L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria. Cesare Lombroso
Rivista penale, nov. 1893).
In Olanda si attribuiscono al vino 4⁄5 delle cause di crimini e precisamente 7⁄8 delle risse e contravvenzioni, 3⁄4 degli attentati contro le persone, 1⁄4 di quelli contro le proprietà (Bertrand, Essai sur l'intemp., Paris, 1871).
Tre quarti dei delitti di Svezia si attribuiscono all'alcoolismo e propriamente gli assassinii ed altri delitti di sangue all'abuso dell'alcool; i furti e le truffe all'eredità dei parenti alcoolisti.
Sopra 29.752 condannati in Inghilterra dalle Assise, 10.000 erano venuti a tal passo per la troppa frequenza dell'osteria, e 50.000 sopra i 90.903 condannati sommariamente (Baer, op. c. p. 343).
In Francia il Guillemin calcola al 50% i rei in seguito all'abuso dell'alcool, e in Germania, il Baer al 41%.
La più grande proporzione di ubbriachi è data da quei dipartimenti in cui, per scarsa produzione di vino, sono consumati in più gran quantità gli alcools artificiali.
Il 73% dei rei italiani osservati da Marro, abusava dell'eccitamento alcoolico, e solo il 10% era normale.
Nella mia Centuria, il Rossi trovò l'ubbriachezza salire all'81% dei rei di cui il 23% l'erano fino da bambini 2 a 5 anni).
Vi è solo una differenza del 10% nella frequenza dell'ubbriachezza fra giovani ed adulti; su 100 ragazzi al disotto dei 20 anni, il 64% era già dato al bere, onde si scorge che il marcio data dall'infanzia.
Ma una prova più chiara ce ne diè il Ferri in questa tavola (V. Atlante) della criminalità in Francia in rapporto al vino ed all'alcool consumato.
È evidente come tra la linea del vino e del delitto corra un completo parallelismo, in quanto almeno concerne le grandi salienze (1850-58-65-69-75) e decrescenze (1851-53-54-66-67-73), salvo, come è naturale, il 1870, anno eccezionale di guerra, e in cui tacciono gli atti giudiziarî non militari, e salve parziali discordanze del 1876, che non saprei spiegare, non avendo ora le statistiche successive, e nel 1860-61, in cui per altro l'effetto del raccolto vinicolo sembra soltanto spostato di un anno.
Il parallelismo riesce tanto più curioso e singolare, poichè gli autori francesi ed inglesi pretendevano addossare questa influenza fatale solo all'alcool e non al vino, tanto che, come vedremo, si propose di facilitare la diffusione maggiore del vino nei paesi resi da quello più proclivi al delitto. Ora dalla nostra tavola grafica e dalle statistiche si deduce che il rapporto dell'alcool consumato cogli omicidi e ferite non è così evidente come quello del vino, se non negli anni 1855 al 1858 e 1873 al 1876. E ciò ben si comprende, perchè le risse nascono più facili nelle osterie che dagli acquavitai, dove la dimora è troppo breve per dar luogo a litigi.—Un'altra prova di ciò ci offre l'osservazione del giorno e del mese in cui più spesseggiano i delitti, e son quelli in cui più si abusa del vino. Così Schroeter (Jahrb. des Westph. Gefangnissen, 1871) ci rivela come in Germania: su 2178 delitti, il 58% avveniva il sabbato sera, la domenica 3%, e il lunedì 1%; prevaleva in quei giorni, nella proporzione dell'82% i rei contro il buon costume, ribellione e incendi; e in quelli del 50% i rei di destrezza.
Anche in Italia, nel solo anno 1870, in cui se ne tenne nota, si riscontrava altrettanto[66].
E quel che è più curioso, in Francia, il Ferri trovò che mentre i reati in genere contro le persone dal 1827 al 1869 calano rapidamente dopo l'agosto fino al dicembre, le ferite e percosse gravi, invece, mostrano una recrudescenza ben spiccata nel novembre, epoca vicina alla confezione del vino nuovo, e notisi che si tratta delle sole ferite gravi giudicate nell'Assise (Vedi Atlante) e non di quei ferimenti che si giudicano dai tribunali, e sono i più frequenti risultati delle risse d'osteria.
Dixon trovò un solo paese in America che da anni va esente da crimini, S. Johnsbury, malgrado sia popolatissimo di operai; ma questo paese adottò per legge la proibizione assoluta delle sostanze fermentate, birra, vino, che vengono somministrate, come i veleni, dal farmacista, dietro domanda in iscritto del consumatore e con assenso del sindaco, che però appende il nome del reprobo in pubblico albo.
5. Azione.—E ciò è naturale, perchè tutte le sostanze che hanno virtù d'irritarci in modo anomalo il cervello, ci spingono più facilmente al delitto ed al suicidio come alla pazzia, con cui assai spesso si confondono in un inestricabile intreccio.
