la sua Verona, e non seppe nulla delle due donne fino all'inverno successivo, quando una mattina, nello sfogliar la Gazzetta di Venezia a cui suo padre era abbonato, vi lesse queste righe: “Cronaca rosa. Il nostro amico, dottor Vittorio Morini, aggiunto giudiziario, si è promesso sposo a una delle più belle e più eleganti signorine della nostra città, molto ammirata dai frequentatori del nostro Lido, la signorina Natalìa Maggianico. Congratulazioni ed auguri.„ Era una notizia ben diversa da quella che Lidia s'aspettava di trovare nella rubrica dello stato civile. Ahi, l'altro annunzio, l'annunzio funebre non si fece attendere un pezzo, e due settimane dopo, aprendo lo stesso giornale, le caddero sott'occhio, nella lista dei morti, queste parole asciutte asciutte: “Clara Maggianico, d'anni 49, vedova, civile.„ Funerali e nozze! Anche nella sua sventura era una privilegiata della fortuna la Natalìa Maggianico, se, proprio nell'ore in cui la sua famiglia si sfasciava, una nuova famiglia le apriva le braccia, se il lutto della figliuola era temperato dalle gioie della fidanzata!... Indi Lidia sentiva raccendersi nell'animo l'avversione contro la splendida ragazza; e tanto più s'inaspriva verso di lei quanto più era disposta all'indulgenza verso la signora Clara che aveva ormai espiati i suoi falli, che forse s'era purificata nell'amor materno, che certo durante gli strazi degli ultimi mesi non aveva pensato ad altro che ad assicurar l'avvenire di Natalìa, che aveva certo lei stessa, al suo letto di morte, combinato il matrimonio. Ma la felicità di Natalìa irritava Lidia, la offendeva come un'ingiustizia, come una smentita a quella legge dei meriti e dei compensi che suo padre, essenzialmente ottimista, aveva l'abitudine


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