Il Re prega. Ferdinando Petruccelli della Gattina
allora la sentenza d'interdetto pronunziata dal vescovo.
—Gli sta benissimo! dicevano gli uni,—i preti sopratutto, l'arciprete il primo, e dietro a lui i piccoli borghesi che Don Diego non aveva degnato vedere.
—Benissimo, benissimo, mormoravano gli altri noccolando la testa; gli è indegno, al contrario. Cosa ha egli fatto al postutto codest'uomo? Se i gesuiti vengono a ficcare così il naso nelle nostre case e gli occhi nelle nostre coscienze, malgrado nostro, alcuno non è più sicuro del suo domani. In conclusione chi ha a lamentarsi di quel povero diavolo?
—Gli è vero! rispondevano alcuni,—i liberali.
—Via dunque! un uomo orgoglioso che ci rendeva i suoi saluti e le sue parole come se fossero pan benedetto! che aveva sempre sulle labbra un ghigno di disprezzo per tutti! Lo si sarebbe detto un intendente, un marchese, codesto figlio di mastro Tommaso.
—E' non si tratta di codesto. Trattasi di sapere con qual diritto un vescovo gitta un povero prete sul lastrico a crepare di fame, senza cause reali, senza neppur l'apparenza di un delitto. Perchè, di che lo si accusa insomma?
—Ma! rispondeva l'arciprete, io l'ho detto a monsignore che mi ha fatto l'onore d'interrogarmi sulla condotta di questo ecclesiastico. Sua Eccellenza però ha risposto: Non mi parlate giammai di un uomo empio verso Dio, ribelle verso il re.
—Non vedete voi dunque che v'è della politica lì sotto?
—E monsignore mi ha dato ad intendere, continuava l'arciprete, che v'era altro di ben più grave e più immorale ancora. Egli sembra che in casa Don Diego Spani si passino delle cose…. Capperi! che non si dice di noi altri, i quali nonpertanto non ci nascondiamo di esser uomini e che abbiamo delle amiche a vista e saputa di ognuno?
—Oh! per esempio! sclamò un giovinetto gittando il mozzicone del suo sigaro. Con quella figliuola bella come una madonna?
—Voi non avete giammai visto, don Saverio, i gatti affamati mangiare i loro piccoli? replicò l'arciprete.
Questo fu il colpo di grazia. La reazione che cominciava ad operarsi in favore del condannato, quando la sua condanna aveva un causa politica o teologale, si cangiò in indignazione. La giovinezza, la bellezza di Bambina aumentavano il delitto. Era il sentimento della morale oltraggiata che provocava l'indignazione di quegli uomini? Oibò! Era la gelosia, era l'invidia: che fortunato ribaldo l'amante di quella giovine beltà! Ognuno nondimanco si credette in obbligo di andargli a fare una visita di condoglianza. Quel bellimbusto andava a Napoli. Non si sa che potesse avvenire. Le grandi città sono piene d'imprevisti: vi sono delle opportunità incredibili di fortuna e di favore. Don Diego poteva imbattersi in una di quelle opportunità, e ricordarsi più tardi del malvolere de' suoi compatriotti, vendicarsi, rifiutar loro un servizio.
D'altronde non era desso un dramma curioso a contemplare in che modo quest'uomo sosteneva il colpo che lo schiacciava? Non vi eran mille cose a leggere nello sguardo di Bambina, mille commenti a tirare dal suo viso, dal suo portamento, dalla sua persona, e giudicare di là della verità dell'accusa? Una processione di visite si aperse allora verso la casa dell'ex-prete. La freddezza, il disdegno col quale Don Diego accolse quegli atti vigliacchi ed ipocriti non scoraggiarono. Alcuna delle notabilità del borgo non se ne astenne.
Don Diego non restituì alcuna visita.
Bambina si tenne costantemente nella sua camera e non volle ricevere chicchessia,—ciò che accrebbe i sospetti. Ma il fratello e la sorella disprezzavano troppo quella gente per curarsi della loro opinione.
Infrattanto Bambina preparava i bauli pel viaggio.
Il conte di Craco aveva scritto a Napoli a suo figlio Tiberio, barone di Sanza,—e gli aveva dato incarico di trovare un modesto appartamento per gli emigranti. Questo alloggio fu presto trovato. La contessa aveva regalato a Bambina una veste. Perocchè la povera creatura non si era vestita fin lì che del panno turchino fabbricato da lei, come tutte le altre figlie del popolo. La cameriera della contessa cuciva quella bella gonna di merinos azzurro, la quale per Bambina valeva quasi il velluto. La contessa completò il dono con uno sciallo scozzese, molticolore ma caldo, di cui il popolo minuto del napolitano si copre la testa ed avviluppa il busto, risparmiando così cuffie e cappellini.
