Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, applicata all'Italia. Carlo Bianco

Della guerra nazionale d'insurrezione per bande, applicata all'Italia - Carlo Bianco


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rivestiti? Sì, senza dubbio; dunque noi abbiamo tutto il diritto; quando si trova il buon diritto, colla volontà, e la forza congiunto, i mezzi sono tutti buoni, purchè, chi con sfacciataggine lo conculca si rovesci, e compiutamente si distrugga; noi siamo in quel caso e fin da secoli; non può l'esistenza dei nostri nemici essere che passeggiera in Italia, se noi lo vogliamo; perchè siamo assai di loro più forti, e la base, sulla quale poggia il loro potere, altro non essendo che la forza artificiale, al momento che si troverà questa da una maggiore opposta, non potrà evitare di venir del tutto sobissata; non può l'antichità in nessun modo la violazione del diritto confermare, solo rende necessarj, più violenti rimedj, sono quelli dalla giustizia non solo permessi, ma indicati, ed è cosa giusta, e doverosa lo avere al ferro, ed al fuoco, ricorso, per questa inveterata piaga risanare, cioè per esterminare i tiranni e svellere fin dalle sue radici, l'insopportabile tirannia; aggiungasi eziandio quanto pure dal Locke viene in proposito soggiunto: ma se una lunga serie di abusi, prevaricazioni, ed artificj, tutti tendenti ad uno stesso punto, rendono visibile al popolo un disegno, in maniera che tutti risentano il peso, che gli opprime, e vedano il termine, a che sono condotti, non sarà da stupirsi se si solleveranno, e depositeranno il potere in mani, che gli assicurino gli oggetti, pei quali fù istituito il governo: a chi non son noti i raggiri, gli artificj, messi continuamente in opera per tenerci divisi, poveri, senza riputazione ed impotenti, alfine di non dar ombra ai vicini, ed essere all'infame Austria eternamente sottomessi? Chi non lo vede? Chi potrà negarlo? Si veggano i protocolli dei congressi di Vienna, di Parigi, di Lubiana, di Trappavia, e di Verona, ed in quelli non solo un disegno, non solo una tendenza, non solo un vago progetto di rovinare l'Italia per sempre, scorgerassi, ma una condanna inappellabile, definitiva, atroce da quei congressi pronunziata onde impedire che mai più possa nell'avvenire risorgere, ed essere una volta fra le nazioni rispettabili del mondo annoverata! Sono pure notorie le promesse d'uffizio fatte da tutti quei principotti vili, che tiranneggiano l'Italia, al loro padrone il tiranno d'Austria, di non mai accordare nessun cambiamento nel sistema di governo, che possa migliorare la condizione dei loro sudditi!

