Manfredo Palavicino, o, I Francesi e gli Sforzeschi: Storia Italiana. Giuseppe Rovani
Quando questo ebbe battuto dieci colpi, cominciò a partir qualche rumore dal palazzo del Palavicino, indi voci indistinte e nitriti di cavalli che risuonarono per tutta la contrada, e dopo qualche po' d'ora, lontan lontano s'udì come un rumor sordo di ruote scorrenti, e via via anche un trotto serrato, che s'andò sempre più avvicinando, sino a che svoltando dal Borgo Nuovo, e facendo rimbombar l'acciottolato, una carrozza, o meglio una lettiga a ruote, che fu la prima forma di cocchio che i Francesi avevano introdotto in Italia, non facevano allora molt'anni, andò a fermarsi innanzi al portone del palazzo del Palavicino.
Il servo, saltato a terra, battuto un colpo di martello alla porta, che subito venne spalancata, tosto si volse a stirar la cortina della lettiga, e diè il braccio a discendere ad una donna. Alcuni famigli del marchese, che erano usciti sulla soglia, conosciuta la signora, con grandissimo rispetto le si levarono di berretta.
Era dessa la madre di Manfredo.
A vederla così al primo poteva mostrare poco più di trent'anni, e solo ad avvicinarla e a guardarla per minuto le si dava un'età maggiore, per quanto fosse ancora attraente la sua non comune bellezza, alla quale dava un particolare carattere un certo pallore patito: e una tal quale rilassatezza di portamento. In quella mattina poi aveva il volto visibilmente scombujato, come per pianto recente. Vestiva una gran roba di velluto nero, e in testa aveva una cuffia parimenti di un tal velluto orlata di teletta d'argento.
La signora dimandò:
—È in camera mio figlio?
—È su in camera che sta armandosi, rispose un famiglio.
A queste parole, la signora fece un moto indescrivibile; presto salì lo scalone, e senza attendere che i servi la precedessero ad aprire gli usci, di una in altra camera giunse in quella di suo figlio.
Stava questo in quel momento adattandosi la corazzina; e quando, sentendo aprir l'uscio, si volse, rimase così impacciato e sconcertato vedendosi innanzi sua madre, che ella se ne dovette ben accorgere.
Ci fu qualche momento di silenzio e d'esitazione, ma infine, troppo rincrescendo al Manfredo ch'ella si amareggiasse stimandosi mal accolta:
—Non vi avrei già aspettata a quest'ora disse… jeri sera fui tentato di venire dai Beroaldo per vedervi.
—T'ho aspettato infatti fino a mezzanotte, tanto ero certa che ci saresti venuto; ho lasciato che ciascuno si partisse, e vi rimasi assai tempo ancora colla sola contessa, che pure ti aspettava; ma pur troppo ho dovuto dire fra me stessa: stavolta il mio Manfredo si è dimenticato di me.
Il giovane non rispondeva.
—E così venni a casa colla desolazione nel cuore; tuo padre e i tuoi fratelli mi aspettavano impazienti, perchè confidando nel mio buon Manfredo, loro aveva promesso che ti avrei persuaso a rimanere… pensa or tu come mi furon tutti contro, indispettiti e sdegnati, quando mi videro tornare così confusa e senza parole. Tuo padre, che vede disperata in tutto la condizione degli Sforza, trema per sè e per la sua casa, e pensa che la tua ostinazione porterà l'ultima rovina a tutti noi. In questi ultimi dì fu sempre così torvo e agitato e terribile, ch'io non ho avuto un'ora, un momento solo di quiete. Ma quando i tuoi fratelli gli replicarono l'incomportabile rimprovero, che avrebbe dovuto rimaner vedovo il resto de' suoi dì, che con me recò la sventura nella casa, l'ira lo trasportò, le sue parole traboccarono, tutte le sue imprecazioni vennero a cader su me.
Il giovane a tali parole si fe' tristissimo.
La signora stette guardandolo un pezzo, poi riprese:
—Hai tu dunque risoluto?
—Che cosa risoluto?
—Che tu combatta quest'oggi contro i Francesi?
—E ciò mi domandate? ma voi lo sapete pure. Quel ch'io pensavo a diciott'anni, anche oggi penso con quel fervore medesimo, e più. E ch'io debba combattere quest'oggi, è mio destino.
