La novellaja fiorentina. Vittorio Imbriani

La novellaja fiorentina - Vittorio Imbriani


Скачать книгу
interrompendolo così gli soggiunse: Non occorre più pregare nè dar suppliche, è venuto il tempo, nè si può differire, che tu abbi in ogni modo a passare all'altro mondo. Questa è quella destra e quella saetta che toglie lo spirito anche ai primi Principi e Potentati del mondo. Questo è quel ferro che uccide gl'Imperatori e i Re. Questo è quel dardo così crudele e potente che non la perdona a sorte veruna di persone e tutto insieme uccide e distrugge poveri e ricchi, giovani e vecchi, di qualsivoglia condizione e stato alla rinfusa e senza alcuna differenza. Questa, questa saetta dunque ha da toglierti la vita et ora et in questo punto et in questo momento. Haec regios elisit hasta spiritus, Hic mucro principes viros, hic Caesares ictu potente fodit. Idem pauperes Evitat idem divites, dum sanguine promiscuo laetatur. Hoc telo et tuum denique caput petetur.»—Nei Detti et fatti piacevoli et gravi di diversi principi, filosofi et cortigiani, raccolti dal Guicciardini et ridotti a moralità, v'è il seguente aneddoto: La Morte dare grande spavento alle persone, massime alle molli et feminili:—«Una matrona molto onesta et amantissima del marito, piangeva et si doleva d'una grave malattia che egli avea, pregando Iddio, che se dovesse morire, mandasse piuttosto la morte a lei. In questo comparisce la morte d'aspetto orribile. Laonde la donna tutta spaventata et del suo voto pentita, prestamente disse: Io non sono quel che tu cerchi; egli è là nel letto, mostrandole il marito.»—

      Donne, laceratevi la camicia! c'è' il Cenciajolo! (Il cenciajo).

      I' ho la bella bionda! (L'avellanajo).

      Assuntina, ce l'ho un bocconcino, o Meo! (Il trippajo).

      A chi le taglio le palle! (Il cavolfiorajo).

      Chi ha i' dente diacciolo, 'un l'accosti (L'acquacedratajo).

      Chi mi dà un soldo, gnene do due! (cioè: due scatole, non mica du' soldi come parrebbe. Il fiammiferajo).

      Meglio che di cera! (Il zolfanellajo),

      I' l'ho con l'uva! (sottintendi: la stiacciata).

      Che robe! (Il merciajo).

      Canarini che ballano! (Venditore di polenta fritta, napoletanescamente detta: scagliozzi).

      Un soldo pieno, una crazia pieno! (cioè, il misurino di castagne secche).

      Vero Cancelli! (Il pentolajo).

      Tutti drento dal sor Luigi! (Il venditor di siccioli).

      Beccatelo ritto! (cioè: il carciofo).

      Voitta come le ridono! (cioè: le testicciuole d'agnello).

      I' ho de' bei bambini senza la mamma! (Il figurinajo).

      Tre volte ve l'ho salati! (Il lupinajo).

      Bolle, bolle, bolle, bolle. La me lo senta come l'ho caldo! (cioè: il castagnaccio).

      Semina trastullino! (cioè: semi di zucca. In Sicilia i semenzari sogliono gridare: Svia—sonnu).

      I' ho i moscioni! (Il marronajo).

      A chi lo sbuccio i' gobbo! (L'ortolano).

      I' l'ho co' i' mantiglione! (cioè: le barbebietole).

      Rompi, bambino, rompi! (Il bicchierajo).

      Come la me gli ha fatti la monachina! (Il brigidinajo).

      Ce l'ho di Bologna! (cioè: le spazzole di padule).

      I' ho i' core! (cioè: le susine).

      Queste le vendo! (cioè: le granate di saggina)

      Donne, buttachevi di sotto! (Il cenciajolo).

      Gli è per l'oche! Ci 'ole i' pittore! Votta che tocchi! Questo ve lo do a taglio! Zucchero, oh! Sangue di drago! (Il cocomerajo), ecc. ecc.

       Nota, il dottore, che me l'ha (le tonsille) toccate, Era un buon semolino, un pollo allesso, E un bel piatto di pere giulebbate.