Natalìa ed altri racconti. Enrico Castelnuovo

Natalìa ed altri racconti - Enrico Castelnuovo


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portamela.... Fino alle due mi trovi sola.... Usciremo in quel mio simulacro di giardino.... Sai, abbiamo un pezzetto di terra con due alberi e pochi fiori.... Vieni, vieni.... Dio mio, come ti fai preziosa!... Par che non ti degni, tu moglie d'un luminare del fòro, di venire in casa d'un povero travet.

      Lidia si consultò con Carlo che le disse: — Per una volta tanto, non sarà una disgrazia.

      Natalìa fu amabilissima e si conquistò subito il cuore di Valentina, facendola correre pel piccolo giardino, mostrandole un nido di rondini, regalandola di frutta e di dolci.

      — Quando torneremo dalla bella signora? — chiedeva ogni momento Valentina alla madre.

      Ella trovò mille pretesti per non tornare; se ne sentivan dir tante di quella Natalìa ch'era proprio meglio starne lontano. Lo stesso zio Ernesto la difendeva debolmente: — Benedetta figliuola!... Ha buonissime qualità, ma è troppo leggera.

      Perciò Lidia fu alquanto maravigliata che, nell'inverno successivo, Carlo volesse invitare i Morini a una serata musicale ch'egli dava in onore di due suoi clienti francesi, di passaggio per Venezia.

      — Noi non andiamo alle serate dei Morini, — osservò Lidia. — Perchè devono venir essi alle nostre?

      — Noi non andiamo da loro, ma essi c'invitano, — ribattè pronto l'avvocato. — Dobbiamo invitarli anche noi.... Forse non verranno.

      — Verranno, verranno.

      — Poco male, tanto più ch'essi conoscono già i miei forestieri.... E poi si tratta d'una cosa eccezionale. Noi non abbiamo l'abitudine di ricever la sera.

      Conformemente alle previsioni di Lidia, i Morini accettarono l'invito e Natalìa fu la regina della festa. Bisognava vederli quegli uomini come la divoravano con gli occhi, come pendevano dalle sue labbra! E i vecchi non si sdilinquivano meno dei giovani. Perfino il Procuratore Generale, un magistrato grave, solenne, con tanto di pancia, perfin lui le faceva la ruota attorno e non badava nè alla padrona di casa, nè all'altre signore, nè ai due o tre virtuosi che si alternavano al pianoforte. In quanto ai Parigini, essi non trovavano parole per esprimere la loro ammirazione. Anche il francese scorretto della Morini acquistava per essi un garbo speciale su quella bella bocca ridente. Carlo Fìdoli era il più guardingo; nondimeno parve una volta alla Lidia ch'egli e Natalìa si sorridessero furtivamente, ed ella n'ebbe una stretta al cuore. Non poteva ella certo lottar contro Natalìa se a colei veniva in mente di rubarle il marito. Ell'era una buona moglie, una buona madre, una buona massaia; sapeva di non esser ripulsiva d'aspetto, di non mancare d'ingegno e di cultura. Ma o che bastan forse questi pregi a una donna? È vero, ell'aveva sempre creduto che Carlo fosse così assorto nelle sue cause, ne' suoi processi penali da non aver tempo da perdere in galanterie; ma se si fosse ingannata? Se fosse stato anch'egli su per giù come gli altri?

      Pur ella non osò discorrergli del delicato argomento nè quella sera, nè poi. Lo sapeva poco tollerante delle osservazioni, temeva un rabbuffo, temeva di far peggio. Ora, ora si pentiva di non aver parlato prima, quando forse il male non era irreparabile.... E intanto ella pensava con sgomento alla spiegazione che avrebbe avuto con Carlo al suo ritorno da Roma, pensava alla lettera che avrebbe dovuto scrivergli domani o dopo domani, non foss'altro che per dargli notizie di Valentina. Ed egli pure le avrebbe scritto; le scriveva sempre quando le sue assenze si protraevano qualche giorno, le scriveva nella sua calligrafia nitida, uguale, da uomo d'affari che bada al positivo, e anche di lontano s'occupa della casa, dei figliuoli, dello studio. Aspettate con viva impazienza, quelle lettere lasciavano sempre delusa la Lidia che avrebbe voluto trovarvi un po' più di calore, un po' più d'entusiasmo.... Ah, il calore, l'entusiasmo, egli li avrebbe messi nell'epistole che dirigeva a Natalìa!... E forse in questo momento, fatto accorto del biglietto dimenticato, o dal treno, o dal restaurant di Bologna egli le mandava una riga in fretta per comunicarle le sue inquietudini, per rinnovarle le sue proteste.