—E il mio è quello di viver sempre in affanno e di non aver mai una consolazione da te; ma, per carità, ascoltami, il mio Manfredo. Io non ho mai veduto tuo padre così inclinato, come oggi, che l'ho lasciato con qualche speranza, a dimenticare, a perdonar tutto. Non lasciarti sfuggire quest'occasione. Potrebbe non venire mai più, e lui altro non vuole se non che tu non combatta quest'oggi contro i Francesi, e rimanga in città… e tutto è finito, ed io sarei la più felice di tutte le madri.
Manfredo crollava il capo e pareva inquietissimo.
—Senti… tuo padre ti ha duramente scacciato per questa ostinazion tua… e ti ha maladetto…. Tu non ci hai colpa… lo so, tutti lo sanno. Ma la maledizione di un padre è terribile, il mio povero Manfredo, e viene il dì….
Il giovane si scosse a queste parole, e un misterioso raccapriccio gli tramestò tutta l'anima. Accorgendosi poi che la sua volontà quasi subiva la influenza di quel raccapriccio, indispettito di lasciarsi così sopraffare, e in quel momento, e per sua madre, tant'ira lo prese, che non bastò a dominarsi, e proruppe:
—Questo era il dì veramente, e l'ora opportuna per venir qui ad arrovesciarmi l'anima. Io aveva procurato scansar tutte l'occasioni per non veder voi innanzi a quest'ora, che già troppo m'immaginava i vostri soliti, perpetui, insopportabili pianti; ma voi, no, non lo avete voluto, e siete venuta qui pel mio malanno e pel vostro.
E misurando a gran passi la camera, l'impeto dell'ira sua appariva assai più dagli atti che da quelle parole medesime. Ma in quella foga sguardando un istante, e vedendo sul volto di quella donna soave di sua madre, un'attonitaggine accorata, un'avvilita sommessione, quasi fosse un suo soggetto intimorito dagli strapazzi e dalle contumelie, sentì come un rimorso e uno spavento repentino, rimorso che gli fece cadere a un tratto lo sdegno, gl'inspirò più forte che mai la tenerezza per sua madre, e gli sconvolse tutta l'anima d'una compassione che lo faceva tutto tremante. E' si fermò di tratto in prima, poi lento lento s'accostò alla madre e, stato un istante perplesso, le gettò le braccia al collo con una dimestichezza ingenua e abbandonata, che ricordava i suoi atti infantili, e stette così a guardarla senza dir altro. Allora la tenera donna, sentendo in quel punto tutt'in una volta l'effetto e dell'ira e della tenerezza del figlio suo, stette tuttavia attonita e immobile senza parlare, senza nemmeno guardarlo in viso. Ma dagli occhi lente le sgorgarono due sole lagrime, di quelle lagrime piene di passione che le promovono a dirotta in chi le osserva.
La somiglianza quasi perfetta di que' due volti, pallidi ambidue, sbattuti e atteggiati al dolore; quella madre ancora giovane, ancora avvenente, abbracciata dal suo unico figliuolo, con quell'atto d'amore insieme e di venerazione, avrebbero al certo fatta una impressione particolare in chi che sia li avesse veduti in quel punto. Stettero così in silenzio per qualche tempo, quando la madre:
—Ora ho a parlarti di una cosa, esclamò, di una cosa che importa assai, Manfredo; e stata un momento sopra di sè perplessa, soggiunse: la figlia del Bentivoglio mi parlò di te.
Il giovane non aveva mai dotto nulla di quell'amor suo alla madre, por ciò rimase assai maravigliato e scosso a quello parole inaspettate,
Ella se ne accorse, e continuò:
—Io so tutto, Manfredo, e da lei stessa lo so. Ieri sera, avendo ella saputo, non so come, ch'io era colla contessa, per gli orti che congiungono il palazzo dei Beroaldo col suo, di nascosto di suo padre e con grandissimo suo pericolo, come mi disse poi, entrò nelle stanze della contessa per parlare a me, e le parole e gli atti di quella fanciulla furono così ingenui e sinceri, ch'io dovetti abbracciarla e baciarla come se fosse mia, e l'amo adesso come amo te.
Il Palavicino, sentendo sua madre a parlare in tal modo della Bentivoglio, si sentì agitato da una tenerezza e da una gratitudine così viva per quella donna, che si mise a guardarla estatico, quasi fosse una cosa straordinaria, una cosa santa, e non trovava una parola per rispondere.
—Non avendo dunque il modo di parlare a te stesso, continuava la madre, appena seppe ch'io era dalla contessa, come dicevo, e riponendo ogni fiducia in me sola, quella povera tribolata venne a raccontarmi l'improvvisa sua sventura…. bisogna dunque che tu non esca di città,