Natalìa ed altri racconti. Enrico Castelnuovo

Natalìa ed altri racconti - Enrico Castelnuovo


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fa il proprio dovere non ha mai a pentirsene. — Massime sacrosante.... Ciò nondimeno, ella che, a quanto assicuravano, possedeva tutte le virtù teologali, rischiava di marcire in casa, mentre quella fraschetta della Maggianico aveva già trovato il suo bravo marito.

      Senonchè, quell'anno stesso, in primavera, la Lidia fu fidanzata con l'avvocato Carlo Fìdoli di Venezia; ch'era venuto alle Assise veronesi, quale difensore in un processo lungo e clamoroso, e aveva una lettera d'introduzione per la famiglia Polidossi. S'invaghì egli realmente della ragazza, o pensò soltanto a conchiudere un buon affare? Fatto si è ch'egli chiese la mano di Lidia e che la sua offerta fu gradita. Aveva trentacinqu'anni, e godeva già la riputazione d'uno fra i migliori avvocati del foro veneto, specie nelle cause penali; buon parlatore, d'aspetto simpatico, non sprovvisto di mezzi di fortuna, poteva aspirare benissimo alle centocinquantamila lire che la Polidossi portava a titolo di dote. Lidia gli si affezionò sinceramente, profondamente, come ogni giovine casalinga, non avvezza alle galanterie, s'affeziona al primo uomo che dica d'amarla; e quando ella tornò nell'estate a Venezia, oltre che pei bagni, per visitare i parenti del futuro marito e veder la casa che doveva esser la sua, il nuovo sentimento l'aveva trasfigurata. — Non par più quella la Lidia Polidossi, — ella sentiva susurrare intorno a sè. — Quest'anno è proprio carina. — Fu allora ch'ella conobbe Ernesto Landi, lo zio materno di Carlo, un bell'uomo tra i quaranta e i cinquanta, accurato nel vestire, disinvolto nei modi, superficiale di cultura e d'ingegno, ma di conversazione piacevole, come di chi ha visto cose e persone diverse e dai facili successi del mondo acquistò una tal quale sicurezza di sè. Egli entrò subito nelle buone grazie della nuova nipote, fors'anco per quella curiosità mista di simpatia che i libertini non affatto volgari destano alle donne di più illibati costumi. Nè la relazione con la Clara Maggianico, relazione che solo la morte aveva troncata, gli nuoceva ormai agli occhi di Lidia. Le pareva cavalleresca quella fedeltà serbata all'amante, trovava bella e generosa la condotta di lui verso Natalìa, della quale Ernesto Landi rendeva possibile il matrimonio con un dono di trentamila lire ch'egli si obbligava di farle il giorno delle nozze. In casa Fìdoli questa liberalità era approvata a bocca stretta, ma Landi era, in complesso, ben voluto da tutti, e la madre di Carlo aveva per lui la tenerezza piena d'indulgenza delle sorelle maggiori verso i fratelli scapestrati. — Sicuro, Ernesto ha le sue debolezze, — ella diceva tentennando la testa, — ma è sempre stato un gran mago. — Il marito le faceva eco. — Un gran mago. — Il più riservato ne' suoi giudizi era Carlo; forse i due uomini avevano indole troppo diversa per andar d'accordo.

      In quell'estate Lidia ebbe rare occasioni d'imbattersi nella Natalìa Maggianico, ch'era in lutto e non andava la sera al Caffè, e non andava di giorno al Lido nelle ore del maggior concorso. La incontrò qualche volta per la strada, con una signora attempata, una zia, e con un giovine di mezzana statura, dai baffetti castani, che le dissero essere il fidanzato. Il vestito nero la dimagrava; dava maggior risalto ai suoi occhi bruni, alla sua carnagione bianca, mostrava sotto un nuovo aspetto la sua bellezza superba. Ma Lidia Polidossi era felice; nel suo animo gentile non c'era più posto nè per l'invidia, nè pel livore, ed ella manifestò ripetutamente al suo fidanzato la sua ammirazione per le doti fisiche di Natalìa. Egli sorrideva: — È tal quale sua madre quand'era giovine.... Se sarà tal quale anche pel resto, il povero Morini dovrà recitare il confiteor.

      — O perchè non potrebb'essere una buona moglie?

      Carlo Fìdoli si stringeva nelle spalle. — Tutto può essere a questo mondo.