Si è notato, persino, questa tendenza nei Medggidub e Aissaoui, i quali, non avendo narcotici, si procuravano l'ubbriachezza col continuato movimento del capo. Son uomini, dice il Berbrugger (Algérie, 1860), pericolosi, feroci e con tendenze al furto.—Anche i fumatori d'oppio sono presi spesso da furore omicida; sotto l'uso dell'haschisch Moreau si sentì attratto al furto.
E peggio fa il vino; e ancor peggio l'alcool, che si può dire vino concentrato, quanto all'attività venefica: e peggio ancora quei liquori d'assenzio, di vermouth, che, oltre all'alcool puro, contengono droghe intossicanti i centri nervosi.
Neuman nel 1879 mostrò come l'alcool agisca, alterando l'emoglobina, e diminuendo di 1⁄4 nei globuli la capacità per l'ossigeno, provocando afflusso attivo delle membrane e della corteccia cerebrale; donde una dilatazione vagale, una paralisi delle fibre muscolari delle pareti vasali ed edema; ed infine degenerazione grassa delle cellule nervose irritate.
Kräpelin[67] dimostrava che da 30 a 45 grammi d'alcool etilico assoluto rallentano e paralizzano dal più al meno tutte le funzioni mentali: lo intorpidimento—che rassomiglia nei suoi effetti alla fatica fisiologica—va aumentando col crescere della dose d'alcool assorbita: cioè dura da 40 a 50 minuti per piccole quantità—da 1 a 2 ore per quantità più forti: nelle dosi minime, il rilassamento paralitico delle funzioni mentali è preceduto da un periodo maggiore di attività o di accelerazione, che dura al massimo dai 20 ai 30'. Ma egli ha inoltre dimostrato che l'azione dell'alcool non è la stessa su tutte le funzioni psichiche: che se si ha un passeggero acceleramento nella innervazione motrice, le funzioni intellettuali, quali l'appercezione, la concezione delle idee, le loro associazioni, ed il lavoro intellettuale di combinazione, sono rallentate e sulle prime, anzi, arrestate, anche dalle dosi più piccole d'alcool. Altrettanto dicasi per ciò che riguarda le sensazioni. Ne segue che il periodo iniziale di eccitamento prodotto dalle piccole dosi di alcool non è che una specie di fuoco d'artificio, dovuto al concorso di parecchi fattori; specie dall'aumento delle associazioni esterne di idee—(associazioni di parole, di sensazioni, ecc.) a danno delle associazioni interne—associazioni logiche e più profonde.
Sotto l'azione delle grandi quantità (ubbriachezza) l'eccitamento dell'innervazione motrice è causa dell'illusione di forza che hanno tutti gli ubbriachi e di tutte le loro azioni brutali e sconsiderate. L'alterazione portata all'associazione delle idee spiega la volgarità dei loro discorsi, le ripetizioni continue di triviali banalità, gli alterchi, gli scherzi sciocchi. L'effetto esilarante dell'alcool si spiega esso pure coll'accelerazione psico-motrice iniziale che arresta le inibizioni mentali dolorose; ma rimane pur sempre che esso, anche nelle dosi più piccole, paralizza od indebolisce immediatamente le funzioni intellettuali superiori.
L'alcool, dopo aver perciò eccitato, indirizzato nella via del delitto la sciagurata sua vittima con atti istantanei ed automatici, ve la mantiene ed inchioda, per sempre, quando, rendendola un bevitore abituale, ne paralizza, narcotizza i sentimenti più nobili, e trasforma in morbosa anche la compage cerebrale più sana: dando una dimostrazione, pur troppo sicura, sperimentale, dell'assioma che il delitto è un effetto di una speciale, morbosa condizione del nostro organismo; tale è, in questi infelici, quella sclerosi (ispessimento del connettivo) che colpisce il cervello, il midollo ed i gangli, come ed insieme a quella che colpisce il rene ed il fegato, ed in essi si esplica col delitto, come negli altri, colla demenza o coll'uremia o coll'ictero, e ciò secondo che colpisce più un organo che l'altro, o più una parte che l'altra dell'organo stesso. E qui le prove sovrabbondano. Non è molto rinvenni alle carceri un singolarissimo ladro, P..., che si vanta con tutti di esserlo, ed anzi, non sa più parlare se non nel gergo dei ladri, suoi degni maestri; eppure, nè l'educazione, nè la forma cranica ci dava l'indizio della causa che ve lo spinse; ma noi presto ne fummo in chiaro, quando ci narrò che egli ed il padre suo erano bevoni. «Vedano: io fin da giovinetto mi innamorai dell'acquavite, ed ora ne bevo 40 od 80 bicchierini,