L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria. Cesare Lombroso

L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria - Cesare Lombroso


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mentre si riconosce evidente quest'azione dell'alimento nell'accrescere i delitti di furto quando è troppo scarso, e qualche volta gli omicidii, i reati di libidine e di ferimento quando è troppo abbondante, si comprende perchè la criminalità in genere non ne possa variar molto perchè se un gruppo di reati cresce in una data condizione alimentare, cala l'altro sotto la condizione opposta, e viceversa.

      E nemmeno quando agisce in una data direzione costante modifica essenzialmente la quota di certi reati: p. es. nei furti qualificati in Italia l'azione del rincaro dell'alimento è notevole: ma il massimo divario oscilla fra 184 e 105, ossia con una variabilità di 79⁄0000. E quando i reati di libidine crescono per il buon mercato, la massima differenza è di 2,14⁄0000, il che si comprende quando si pensa alla maggior influenza organica ereditaria, alla climatica ed etnica.

      Senza poi dire la strana contraddizione che alle volte emerge pel fatto che quando il pane è caro mancano i denari per gli alcoolici, e per ciò, in linea regolare, gli omicidi e le ferite diminuiscono; ma viceversa, qualche volta, si assassina di più (come a N. Galles) per procurarseli.—Morbihau e Vandea, secondo Joly, figurano fra i più morali (France criminelle, 353), eppure i salari sonvi di poco aumentati, mentre gli oggetti necessari alla vita vi son raddoppiati di prezzo, ma vi si abusa meno di alcoolici. Invece a Bouches de Rhône, i salari accrebbero del 30 e le derrate del 15%; ad Hérault crebbero i salari dal 60 al 90% e meno assai le derrate, eppure questi due dipartimenti sono fra i più immorali perchè appunto vi si abusa di più d'alcoolici e, lì, il se débaucher è sinonimo di sollazzarsi.

      È un fatto che le carestie sono rare e vanno scemando, mentre i furti son costanti e vanno aumentando (Joly, La France criminelle, 358).

      Quindi comprendiamo perchè la quota dei delitti che si deve alla privazione di alimenti, alla vera miseria, sia più scarsa di quanto si immagina dai più: nelle statistiche del Guerry il furto dei commestibili entra per 1⁄100, appena, sul totale dei furti; ed anche in questa quota la fame vi può assai meno della leccornia. Su 43 categorie di oggetti rubati, a Londra, ha il 13º grado il furto di salciccie, polli, cacciagioni, il 30º grado quello di zuccheri, carne, vino, e solo il 43º grado quello del pane.

      E bene nota Joly che nella statistica francese dal 1860 al 1890, mentre i furti di denaro, di biglietti di banca ecc. erano i più numerosi, 396⁄00, quelli di farina, di biada o di animali domestici non passavano i 55⁄00.

      Macé diceva (Un joli monde): è raro che la fame meni al furto; il giovinetto ruba coltello e sigari, e, fra i commestibili, l'adulto ruberà liquori, e la donna dolci e cioccolatta.

      Altrettanto dicasi delle meretrici. Se, dice Locatelli, la fame e l'abbandono fossero per sè sole capaci di spingere una fanciulla al meretricio, converrebbe decretare dei premi Montyon alle migliaia e migliaia di onorate figlie del popolo, che non ostante gli stimoli delle più gravi privazioni e le seduzioni d'ogni natura, si astennero dal far mercato di se stesse.

      Non è difficile che, col tempo, si possa dimostrare l'influenza di qualche speciale alimento nel favorire alcuni delitti.

      È noto come l'alimentazione vegetale, prevalente, tenda a rendere miti e docili gli animi, mentre crudeli e violenti li rende l'alimentazione carnea. Potrebbe essere che in parte da ciò dipenda la docilità con cui il contadino lombardo sopporta i mali trattamenti dei suoi padroni; e la violenza con cui li vendica il romagnolo, tanto dedito alle carni porcine. Certo è che appunto nei reati di libidine contro adulti, i beccai, i salcicciai danno le massime proporzioni, toccando il 6,1% in confronto del 3,5 su bambini (Fayet, Séances et travaux de l'Académie, etc., 1846). Viceversa, i barcaiuoli e marinai, in Italia, danno il minimo dei reati in genere (mentre nella popolazione formano il 0,7%, essi dànno il 0,2 nella delinquenza), nel che parrebbe influire, oltre l'isolamento, il cibo di pesce; il che sarebbe però contrario all'idea di Humboldt che notava maggior ferocia nei popoli ittiofagi pel maggiore stimolo degli alcalini sul sangue (Correspondance, tom. VI, pag. 28).

