L'idolo. Gerolamo 1854-1910 Rovetta
sei fredda... fredda. Sei stata troppo sul terrazzo senza niente sulle spalle. (Pausa: torna a fissarla, a studiarla) Hai preso — vero? — le cartine di fosfato?
Emma. Sì; le ho prese.
Il dottore. Allora — vuoi? — andremo dopo dalla mamma. (Pausa, fa due o tre passi, conducendo Emma verso Nino Sebastiani, il quale, appena vede il conferenziere entrare nel salone, fa un sospiro di sollievo e, voltando le spalle alla finestra del terrazzo per mostrarsi affatto indifferente con Emma, parla forte e gestisce molto animatamente colla contessina D'Arborio. — Il dottore ad Emma con una strizzatina d'occhi assai espressiva) Dobbiamo sentire anche noi che cosa dice il nostro Nino Sebastiani?
Emma (che ha visto Giordano Mari allontanarsi dal salone con donna Fanny: nervosissima) No. Non seccarmi sempre con quel tuo antipatico Sebastiani! Andiamo dalla mamma!
Il dottore (scrolla il capo, diventa sempre più tenebroso: con un sospiro) Mah!.. (Poi, mentre passano vicino al cavalier Venceslao) La signora Letizia... ti raccomanda di non stancarti troppo. Prendi un bicchierino di Bordeaux, con due dita di Vichy.
Il cavalier Venceslao (calmo, affabile, sorridente) Adesso daremo le Trascrizioni di Liszt sul Don Carlos.
VIII. Durante e dopo le Trascrizioni di Liszt sul Don Carlos e il «Pace, mio Dio!» della Forza del Destino.
Giordano Mari e donna Fanny dietro la stessa portiera che nascondeva prima donna Fanny e Guido Bardi.
Giordano Mari (tenero) Finalmente!
Fanny. Bravo, professore! (Quando è stizzita o vuole scherzare lo chiama sempre professore). Vi ricordate che ci sono anch'io a questo mondo!
Giordano Mari (inchinandosi graziosamente ed osservando con un sorriso di compiacenza e una cert'aria di ricognizione tutto ciò che rivela lo scollo del busto o che lasciano trasparire i veli e le trine) Bellissima!...
Fanny (percuotendolo leggermente sui capelli col ventaglietto lungo, chinese) E... soltanto per lei!
Giordano Mari (continua ad ammirarla, approvandola per la toilette e il resto) Brava! Brava! Patet dea!
Fanny (calmandosi; fissando, come Emma, i bei denti bianchi di Giordano Mari) Con questi calori!... Con un programma storico-biografico di dodici numeri!.. Dall'Oberto di San Bonifacio al Falstaff!.. (Sempre come sopra e cogli occhi sempre più lucenti) Se proprio non fosse stato per il signor professore, avrei inventata l'emicrania; oppure che mio marito doveva arrivare da Roma!
— Vi offrirò un quadretto votivo: Per grazia ricevuta!
Fanny (Percuotendolo ancora col ventaglio, ma più forte e sul naso) Sciocco!.. (Tornando in collera) Tutta sera, sempre con Emma!.. Ed io, invece, per tutta sera, rimproveri, minaccie, disperazioni e lacrime! Un bel divertimento! Musica e gelosia! E intanto Emma si monta la testa. Non dica di no! Si vede subito! Si monta la testa! Voglio sapere di che cosa parlavate, vicini vicini, come due colombe, sulla ringhiera del terrazzo, il professore fissando le stelle, la signorina, la punta dei piedi! — Voglio saperlo!
— Si parlava di cose indifferentissime! Di arte, di letteratura, di filosofia; di Nietzsche e... di Puvis de Chavannes.
— Una conferenza! Un'intiera conferenza! (Più stizzita che mai) Lei, caro signore, doveva farsi presentare alla marchesa Gonzales, come le avevo imposto; doveva far la corte alla marchesa Gonzales e tenerle alla marchesa le sue conferenze! Invece, il grand'uomo si diverte a farsi ammirare, a farsi adorare dalle fanciulle sentimentali, dalle fanciulle poetiche, ispirate! (Con un sorriso e un'occhiatina maliziosa) Ma... no, professore! (Scrollando il capo e cantarellando sottovoce) No! No! No! Con Emma, tempo perso! Appartiene alla drammatica! (battendo comicamente le sillabe) Alla dram-ma-ti-ca!
