Il Vino: Undici conferenze fatte nell'inverno dell'anno 1880. Autori vari

Il Vino: Undici conferenze fatte nell'inverno dell'anno 1880 - Autori vari


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estremo piacere

      Scotea le querce e s'inchinava al rio;

      O che bella bevanda, o che dolc'esca

      È mangiar ghiande, e ber dell'acqua fresca.

      . . . . . . . . . . . . . . . . . .

      Quando i dolci liquori

      Della vite la lingua ebbe assaggiati,

      E con alti stupori

      Fûr le starne e i capponi assaporati,

      Si passò da' ruscelli alle cantine,

      Da scuoter querci a far fumar cucine.

      Ma checchè sia di ciò, non crediate che le cose, di cui si fa narratore, messer Pierfrancesco Giambullari se le sia inventate. In un vecchio libro latino che risale al secolo XIII, la Graphia urbis Romae, si racconta sulla fede di un Hescodius irreperibile, che Noè venne in Italia, e fondò presso a Roma una città cui diede il suo nome. Giano, suo figliuolo, costruì sul Palatino una città chiamata Gianicolo. Più tardi Nembrotte, ch'è tutt'uno con Saturno, venne ancor esso in Italia. La stessa storia si trova riferita da Martino Polono, cronista di quel medesimo secolo.

      Lascio da banda il dio Frô della mitologia germanica ed altre divinità di genti diverse che potrebbero aver relazione col mio argomento, e mi affretto a dire alcune poche cose ancora che più direttamente concernono il vino.

      J'entends les Poëtes divins

      Alors qu'ils sont entre deux vins.

      Signori, io sono giunto al termine della mia diceria, ma non crediate sia chiusa la leggenda del vino. Non vorrei funestare con tristi pronostici gli animi vostri, ma forse è già cominciata, forse sta per cominciare la leggenda della morte di questo eroe, e non so se i molti seguaci ed amici ch'egli ha per il mondo varranno a salvarlo. Egli ha contro di sè congiurati terribili avversarii. Da una parte l'oidio e la tremenda filossera assaltan la vite; dall'altra una chimica iniqua crea nel mistero di nefandi connubii, di corpi solidi, liquidi ed areiformi, vini acherontei, satanici, apocalittici, che sotto la menzogna del nome usurpato nascondono l'abominazione della desolazione. Ma di queste insidie della natura e dell'arte altri vi parlerà con tutta l'autorità della scienza: io debbo contentarmi d'esprimere un voto: possa per lungo tempo ancora il vino, il vero vino, l'autentico e legittimo figliuol della vite, esilarare, secondo il detto della Scrittura, il cuore afflitto degli uomini.

      NOTE

       Indice

      [I-1] Di questa portentosa longevità dei patriarchi pare abbia conosciuto e divulgato il secreto, ma senza beneficio notabile, un Giovanni Bracesco, autore di un raro libro intitolato: Il legno della vita, nel quale si dichiara qual fosse la medicina per la quale i primi padri vivevano novecento anni. Si stampò in Roma nel 1542. La longevità di Noè e divenuta in particolar modo proverbiale fra gli Arabi. V. Goldziher, Der Mythos bei den Hebräern, p. 279.

      [I-2] Il Kuhn ha dimostrato l'identità dell'amrita e del soma nella sua monografia intitolata Die Herabkunft des Feuers und des Göttertranks, p. 145.

      [I-3] Sebbene la vite fosse coltivata in alcune parti dell'India non pare tuttavia che gli Indiani ne abbian mai tratto il vino. Usavano bensì vino di palma secondo si trova riferito da Plinio, Hist. nat., VI, 32, 8; XIV, 19, 3. Conobbero anche il vino di vite, che, a dispetto d'ogni proibizione, vi si portava assai di lontano. V. Lassen, Indische Alterthumskunde, v. I, p. 264–265, n. 3.

      [I-4] Râmâyana, versione di G. Gorresio, edizione di Milano, v. I, c. XLVI. Il Mahâbhârata ha un racconto molto più lungo, ma non diverso per la sostanza. Se ne trova la versione fra le note al Bhagavadghita tradotto dal Wilkins. Altre versioni, con varietà di poco rilievo, si trovano nei Purani. Cf. Wilson, The Vishnu-Purana, p. 75–78.


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