      I due matrimoni furono celebrati in fin d'autunno a brevissimo intervallo l'uno dall'altro. Allorchè però, dopo il viaggio di nozze, Lidia venne a stabilirsi a Venezia, i Morini non c'erano più. L'aggiunto giudiziario era stato nominato Pretore in un piccolo paesetto del Veneto. Natalìa faceva di tanto in tanto una corsa a Venezia, e le sue conoscenti dicevano ch'ella metteva in moto cielo e terra per ottenere un trasloco. Fosse merito suo, o fosse un fortunato concorso di circostanze, certo si è che il trasloco venne accordato di lì a non molto tempo, appunto a Venezia, e fu allora che Ernesto Landi desiderò presentare la coppia Morini alla sorella, al cognato, ai nipoti. Che motivo ci poteva essere di rifiutare? Nondimeno in casa arricciarono il naso alla proposta, e Carlo parve più renitente degli altri. — Che ghiribizzo è saltato allo zio Ernesto?... Que' suoi protetti non avevano nessun bisogno di conoscerci e noi non avevamo nessun bisogno di conoscer loro. — Fu proprio Lidia a dare il tracollo alla bilancia. — E perchè vorresti risponder di no? La Clara Maggianico è morta già da tre anni; Natalìa è sposata ad un galantuomo che ha una posizione onorevole, e quando avranno detto di lei ch'è un po' civetta avranno detto tutto.... C'è di peggio? — No, in coscienza, pel momento non si poteva dire di più. — Ebbene, — ripigliò di trionfo la Lidia, — se vogliamo aiutarla a restare una donna onesta, non principiamo noi a metterla al bando!... Già non occorre mica far lega insieme.

      Accolta in casa Fìdoli, Natalìa Morini aveva subito mostrato una grandissima propensione per Lidia, le aveva ripetuto il gran bene che lo zio diceva di lei, aveva voluto a ogni costo che si dessero del tu. Ma il tu non basta a creare l'intimità, e intimità schietta fra le due donne non ce ne poteva essere e non ce ne fu, nemmeno nei primi tempi quando sul conto di Natalìa si mormorava solo a bassa voce. — Sei troppo bella, — diceva celiando la Lidia alla Morini se questa le proponeva di prender palco insieme a teatro, o di andare insieme a una festa, a una conferenza, a un concerto; — sei troppo bella, e mi faresti far troppo cattiva figura. — In fondo non era che una scusa; il vero si è ch'erano agli antipodi di gusti e d'idee; la Natalìa avida di piaceri e di lusinghe, sempre abbigliata all'ultima moda, insofferente della solitudine, arguta e vivace bensì, ma d'uno spirito alquanto volgare che, per dar la propria misura, aveva bisogno dell'eccitamento dei crocchi romorosi; la Lidia schiva d'ogni apparenza, semplice e quasi dimessa nel vestito, facile a intimidirsi, ad ammutolirsi in mezzo alla gente, amante della sua quiete, della sua casa, dei libri pochi e buoni che le tenevano compagnia nel suo salottino. Intanto era nata Valentina, ed ella era stata assorbita dalle cure dolci e minuziose della maternità. Natalìa la tacciava di esagerazione. — Non ti s'incontra più in nessun posto. Anch'io amerei i miei figliuoli, se ne avessi, sfido io.... Ma non per questo farei divorzio da' miei simili.

      Un duplice e gravissimo lutto che colpì Lidia quando la bimba non aveva che un anno, la morte dei suoceri a poche settimane d'intervallo, contribuì a suggellar questo divorzio dal mondo che la Natalìa Morini le rimproverava. Allora appunto Lidia insistette perchè lo zio Ernesto venisse ad abitare con loro nella casa diventata ormai troppo grande per una famiglia di tre sole persone, e Landi, impressionabile per sua natura e turbatissimo dalla morte della sorella e del cognato, accettò l'offerta come un avviamento a una vita più tranquilla, più consentanea all'incalzar dell'età. In quell'occasione Lidia ebbe una visita da Natalìa che le disse: — Anche a noi era parso che tuo zio Ernesto non dovesse più viver solo e avevamo messo un paio di stanze a sua disposizione; ma egli ha preferito venir da voi altri. Siete suoi parenti prossimi, avete un appartamento migliore del nostro; non ci rimane che chinar la testa.

      C'era un fondo di acrimonia nelle parole di Natalìa, e infatti pei Morini sarebbe stato un terno al lotto il poter alleggerirsi d'una parte della pigione. Già da tempo si buccinava ch'essi spendessero oltre ai loro mezzi e che Madama fosse indebitata con la sarta e con la modista.

      — Qualcheduno pagherà, — diceva la gente. I più benevoli affermavano che di tratto in tratto lo sbilancio fosse colmato da Landi, in omaggio alla memoria della signora Clara. Evidentemente Natalìa scemava in riputazione ogni giorno, e il marito era un fenomeno di tolleranza e di cecità. Non era nè uno sciocco nè un farabutto; era ipnotizzato dalla moglie; credeva tutto quello ch'ella voleva fargli credere, e si sarebbe gettato nel fuoco per compiacerla.

      L'avvocato Fìdoli (adesso Lidia pensava che fosse stata una finzione) aveva sempre ostentato di tener in poco conto la coppia Morini. — Lui, come giudice, è passabile, ma fuori del suo tribunale è un cretino; lei aspira a coglier gli allori materni. È meglio andar via via allentando la relazione.

      — Per quello che ci si vede ormai con Natalìa, — rispondeva Lidia.

      E in vero si vedevano pochissimo, diradando, per mutuo e tacito accordo, le loro visite, salutandosi fuggevolmente quando s'incontravano per la strada. Però una mattina


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