L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria. Cesare Lombroso

L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia, alla giurisprudenza ed alla psichiatria - Cesare Lombroso


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a quanto si osserva nella statistica criminale, come che nell'epoche di carestie e nei grandi freddi scemano in genere tutti i reati contro le persone, specie gli stupri e assassinii[58].

       Indice

      Ma, come abbiamo veduto nel capitolo antecedente, l'influenza dell'alimentazione non si può scindere da quella dell'alcool, anzi questa è così grave che ne assorbe quasi sempre gli effetti pur troppo prepotenti nel campo dell'eziologia criminale, come in tutta la patologia umana.

      1. Tradizione.—Ho dimostrato già altrove che la leggenda del pomo d'Eva, come una quantità di altre leggende medioevali semitiche ed egizie, alludono alle prime ebbrezze ad ai primi malanni provocati sotto gli eccitamenti alcoolici, e che si ripetono nell'altra leggenda del peccato di Cam[59].

      I Semiti, che, come ci apprendono già le leggende di Noè, e più tardi le imprecazioni dei profeti Elia, Davide, Isaja, di Maometto, poterono forse, grazie al clima, prima degli altri, avvertire come gli effetti benefici delle bevande alcooliche erano sorpassati, troppo spesso, dai tristi (Salomone nei proverbi attribuisce all'ebbrezza la miseria dei popoli ebrei); conformandosi alle abitudini dei popoli primitivi che personificano e plasmano i fenomeni così buoni che tristi della natura, ce lo formularono e scolpirono in quella singolare leggenda dell'albero della scienza del bene e del male, che, collo stesso nome, compare in India fra i prodotti singolari scaturiti durante la fabbrica dell'Amrita, ed è accennata nella leggenda prearia di Yma (Harley, Zend-Avesta, 89), ed è scolpita in quel bassorilievo di Ninive, in cui un serpe offre al primo uomo il frutto di una palma (Layard, Mem. of Niniveh, p. 70; Lenormant, op. cit.).

      Secondo un'altra leggenda arabica il primo a piantar la vite fu non Noè, ma Adamo, e il diavolo l'inaffiò col sangue di una scimmia, di un leone e di un porco[60], allusione ai vizi che più suscita l'alcool; infatti in un fabliau francese, che con quella si collega, si legge che il diavolo, dopo aver lungamente tentato un romito senza poterne vincere la virtù, gli promise di volerlo lasciare in pace, a patto che gli desse questa soddisfazione di commettere una sola volta un peccato, scegliendo tra il vino, la lussuria, l'omicidio. Il romito per liberarsi accetta, e sceglie il più piccol peccato, del bere, pensando di poterne poi con poco far penitenza; va a pranzo da un mugnaio suo vicino e s'ubbriaca; rimasto solo con la moglie di costui casca nel secondo peccato e finisce per uccidere il mugnaio da cui è sorpreso[61].

      Gli effetti criminosi del vino adombrati in queste leggende, ci spiegano perchè in Zendha la parola Madhu valga per vino e anche per dolore, e Kan, chinese, per albero e peccato,—e come i Caldei adorassero insieme al Setarvan (la vigna profumata), il Sam Gafno, sopra cui aleggia la vita suprema, e gli Indi il Kalkavir-Keha, l'albero dei desideri, e forse così spiegasi l'analogia di malum, pomo e malum, male—in latino.

      2. Danni del vino.—È troppo noto come l'alcool, lungi dal rendere più tollerabile il freddo, aumenti i danni così dei grandi freddi, come dei grandi caldi, cosicchè si videro, nelle regioni polari e nelle Russie, e nelle Indie, aggravati quei soldati e marinai, che credendo meglio sopportare, così, le fatiche, ne usavano più volte nel giorno; e forse è questa la ragione che i latini nella campagna di Russia soffersero meno dei nordici. E si constatò, nelle epidemie coleriche, che i beoni, anzi, anche solo i bevitori, erano più colpiti dal morbo degli astemi[62]; e come gli aborti sieno in maggior numero fra le bevitrici, perfino nelle mogli di alcolizzati, le quali offersero, d'altronde[63] una fecondità da due a quattro volte minore delle coppie temperanti; cosicchè questo fatale liquore ben può stimolare le passioni carnali sino alla violenza ed al delitto, ma senza pur crescerne la fecondità.

      L'alcool è causa precipua delle riforme per debolezza e per gracilità nelle truppe di Svezia, che si videro salire fin al 32% nel 1867 e calare al 28 nel 1868, dopo le buone leggi sull'alcool; nei dipartimenti francesi, che, per scarsezza di vino, abusan più di alcool, come Finistere, la gracilità dei coscritti da 32 sale a 155 (Lunier).

