L'idolo. Gerolamo 1854-1910 Rovetta

L'idolo - Gerolamo 1854-1910 Rovetta


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...?

      — Per la bruna o per... l'altra?

      — Cioè?

      — Per donna Fanny o per la...

      — ...?

      — O per il matrimonio?

      Uno dei commensali, il più furbo (a guisa di commento) Per il peccato... o per la dote?

      Barbarani (serenissimo: non sospettando mai che l'austero e lunatico architetto potesse avere delle viste particolari su donna Fanny, e tanto meno sulla signorina Emma) Se dovessi proprio giudicare spassionatissimamente, starei quasi per dire viceversa. — Precisament. — Donna Fanny avrebbe un debole per il conferenziere: si capisce subito, del resto... basta guardare la faccia d'itterizia del Bardi!... Invece, mi pare, a Giordano Mari ha fatto colpo la fanciulla... (a Carlo Borghetti coll'aria, quasi, di congratularsene) la tua leggiadrissima cuginetta.

      Ancora il commensale di prima (seguendo cogli occhi gli asparagi al burro che fanno il giro della tavola) Spieghiamoci: gli ha fatto colpo la fanciulla o la dote?

      Un altro commensale di faccia. L'una e l'altra: sono belle tutte e due.

      Carlo Borghetti (a Giorgio che gli presenta il piatto degli asparagi) No! Ho detto di no! Porta via!

      Il Barbarani (con un sospiro per la mortificazione del cameriere: al vicino di tavola) Quell'architett è proprio incontentabilissim!

      Il più vecchio e il più autorevole dei «fashionables»: un pezzo ancora vivo del Museo del Risorgimento. (Nel 1857 ha ucciso in duello, per una delle belle signore di Milano, di cui era l'amante, un ufficiale degli usseri, austriaco: rifugiatosi a Torino, ha portato una lettera di Cavour al conte Nigra, a Parigi) I nostri giovani, per altro, del giorno d'oggi, hanno un gran torto: lasciano troppo libero il passo ai forestieri.

      — Per forza!...

      — Si rendono noiosi!

      — Insopportabili!

      Il nobile Barbarani. E poi, tutti lo stesso sarto, tutti lo stesso parrucchiere! Che cosa risulta? Che sono tutti eguali, e le donne amano la varietà!

      Intanto il pranzo volge alla fine: si fa più vivo il risonare dei piatti e dei bicchieri, cresce l'animazione fra i commensali che parlano più forte, ridendo, scherzando; non si sente più il tram nemmeno quando passa, ed il pettegolezzo diventa meno prudente, meno riguardoso.

      — E donna Fanny, per un esempio, credete che si diverta, con Guido Bardi?

      — Poeta, come il Petrarca, sarà benissim...

       — Ma un gran poeta seccatore!

      — Esigente! Gelosissim!

      — Donna Fanny non ha più un momento di respiro, di libertà, specialmente poi quando suo marito è a Roma, e quell'altro può fare il tiranno a tutto spiano.

      — Sicuro, l'amore moderno è così monotono e poco divertente che le nostre povere signore devono ricorrere al marito come ad un sollievo, come ad una liberazione.

      — Allora questo onorevole Simonetti perchè non sta di più con sua moglie? Perchè non resta a Milano? Che cosa fa, sempre a Roma?

      — Tace, e vota per Rudinì.

      — Finchè sta in piedi Rudinì sarà sempre contento, anche se cade sua moglie!

      — E Nino Sebastiani?

      — Il commediografo?

      — Perchè?... È in pericolo anche il commediografo?

      — Il nobile Barbarani (tossendo due o tre volte e riuscendo ad imporsi colla vocetta strillante) Anche il commediografo!... Mea culpa! Deve dire mea culpa anche il commediografo? Perchè continua anche lui, colle sue pose di Romeo e di Otello, a filare il sentiment e la gelosia, sempre alla lontana? Perchè non farsi avanti? Che cosa aspetta, santo Dio? Che il frutto vada in fiore e il fiore in semenza?... Le ragazze, si sa, e le ragazze oneste tanto più, non amano che il matrimonio! — La signorina Emma gli piace? — E dunque coraggio! La sua brava domanda e il suo bravo matrimonio; altrimenti.... aspetta e aspetta, che cosa succede? Che ne capita un altro sull'orizzonte; e se quest'altro, come nel caso, se si verificasse, del nuovo pretendente, è un bell'uomo e un uomo anche di genio, con una splendida posizione, con un grande avvenire, e col fascino della gloria, parliamoci chiaro, io trovo naturalissim che la ragazza possa perdere, come si dice, la sinderesi, e allora, signori miei.... (Il Barbarani s'interrompe).