Nei bauli,—due triste casse di legno,—il fratello e la sorella rinsaccavano alla rinfusa biancheria, libri, stoviglia di casa non troppo maltrattata dal tempo, gli abiti ancora buoni ad usare in camera, del lardo, del cacio, la coltre, le lenzuola. Essi avvolsero pure i loro due materassi tra due tavole di abete, che appoggiate su due Cavalletti formavano lettiera; i cuscini, la tela dei pagliericci. Quella povera gente cacciava dentro nelle casse tutto ciò che poteva servir loro a ristabilire altrove i penati,—quell'home sì sacro e sì caro agl'inglesi,—e ad economizzar loro qualche scudo.
Quegli apparecchi eran lugubri; si facevano in silenzio. Imperocchè ognuno di quelli oggetti aveva la sua storia dolorosa: essi ricordavano una memoria cara, un cordoglio, una miseria, una gioia, una sofferenza. Essi avevano risparmiato tal boccone di pane, tal bicchiere di vino, tal pezzetto di carne per comperare quella giarra di cristallo, quello specchietto, quella pezzuola di seta, quelle fibbie di acciaro per le scarpe del prete, per la cintura della ragazza. Ecco il ferro a spianare del babbo,—le armi di famiglia! Ah! ecco il filatoio della madre…. ed i suoi orecchini d'argento, ricevuti il dì degli sponsali…. ed il telaio ove ella aveva tessuto per i clienti del villaggio: il Cristo del suo capezzale. Ecco il seggiolone dove il prete sedeva…. il suo calamaio screpolato, i suoi libri del seminario cacciati in un canto, il mazzetto di fiori di carta dipinta che sua madre avevagli regalato il giorno della sua prima messa! Bisognava affagottare, gittare, abbandonare tutto ciò!
Come questa casa sembrava miserabile adesso! Come tutto ciò aveva l'aria di vecchio e povero ora che lo si rimuoveva, che lo si traslocava! Questo disordine, queste ruine li ambasciavano. Tutto era polvere. Si perdeva il ritmo della vita. Confondendo tutti quegli oggetti, si disordinavano tutte le memorie; tutta la loro storia si affondava. Il fratello e la sorella si trovavano nel vacuo, fuori del tempo, nudi di tutto.
La miseria si affeziona ad ogni nonnulla e vi soffia dentro una fibra dell'anima. Tutto è una data per esso, pel povero, perchè tutto gli è costato un lembo della vita. E' si perdevano in questa Pompeia di cenci! Non sapevano a che toccare pel primo. Si confondevano nella scelta. Tutto pareva loro utile e buono, perchè tutto aveva loro servito. Essi avrebbero voluto impacchettare la casa e darle le ali, come la santa casa di Loreto.
—Bambina, figlia mia, non obbliare le mie pantofole. Potrei aver la gotta. Avrò forse a camminar tanto in quella Napoli e rientrerò co' piedi ammalati.
—Fratello, bisogna portar con noi la piletta ad acqua santa, che era al capezzale di nostra madre! è rotta e ricollata.
—Ove hai tu messo quell'involto di carte che io celava sotto il mio materasso?
—Sta tranquillo! susurrò Bambina con un segno d'intelligenza: dorme nel fondo della cassa.
—Gitta questi occhiali lì dentro: un giorno, chi sa! sarò miope.
—Brava! stavo per dimenticare il pacchetto di ferruzzi a calze!
Il cane ed il gatto che vedevano tutto quel garbuglio, sembravano inquieti. Si sarebbe detto che presentissero qualche cosa. Il gatto, per l'innanzi così sonnolente, non si stancava più di fare ru-ru attorno alla gonna di Bambina, di stropicciarsi a lei carezzevolmente, di saltar sulle ginocchia di Don Diego. Il cane seguiva tutti i passi dei padroni, testa giù, dovunque andassero. Il suo occhio, un dì sì dolcemente malinconico, ora era estinto. Non commetteva più guasti, ed assiso sulle lacche, allungava la testa con tristezza sulle ginocchia del fratello e della sorella. Il solo essere ingrato o noncurante della casa, era il maiale. E nonpertanto era desso che era stato il più colmo di attenzioni…. interessate. Se la Bambina negligeva un tantino la dose o la qualità delle sue pietanze, Marco grugniva, brontolava, s'impazientava pure, ed andava a rovesciar la pentola, tirava per la gonna la padroncina e sporcava le calze di lei. Infine, un mattino, un contadino venne, gli legò una corda al piede destro e lo condusse via fra le grida le più strepitose. Bambina si sentì commossa