      L'alcool agisce sulla statura. I grandi Wotjak, dopo l'uso della acquavita, son calati al disotto della media. E sotto i nostri occhi le bellissime valligiane di Viù perdettero dell'avvenenza e dell'imponente statura dopochè contrassero l'abitudine dell'acquavite.

      Dopo ciò, non è meraviglia se esso abbia avuto un'influenza sulla vita media; sicchè invece d'esser l'acqua della vita, possa ben dirsi l'acqua della morte. I calcoli di Neison dimostrano che i bevitori hanno una mortalità almeno 3,25 maggiore degli astemi[64].

      3. Pauperismo.—Tutto questo ci spiega, già in parte, come uno degli effetti più evidenti e fatali dell'alcool sia il pauperismo, ed in parte lo spiega il veder come da un padre alcoolista si dirama una progenie cieca, paralitica, zoppa, impotente, e che di necessità, se ricca, finisce ad impoverire, e, se povera, trova chiusa ogni fonte del lavoro. Peggio accade a coloro cui, direttamente, l'alcool rende paralitici, cirrotici, ciechi.

      Vero è, convien subito confessarlo, che negli accrescimenti di salario (quando nel Lancashire crebbe il salario dei minatori da 5 a 8 e 11 lire, le morti per ubbriachezza da 495 salivano a 1304 e 2605; ed i delitti da 1335 a 2878 e 4402) crescono a dismisura gli ubbriachi, e quindi le loro male opere. Ma assai peggio accade quando cala il salario. Si beve alcool allora per sopperire alla mancanza di vesti e di cibo, per cacciare la sete, la fame ed il freddo; e l'alcool a sua volta rende sempre più impotente e più povero colui che lo usa e insieme sempre più avvinto al suo carro fatale. Sicchè l'alcoolismo è prodotto or dalla troppa or dalla poca ricchezza; ciò si vide ad Aquisgrana in cui crebbe l'alcoolismo quando s'elevarono a più di 1,25 i salari dal 1850 al 1860, ma più ancora dopo il 1874 quando la crisi americana fecevi chiudere 80 fabbriche e ridurvi il salario di un terzo; le famiglie povere crebbero da 1364 a 2255 (nel 1877), e le bettole da 183 a 305, le prostitute da 37 a 101, i matrimoni scemarono da 785 a 630 e crebbero i furti e gli incendi (Thun, Die Indust. in Nieder Rhein, 1870).

      Nelle carestie del 1860 e 1861 in Londra si osservò che non uno dei 7900 membri della Società di temperanza aveva chiesto un sussidio[65]. Huisch osservò che ogni 100 sterline d'elemosina 30 passavano in acquavite; e Bertrand e Lee: che i comuni più decaduti erano quelli in cui crebbe smisuratamente l'uso dell'alcool, e in cui si aumentarono le osterie; una prova ne è pure la Slesia superiore, dove la miseria giunse fino alla morte per fame; e dove l'ubbriachezza imperversava fino a trascinare vacillanti gli sposi innanzi l'altare, ed i parenti dei neonati innanzi al battesimo, così da comprometterne fra i lazzi la vita. «Dove, scriveva un predicatore della Slesia, dove è intemperanza, segue, come l'ombra il corpo, la miseria e il delitto» (Baer, op. c.).

      Già era stato notato come una delle cause delle divisioni coniugali e dei divorzi in Germania fosse l'ubbriachezza, che per lo meno vi conta nelle proporzioni di 2 a 6 per 100; ed è notorio come i figli dei divorziati e di secondo letto diano un forte contingente al delitto ed alla prostituzione.

      4. Alcoolismo e crimine. Statistiche.—Dopociò è facile afferrare lo stretto nesso tra l'alcool e il crimine anche dal lato sociale come lo vidimo dal patologico (v. s.). Una prima prova ce ne offrono quelle statistiche che ci mostrano un continuo incremento del delitto nei paesi civili, incremento che il crescere delle popolazioni potrà giustificare solo per una quota del 18 al 16%, e che invece è troppo bene spiegato in certe direzioni dallo aumentato abuso degli alcoolici, salito appunto, in proporzioni analoghe a quelle del delitto.

      In Inghilterra si consumavano:

      nel 1790 galloni d'alcool 5.526.890 nel 1866 galloni d'alcool 12.200.000

      Gli ubbriachi arrestativi:

      nel 1857 erano 75.859 nel 1875 erano 203.989

      A Milano le osterie da 1120 nel 1865 salirono a 2140 nel 1875 (Verga) a 2272 nel 1878 (Sighele).

      Nel Belgio si calcolava l'alcoolismo provocare il delitto nel rapporto del 25 al 27%.

      A New-York, su 49.423 accusati, 30.509 erano ubbriachi di professione.

      Nel 1890 agli Stati Uniti su 100 omicidi


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