      Che questa promessa esista, nessun lo nega, nessun lo pone in dubbio, e ben si sa essere stata la principale cagione, perchè nel 1821, Vittorio Emmanuele di Savoja abdicò la corona, ad ognuno deve dunque chiaro, e manifesto apparire non solo il disegno ma la condanna eziandio, della quale già ben se ne risente l'esecuzione! Era la politica dei Persiani rispetto ai Greci quella di indebolirli, e mantenerli divisi; la loro massima fondamentale di non permettere in Grecia l'aumento, e la felicità di nessuno stato, che potesse divenire abbastanza forte, onde a quello fosse poi agevol cosa, gli altri, a riunirsi contro l'Asia, nell'avvenire trascinare; per via del vergognoso trattato d'Antalcida, divenne il gran re, l'arbitro supremo del Peloponneso. La politica dell'Austria, è rispetto all'Italia interamente la stessa e da suoi alleati, che di vedere l'Italia avvilita, e serva sono contentissimi, viene quella funesta politica sfacciatamente approvata, per via dei succitati congressi: l'imperatore d'Austria, che par nato ad infamare la stirpe umana, è pure l'arbitro esecrabile dei nostri malavventurosi destini! Ma come fecero i Greci; che con la guerra posteriore, la vergogna di quel trattato ripararono; così dovranno pur fare gl'Italiani; per loro non vi dev'essere, del disegno di rovinarli sempre di più, ed interamente, il minor dubbio; egli non è solo visibile per l'avvenire, ma già si risente in giornata, si osservi che per la massima di ristabilire l'Europa nello statu quo addottata nel congresso di Vienna, le due antiche republiche di Venezia e di Genova avrebbero dovuto essere rimesse; ma siccome sebbene tiranne ed aristocratiche nell'interno, mantenevano però all'estero in certo qual modo viva la riputazione Italiana, furono a perpetua estinzione condannate! Quella Venezia che nel medio evo padrona del Mare, contavasi fra le maggiori potenze del mondo! Che possedeva ella sola tante ricchezze quasi come tutte quelle riunite dei sovrani europei di quell'epoca. Quella Genova emola dello splendore di Venezia, che per tanto e tanto tempo si mantenne dalle molte, e forti tempeste che minacciavano la sua rovina, illesa, e godeva pure in Europa grandissimo credito, e ricchezza! Se furono invero ambedue da quella meteora distrutte, che uscita di Francia per dare la luce all'Europa, invece d'illuminare abbruciava, e dovette poi alle tenebre ed al pregiudizio, che l'incalzavano, lasciare il luogo, era puranche giusto che fossero queste republiche restaurate, ma siccome cambiando i loro ordini a seconda dei lumi del secolo, avrebbero sebben parzialmente tuttavia potuto in buona riputazione il nome italiano mantenere, furono da quei congressi condannate a mai più risorgere, mentre nel potere tutti quei re, principi, duchi, etc., in varie parti d'Italia ristabilivano! e che diritto avevano quei sozzi tirannucci, piuttosto di quelle republiche per essere dall'Europa in armi nell'antico seggio riposti? Furono le republiche in principio dalla volontà popolare stabilite, ed avrebbero dovuto essere come assai più legittime di questi manigoldi considerate! Imperciocchè questi con la conquista, il raggiro, o l'astuzia, pervennero anticamente al trono, e furono dalla forza cacciati, alla quale, poichè tenevano assai più in pregio la vita che l'onore, con massima viltà generalmente soggiacquero; e chi si nascose in una parte, chi si ritirò in un'altra, nessuno volle neppur tentar di mettere la sua vita in rischio, per la difesa di quel trono che abbominevolmente sporcava, volevano scappare, e non combattere, ecco i loro meriti, i loro diritti pei quali furono dagli alleati rimessi, espressamente col fine di tenere l'Italia raumiliata, depressa, ed abbietta! Prima però di abbandonare i loro sudditi nelle mani dello straniero affamato di rapine e di sangue, dall'obbligo del giuramento dato alle loro persone, quei tiranni gli sciolsero, ed esortarono a darne uno nuovo al conquistatore! La qual esortazione d'un re fuggitivo non significa nulla, perciocchè il nemico essendo padrone del territorio, se mai si fosse vacillato, se lo sarebbe fatto prestare per forza, non pertanto fummo legalmente sciolti dal giuramento dato a loro, ed il nuovo che si fecero dare nel 1814, essendo portati dalle bajonette degl'alleati, non è in nulla più valevole, di quelli prestati ad altri sistemi, ed in altre congiunture; portandosi a guardar più in dietro; vediamo che i nostri avi prestarono il giuramento alla forza, od all'astuzia, raggiro, ed inganno, e noi seguitammo macchinalmente a servare quello da loro fermato; vennero i Francesi, e ci obbligarono a darne un altro, alla libertà Italiana; poscia dovettero i Piemontesi ed alcune altre provincie, unite quindi alla Francia, cambiare nuovamente il loro giuramento, e darlo alla libertà Francese; rovesciato un pò più tardi, il governo republicano in Francia, e con l'imperiale in quel paese e reale in Lombardia, e Napoli, etc., surrogato, dovettero gl'Italiani spergiurare alla libertà, e giurare di essere fedeli all'impero ed al regno; vennero sei cento mila alleati a distruggere l'impero, il regno, etc., ed a mettere la superstizione, l'inganno, la viltà, i pregiudizj, e l'ignoranza in trono, ed eccoci di bel nuovo giuramentati ad essere fedeli in eterno, a questi nostri vecchi signori, dall'attual generazione sconosciuti, e dai buoni Italiani abborriti! Or noi diciamo, quale di tutti questi giuramenti dovrà essere per noi il più obbligatorio? Sarà egli il più antico, od il più recente? se ci si dirà essere il più distante, noi risponderemo allora, che sono invalidi tutti quei giuramenti dai nostri avi, agli avi degli attuali tiranni prestati; perchè noi dovremmo in questo caso servare quello prestato alla republica romana, come la più antica e ben conosciuta potenza italiana, che abbia in tutte le parti della Penisola dominato; se poi ci si dice che sia da servarsi il più recente, noi non vediamo perchè debbano gl'Italiani essere legati da un giuramento dato alla coazione straniera, e non abbiano diritto, di darne e servarne uno volontario, e recentissimo, che meriti veramente di essere servato, qual sarebbe quello che si prestasse all'unione, independenza, e libertà d'Italia? Ognuno deve da ciò essere persuaso, che nè il giuramento dato da noi o da nostri avi per conto nostro, agli antichi dominatori in Italia, nè quello al conquistatore straniero, nè quello ai restaurati nel 1814, sia obbligatorio, perciocchè non furono da un movimento universale di popoli in loro favore liberamente pronunziati, ma dalle armi straniere colla forza richiesti, che a chiunque si negasse di voler loro prestare il giuramento di fedeltà, e sommissione, avrebbero alla mannaja del carnefice, sottoposto; viene da tutti i giurisperiti riconosciuto, che un giuramento coatto è nullo, e da non servarsi; epperciò i tiranni di Napoli, Ferdinando e Francesco, il tiranno Ferdinando di Spagna, il tiranno Giovanni di Portogallo, sebbene in nessun modo fossero stati a concedere certe moderate costituzioni forzati, se non dalla loro speziale grandissima paura, non dimeno, per dare una idea di giustizia al loro procedere, (che in fatti non era che un chiaro, e patente tradimento per rovinare vieppiù i loro popoli), e per coprirlo di un velo ipocrita riconobbero la suddetta massima, dichiarando d'essere stati violentati, e non valere un giuramento dell'uomo, che non è libero; ora noi


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