L'idolo. Gerolamo 1854-1910 Rovetta

L'idolo - Gerolamo 1854-1910 Rovetta


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o quasi, di un voto di vita o di morte pel Gabinetto, ha avuto il sopravvento anche nel campo... teoricamente sereno della scienza e delle arti. Tu sei troppo uomo di mondo, sebbene non rotto ancora a questa vitaccia politica, per non comprendere certe supreme necessità del momento. A voce, e spero presto, a Roma, potrò dirti di più. Per ora non volermene e gradisci una filosofica stretta di mano dal tuo

      Affezionatissimo

       Rocco Marana

      Giordano Mari non dice una parola, non fiata, ma sotto gli occhi gli appaiono due solchi lividi, profondi. Apre l'altra lettera, quella dell'editore di Milano.

      Amodei e C. Editori

       Gabinetto del Direttore

      Illustre e carissimo Mari,

      «Mi offrite le vostre conferenze sui Precursori della Rivoluzione? Quali sono e quante sono? perchè io non ne conosco altro che una, la solita di Venezia, Torino e Genova; sempre bella, ma sempre quella, come la bandiera dei tre color! E poi... mi domandate duemila lire — anticipate — per un volume di conferenze? È vero che non è che una domanda... ma io non vi posso dare... che una risposta. Vi voglio molto bene, ma non posso, per voi, disgustarmi col mio interesse.

      Affezionatissimo

       Amodei.

      «P. S. — Devo assentarmi da Milano per il matrimonio di mia nipote. Sono spiacente per me... e per voi. Vi avrei fatto conoscere l'architetto Carlo Borghetti, una vera capacità, un erudito fenomenale. Avrebbe potuto esservi utilissimo per la vostra monografia su sant'Ambrogio... o il signor Ambrogio, come volete voi.»

      Giordano Mari, pallidissimo, resta fermo, immobile su due piedi. È una disdetta. Tutto gli va male... tutto! tutto!... C'è fin da ridere, tanto è curiosa!... E ride infatti; ma ad un tratto il riso gli si ferma sulle labbra ed ha un sussulto in tutta la persona: riapre, rilegge il telegramma:

      «Impossibile ottenere rinnovazione: voci attendibili assicurano solito sovventore prossimo fallimento. Regolati».

      — Ma allora?... E le altre?... E tutte le altre?...

      Anche gli ultimi echi degli applausi di un'ora innanzi, le febbrili compiacenze del successo, tutto è svanito, dileguato ormai... persino il bel viso ridente di donna Fanny e gli occhi intenti, appassionati di Emma. E sì che quest'ultima, mentre egli legge la lettera del Marana, gli è tornata in mente... quale nipote dello zio ministro.

      — E le altre cambiali?... E tutte le altre?...

      Fa due, tre passi verso la finestra, sempre cupo, sempre pensoso, a testa bassa. Prende macchinalmente le forbici dalla toeletta e macchinalmente continua e continua a tagliarsi, a regolarsi, a limarsi le unghie...

      — E le altre?... E tutte le altre?...

      Rimane ancora diritto in piedi, immobile, a testa bassa, occupato delle sue unghie, ma a mano a mano il suo viso da pallido diventa giallo, gonfio, sformato... i solchi sotto gli occhi diventano sempre più profondi. Non ha più trentacinque anni nè quarantacinque... ne dimostra sessanta...

      — E le altre?... Almeno dieci... dodicimila lire?...

      Nella cameretta si sente solo il rumore del respiro greve, affannoso del Mari, e un tic-tic-tac delle unghie dure, che saltano via, mozzate dalle forbici.

      Cameriere (battendo all'uscio) Signore...

      Giordano Mari (trasalendo, voltandosi) Che c'è?

      Cameriere. Il pranzo è servito.

       Indice

      Giordano Mari ha rimandato ad altra epoca le sue conferenze di Bologna, Roma e Napoli; trovandosi a Milano, vuole invece approfittare dell'occasione, per fare tutte le ricerche necessarie e compiere sul posto l'importante monografia Ambrogio vescovo nella civiltà de' suoi tempi, che gli deve aprir la strada alla cattedra di storia in una delle principali Università del Regno. Intanto approfitta delle sere, e un po' anche del giorno (le biblioteche e gli archivi si chiudono presto) per far conoscenze e frequentare il bel mondo di Milano, in compagnia del presidente del Circolo artistico-letterario, il nobile Barbarani, sempre felicissimo, «proprio content», quando può fare il cicerone delle belle signore coi personaggi un po' celebri che passano da Milano.