      Di nuovo la Lidia cavò di tasca il foglio rivelatore, di nuovo lo scorse con occhi molli di lacrime. Passeremo ancora insieme molte di quelle ore deliziose nel nostro nido.... Ti rammenti, amore? Queste frasi la ferivano come stilettate. A lei Carlo diceva: — Ogni cosa, ha la sua stagione.... L'amore è pei giovani.... è per le coppie novelle. Due sposi come noi devono appagarsi di un'affezione calma, tranquilla, non soggetta alle tempeste. — Ipocrita! Con Natalìa egli s'era dimenticato di non esser più giovine. Con Natalìa egli le cercava le tempeste. Ah, in verità, ora dipendeva da lei, da Lidia, che fossero tempeste ond'egli avesse a ricordarsi per un bel pezzo.... Ma che ingiustizie!... Una donna fa sempre il suo dovere, tutto il suo dovere: dà tutta sè stessa ad un uomo, non per un'ora, non per un giorno ma per la vita intera; e quell'uomo la tradisce per una femmina svergognata che non ha onore, che non ha pudore, che non ha nessuna delle qualità continuamente magnificate dal mondo burlone, che mancherà di fede all'amante di oggi come ha mancato di fede a quello di jeri, come ha mancato di fede al marito.... E la gente che indovina o che sa si contenta di ridere e non bolla col ferro rovente gl'iniqui! Ci son dunque due morali a questo mondo? Una che s'insegna, l'altra che si pratica?

      Il pensiero di Lidia volò a Valentina, così candida, così ingenua, alla piccola Valentina che sarebbe anch'ella travolta in questa gora di menzogna e di fango.... Assalita da un desiderio veemente, imperioso di rivederla, di averla accanto a sè in quegl'istanti angosciosi, ella sonò per la cameriera. — Che nessuno vada oggi a prender la Valentina.... Andrò io.

       Indice

      Vi andò prima che la scuola finisse e fece chiamar la figliuola. Gliela portò la direttrice in persona, piena di deferenza verso i Fìdoli la cui clientela giovava al suo Istituto, la pregò di accomodarsi, le offerse insistentemente un caffè, una bibita in ghiaccio. Aveva sempre qualche cosa di prelibato per le visitatrici di maggior conto; alle altre offriva un bicchier d'acqua fresca. Ma Lidia non volle sedere, non volle accettar nulla; sarebbe venuta un giorno con più agio; oggi aveva i minuti contati.

      Quando fu sola con Valentina, la baciò e ribaciò sulle gote, sulla bocca, sugli occhi. — Cara, cara, cara.

      Valentina, una fanciulla intelligente, di sette anni compiuti, la guardava attonita. — Mamma, cos'hai?

      — Io?... Nulla.

      — Hai pianto?

      Lidia arrossì. — Che idee!... Perchè avrei dovuto piangere?

      — Non so.

      La bimba stette un momento soprappensiero; poi chiese: — Il babbo è partito?

      — Sì.... È partito, — disse Lidia.

      O che Valentina credeva ch'ell'avesse pianto per questo?

      — Ho promesso di scrivergli, — annunziò con gravità la bimba. — Stasera....

      — No stasera, — interruppe la madre. — L'hai salutato questa mattina.

      — Domani sera allora.

      — Domani sera, — ripetè Lidia macchinalmente. Le parole le bruciavano le labbra. E mutò discorso. — Vuoi che andiamo ai Giardini?

      Aveva necessità di respirar l'aria libera, di non chiudersi così presto in casa coi pensieri affannosi che la travagliavano. Già prima di sera lo zio Landi non sarebbe venuto a riferirle l'esito dei suoi negoziati con la Morini. E in ogni modo, fin che Valentina era alzata, non si poteva discorrere con libertà.

      Alla proposta della mamma, Valentina rispose subito di sì. Ma di lì a un momento soggiunse: — Non ho il cerchio.

      — Non importa.

      La fanciulla fece una smorfia disgustata. — Oh.... senza il cerchio!...

      — Ebbene, — riprese la madre ansiosa di contentarla, — in Merceria prenderemo un cerchio nuovo.

      Valentina battè palma a palma. — Sì, sì, mamma.... E più grande di quello che


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