      2. Rivolte.—Anche l'azione della fame sulle rivolte fu molto esagerata come ho mostrato nel Delitto Politico. Dall'opera preziosa del Faraglia (Storia dei prezzi in Napoli, 1878, Napoli) che ci dà per quasi nove secoli, anno per anno, il prezzo dei viveri, noi vediamo 46 massime carestie e furono degli anni: 1182, 1192, 1257, 1269, 1342, 1496-97, 1505, 1508, 1534, 1551, 1558, 1562-63, 1565, 1570, 1580, 1586-87, 1591-92, 1595, 1597, 1603, 1621-22, 1623-25, 1646, 1672, 1694-97, 1759-60, 1763, 1790-91, 1802, 1810, 1815-16, 1820-21.

      Orbene questi 46 anni di carestia non presentano colle rivolte coincidenza, che 6 volte, cioè nel 1508, 1580, 1587, 1595, 1621-22, 1820-21; nella sommossa celebre, quella di Masaniello (1647) molte altre cause s'associano alla questione economica, quali la pazzia di Masaniello[57], la stagione calda, ed i crudeli trattamenti degli Spagnuoli, poichè se nel 1646 vi fu carestia, nel 1647, se non di grano, eravi però abbondanza di frutti, carne, lardo e cacio (Op. cit., pag. 155). E non vi fu rivolta, del resto, nella carestia terribile del 1182, che durò 5 anni e nella quale gli uomini a stento si cibavano d'erbe agresti e non vi fu nella carestia del 1496-97 che giunse a provocare una crudele moria, e i cittadini dovettero fuggire alla campagna; nè in quella del 1565 in cui tanta era la miseria che le foglie fracide di cavolo si vendevano come fossero sane e fresche (op. cit., pag. 136) e neppure in quella del 1570 nella quale «partivansi i poveri dalle provincie e movevano alla volta di Napoli a torme, affamati, laceri, infermi sperando di campare la vita, e le vie ne furono miserevolmente piene», nè infine in quella del 1586. E qui è opportuno ripetere per la Francia, che se nel 1827, 1832 e 1847 vi furono rivolte parallele a crisi economiche ed a carestie, non vi mancò la temperatura estiva elevatissima; e che in quelle del 1834, 64 e 65 non vi troviamo più chiara l'influenza economica nè la meteorica.

      A Strasburgo dalle annate 1451-500 a 1601-1625 crebbe il prezzo del bue di 134% e del porco del 92%, e per molti decenni decrebbero i salari degli operai del 10%, eppure non si ebbero rivolte (Martini, Preussischer Jahrb., 1895, nov.).

      Nel 1680, causa l'estrema carestia, gli operai di Madrid si organizzavano in bande, saccheggiavano le case dei ricchi e ne uccidevano i padroni; non passava un giorno che non si vedesse qualche ucciso per aver del pane; eppure non vi si notò una vera rivolta (Bukle, IV).

      L'India è un paese, nel quale le conseguenze di carestie terribili si poterono seguire quasi coi nostri occhi. Quella del 1865-66 fece perdere ad Orizza il 25%, a Puri il 35% della popolazione, eppure in quell'anno non vi furono insurrezioni.

      Le carestie più celebri di questo centennio, almeno a Nellore, una delle provincie più esposte per la frequente mancanza di pioggia, e per l'eccessiva densità della popolazione, accaddero negli anni seguenti: 1769-70, 1780, 1784, 1790-92, 1802, 1806-7, 1812, 1824, 1829, 1830, 1833, 1836-38, 1866, 1876-78 (Hunter, Imp. Gazette of India, 1881).

      Nella carestia del 1769-70 un terzo della popolazione perì; nel 1877-78 si calcolò che per la carestia morirono, oltre la media normale, più che 5 milioni d'abitanti sopra 197 milioni (The Indian Empire, Hunter, 1882). Eppure non sappiamo che queste carestie abbiano dato luogo a sollevazioni e tumulti.

      La grande insurrezione indiana del 1857-58 si deve (Hunter, op. cit.) in gran parte alle ripugnanze contro le innovazioni (telegrafo, vapore, ecc.) introdotte dalla civiltà, alle congiure di principi detronizzati e, almeno secondo Hunter, moltissimo anche all'avere i Cipay del Bengala sentito o creduto che si volessero ingrassare le cartuccie con grasso di porco (Kaye, History of the Sepoi, 1865). Dunque la fame prolungata vi potè meno che la superstizione.

      Ed anche l'altre rivoluzioni Indiane a noi note non hanno rapporto col caro dei viveri; così l'insurrezione di Bohilla 1751, quella della setta dei Sikh nel Ponjab 1710, dei Cipay nel 1764, le piccole insurrezioni semidinastiche nei Synt 1843, quella dei Sikh nel 1848.

      È notevole ancora che la provincia d'Orizza, la più colpita delle carestie, fu quella che diede il minor numero di sommosse.

      Tutto ciò si può spiegare dal fatto, cui anche gli studi sulle azioni dei climi tropicali e polari ci confermeranno, che l'uomo prostrato nelle forze non ha abbastanza energia per reagire, sicchè il massimo della sventura umana, almeno quanto alle rivoluzioni, ha


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