      Carlo Borghetti (a mano a mano, da rosso acceso, è diventato sempre più pallido: dopo inghiottito un altro bicchiere di vino, nel posare il bicchiere a calice con troppa forza sulla tavola, gli si rompe fra le dita).

      Barbarani (vedendo la mano di Carlo Borghetti insanguinata: chiamando forte) Giorgio! Giorgio!

       Indice

      Nel salone del concerto: la folla degli invitati: il maestro Arnaldi, del Conservatorio, eseguisce mirabilmente le Trascrizioni di Liszt sull'Aida: mormorii di approvazione: il cavalier Venceslao, — la cui bella testa italiana ha maggior risalto col frak e la cravatta bianca — ritto in piedi, accanto al pianoforte, volta le pagine della musica, ringrazia sorridendo, con dignitosa affabilità, il pubblico plaudente, o lancia occhiate terribili se appena uno si muove o dice una parola.

      In fondo al salone, nascosti dalla portiera dell'uscio a destra: Guido Bardi e donna Fanny: scena di gelosia, sotto voce, ma vivacissima: quella stessa mattina donna Fanny è stata veduta sul Corso, dopo la messa in duomo delle dieci e mezzo, con Giordano Mari.

      Accanto alla portiera dell'uscio a sinistra: Nino Sebastiani, colla faccia stralunata e l'occhio sempre attento con inquietudine ansiosa verso il grande finestrone che mette sul terrazzo: si lascia fare una gran corte dalla contessina d'Arborio: una nanerottola napoletana, pertinacemente signorina dopo i trent'anni, che ha perduto una riputazione e sta formandosene un'altra, tutto ciò con un volumetto di Note e frammenti — versi e prose — assai fisiologicamente psicologici.

      Nella sala da giuoco: la marchesa Gonzales, più gonfia per le strettoie del busto, più che mai abbarbagliante per i vividi colori dello sfarzoso abbigliamento, più che mai bisbetica e più che mai rabbiosa, per la smania che la rode di un bicchier d'acqua gelata, si sfoga colle sue conoscenze — tutti uomini e tutti bei giovinotti! — contro quel genio inconcludente di Guido Bardi, che non è corso ancora a complimentarla, e per conseguenza anche contro donna Fanny, che scappa via in furia dalla messa, per trovarsi sul Corso con quel luterano... che nessuno sa chi sia!

      Nel salottino verde e quasi buio della biblioteca: la signora Letizia, quella sera più che mai sofferente, e perciò lontana dalla luce, lontana dal caldo, lontana dalla folla. Mollemente sdraiata sulla lunga e morbida poltrona, come in un lettuccio, scintillante di gemme e ancora affascinante, in quel mistero della fida penombra per l'incerto bagliore delle spalle e delle braccia ignude, essa sospira e langue, co' suoi più intimi, per il caldo che l'opprime, per i suoi nervi, per Venceslao che ne fa strazio a suon di musica, per Emma ingrata e disobbediente che non si cura di lei, che non si fa mai vedere, che non le vuol bene affatto.... E di tanto in tanto interrompe il lamento e manda il dottore sulle traccie della figliuola, per tenerla d'occhio, per sapere almeno con chi parla. Ma anche il dottore sembra molto preoccupato, sfiduciato, e se ne va in punta di piedi alla ricerca di quella tosa senza giudizio, scrollando il capo e sospirando.

      Sul terrazzo: Emma e Giordano Mari. Ci si vede appena, perchè la notte è bella, ma senza luna, e il salone di faccia, illuminato, lascia il terrazzo ancor più nell'ombra.

      Le Trascrizioni di Liszt sull'Aida stanno per finire.

      Emma. No! No! Adesso no! Mi lasci andare dalla mamma! Chissà che cosa dirà la mamma!


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