— Vede dunque? Le sue accuse sono ingiuste! Ho preferito la signorina Dionisy alla marchesa Gonzales, semplicemente per il senso estetico.
— Lei non professa l'estetica, ma la storia: deve, dunque, preferire la marchesa, per il senso storico.
Donna Fanny (continua a scherzare, a punzecchiare Giordano Mari a proposito della signorina Dionisy: continua a scrollare il capo, a dir di no, ma, colla bocca mobile e quasi scintillante, si avvicina, come attratta irresistibilmente, alla bocca di Giordano Mari) Lei, no!... Mai! Giammai! Emma appartiene alla drammatica, al-la dram-ma-ti-ca!
Giordano Mari (punto sul vivo, ma trattenendosi) Lei vorrebbe rendermi anche ridicolo! Crede che io non mi veda bene?.. Non mi conosca a fondo? La signorina Emma? Troppo ricca e troppo giovane: potrei quasi essere suo padre.
Fanny (risentita e prorompendo) Adagio, col padre, perchè anch'io allora, l'avverto, non ho che tre o quattro anni più di Emma!
Giordano Mari. Appunto; anche lei. Se avessi dovuto chiederla ai suoi genitori, mi avrebbero risposto di no.
Fanny (pensa, riflette, ridiventando seria per quanto le è possibile) Appunto; e allora, anche per ciò... ho ragione di non fidarmi! Lei... (fermandosi colla punta del ventaglio, in atto di possesso, sullo sparato bianco della camicia di Giordano Mari) lei potrebbe architettare un bell'intreccio, romantico-sentimentale, col lieto fine del matrimonio...
Giordano Mari (diventa attentissimo: è anche un po' inquieto, ma si mostra indifferente e cerca di fare lo spiritoso) Per rubare anche il mestiere al commediografo Sebastiani?
Fanny. Sicuro. Il mestiere e la signorina Dionisy, in un colpo solo. Lei...
Giordano Mari. Io?..
Fanny... Sì, lei; lei potrebbe pensare, per esempio: io faccio perdere la testa alla ragazza parlandole anche di Nietzsche e di Puvis de Chavannes, visto che tutte le strade conducono a Roma; e, una volta ben bene innamorata, la ragazza stessa può volere e imporsi al dispetto degli amati genitori... oppure la sensitiva comincia a perdere i colori e l'appetito, comincia a dimagrare, a languire, a soffrire, finchè salta in iscena il buon dottor Speranza; tasta il polso, scrolla il capo, pausa, sospiro, caso grave... e subito, recipe, il professore!
Giordano Mari (sentendosi diventar rosso, ride forte, troppo forte).
Donna Fanny (mettendogli il ventaglio sulla bocca) Sst!.. Silenzio! Non sentite? Pace, mio Dio! Ispiriamoci... e facciamo la pace anche noi.
— Chi è quel brutto sgorbio di soprano?
— La maestra Perticari. Ha insegnato a stonare, a bocca stretta, a tutta Milano.
— E il cavalier Venceslao?.. Come è grave, solenne in quel voltar del foglio!
— Ha una gran bella testa decorativa!
Finchè dura il canto. Giordano Mari e donna Fanny continuano a parlare molto sottovoce.
Donna Fanny (quando il «Pace, mio Dio» sta per finire) Cessa il canto; bisogna andare. — Io di qua: (indicando nel salone Guido Bardi) Ecco pronta... l'espiazione. Voi scappate in fretta di là, e speriamo che non vi abbiano veduto.
— E... domani?
— Domani?.. Due giorni di seguito? È impossibile.
— Sì! Sì! Da brava!
— Come si fa?...
— Un telegramma dell'onorevole! Arriva l'onorevole! Dovete andare alla stazione.
— Mai più: è una scusa che mi può servire soltanto per il pubblico; non per Guido Bardi. (Con arguzia e molti sottintesi) Vorrebbe venire anche il poeta incontro all'onorevole... alla stazione!
— Ah no!... Viva Dio!
Giordano Mari insiste, prega, supplica: donna Fanny risponde che non può e ripete:
— È impossibile!
Ma