      — Sarà un debole — diceva il presidente Barbarani, scusandosi di questa sua manìa cogli amici che lo pigliavano a giuoco — ma a me la gente di talento... non mi dispiace! Si parla di tutto volentieri, e si vengono a sapere tante cose anche curiosissime, che saranno vere sì, saranno vere no, questo non implica, ma interessano moltissim. Mediolanum, eccone una bella, per esempio, si compone di due parole, Med e Lan, che nell'idioma celtico significano Fertile terreno!

      Ma questa volta, a proposito di Giordano Mari, altro che pigliarlo a giuoco! Per poco non lo pigliavano a... bastonate! Nino Sebastiani era furente contro di lui, perchè pareva che il grande uomo di Padova facesse la corte alla signorina Dionisy; e Guido Bardi gli teneva il broncio, perchè anche donna Fanny si montava la testa e civettava a segno da compromettersi. E oltre questi due, che lo lasciavano indifferentissimo, perchè già noti in Galilea pei loro furori da Otello, anche Carlo Borghetti non si prendeva il gusto di diventare ogni giorno più villanissim?... certamente per quelle gelosie, invidie e battibecchi tra scienziati, che, dacchè mondo è mondo, purtroppo, si sono sempre ripetuti, cominciando dal Caro col Castelvetro?...

      La mattina di quel giorno, proprio per far dispetto, e dare anche una prova di indipendenza e di prepotenza ai tre moschettieri di casa Dionisy, Nino, Guido e Carlo Borghetti, il nobile Barbarani fa staccare una lettera d'invito, al club, per Giordano Mari: e fa male.

      Questa volta, anche tutti gli altri soci, molto esclusivisti e però molto diffidenti e difficili nell'ammettere persone estranee, gli fanno osservazioni e lamentele.

      — Quella è gente del tuo Circolo artistico-letterario! Bisogna andar adagio! tirar dentro il primo che capita! Va bene, è un letterato, uno scrittore, uno scienziato, anche un genio! Quella è roba del tuo Circolo artistico-letterario! Ma qui, al club, che cosa ci verrebbe a fare? Intanto — come individuo — da dove è saltato fuori?

      — Dalla più eletta società di Padova!

      — Ma chi è, in fine? Chi è?

      — È stato per tre anni l'amante ufficialissimo della contessa Pianelli, alla quale ha fatto la corte anche Don Carlos, sicchè mi pare — e il piccolo Barbarani tutto impettito si mette le mani sui fianchi, — mi pare, è sempre stato in buona compagnia!

      Ma Guido Bardi e Nino Sebastiani soffiano nel fuoco, preparano una cabala contro Giordano Mari — tutti gli avrebbero voltate le spalle appena si fosse presentato — e il nobile Barbarani, a sua volta, per parare il colpo, continua a fare tutto il giorno una gran propaganda per il conferenziere!

      Al club:

      Il presidente Barbarani è in piedi in mezzo a sette od otto sportsmen, sdraiati intorno alla finestra del grande terrazzo. Nino Sebastiani, sul canapè, nell'ombra della sala, legge il Corriere della Sera: Guido Bardi, seduto al tavolo, col capo fra le mani, legge l'ultimo fascicolo della Revue des Deux Mondes.

      Il nobile Barbarani. Vi assicuro — parola d'onore — per quanto pieno di talento, non esclude che sia anche di una educazione perfettissima! È qui il nostro Guido? precisament! Non è un letterato e un poeta di primissimo ordine, e medesimamente il più compito gentiluomo? E il bravo Sebastiani? Tutti applaudono le sue commedie che sembrano scritte addirittura da un francese, e con questo?... Gentilezza e cortesia sono il suo emblema.

      Il Bardi e il Sebastiani (tutti e due insieme scattano come molle: ma dopo un'occhiataccia torva e un'alzata di spalle, tornano a leggere).

      Il nobile Barbarani (un saltetto di compiacenza, quindi ripiglia tendendo l'amo nel circolo


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