La novellaja fiorentina. Vittorio Imbriani

La novellaja fiorentina - Vittorio Imbriani


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dolente.»

      14.Guido si parte allora e non si posa;.....

      15.E giunto al fiume ch'era grande e grosso

       Apre il mantel per volerli annegare.....

       Guido li guarda, e cominciò a pensare.....

       E per pietà si mise a lagrimare.....

      16.«Son questi figli da patir tormento?

       O s'io li getto in questo fiume al fondo,

       Il mio cor non sarà mai più contento».....

      17.E in su la riva del fiume li lassa

       (E fegli addosso il segno della croce).

       Rinvolti in quel mantel senz'altra fassa.

       Poi ritornava alla vecchia feroce

       Pien di paura con la testa bassa.

       E giunto a lei, con un parlar veloce

       Gli disse: «Dama benigna e gradita,

       «Di quel che m'imponesti se' obbedita.»

      18.E Mattabruna, che al mal far non cala,

       Credendo che sien morti que' figliuoli,

       In una stalla andò sotto una scala,

       Dove una bracca avea quattro cagnuoli.

       Tutti li tolse, e ritornò in la sala

       Per metter la Regina in mortal duolo.

       Con essi in grembo in camera fu gita,

       Per farle con dolor perder la vita.

      19.E quei cagnuoli glieli mise allato......

      20.Dov'era il Re con la sua Baronia,

       Che aspettava di sua donna novella,

       Questa malvagia vecchia se ne gia,

       Per metter empia fama addosso a quella.

       E corrucciata forte gli dicia:

       «Gran fallo ha fatto la Regina Stella.»

      21.Il Re, sentendo sì fatto parlare,

       Con quei Baroni ch'erano d'intorno

       Alla camera andò senza tardare.....

       E vide Stella con quattro can stare.

       E Mattabruna allor non fe' soggiorno

       Di dire al Re, sbattendose le mane.

       «La prole, ch'essa fece, fu di cane.....

      23.«Da te non son creati e manco nati,

       Da lei procede questo fallo rio.»

       Il Re allor con suoi sensi turbati

       Alzò le mani al ciel laudando iddio.

       Vedendo questo Mattabruna allora

       Diè per consiglio al Re che Stella mora.

      24. Dicendo: «figliuol mio, pronta vendetta

       «Far dei sopra di questa miscredente.»

       Il Re le disse: «Darle morte in fretta

       Non potrei sopportar alma vivente.

       Perchè m'è stata sposa assai perfetta

       Non soffrirei mai tanto inconveniente.»

       La madre disse: «Fa ciò che t'ho detto,

       Se non, da me, figliuol, sii maledetto.»

      25.Il Re con gran dolor le diè parole

       Che la Regina fosse imprigionata.

       Non domandar se 'l Re si strugge e duole.

       E Mattabruna, forte corrucciata,

       Inver la zambra, come uccel che vole,

       Se n'andò tutta quanta indiavolata.

       Stella, sentendo allor ch'ella venìa

       Piangendo disse: «O vergine Maria!»

      26.E Mattabruna nella zambra entrava,

       Con seco più donzelle in compagnia.

       E Stella a furia pe' capei pigliava,

       Con le pugna il bel viso le offendia,

       E fuor del letto sì la strascinava,

       Poi: «Falsa sposa» essa le dicia,

       «Ch'al tuo marito hai fatto fallo tanto!»

       E la Regina Stella fea gran pianto.

      27.E li figliuoli volea ricordare.....

       Mattabruna la fece imprigionare,

       Poi comandò a ciascuno con istizza

       Che la prigion non si dovesse aprire

       Sotto la pena di dover morire.

      28.Pane ed acqua le dava con sua mano:

       Altra persona non andava a lei.....

      29.E Stella piangea forte da sè stessa

       De' bei figliuoli che perduti avea;

       Spesso per la prigion si tramortia

       Chiamando sempre la Vergin Maria.

      31.Era un Romito in quella selva folta.....

       E in su la riva del fiume venia.....

       In que' figliuoli un giorno si scontrava,

       Maravigliossi, e forte li guardava.

      32.Ed una voce per l'aer favella;

       «Togli, santo Romito, e va alla cella.....»

      35.Or giungendo alla cella in sulla porta

       Una cerva bellissima ha scontrata;.....

       Cristo benigno sì l'ebbe mandata.

       La bianca cerva in terra si distese;

       Di dio la grazia il buon romito intese.

      36.Le poppe in bocca a' pargoletti pose:

       Gemea la cerva per gran tenerezza.....

      37.Da que' figliuoli mai si dipartia,

       Sempre stava con lor nella celletta.....

       Così cresceva la brigata in fretta,

       Tanto che ognun con suoi piedi ne gia

       Le catenelle in simile crescevano,

       Che i putti dilettosi al collo avevano.

      40.Poi che fur grandi si partir dal sito:

       A spasso andavan per la selva folta;

       Cristo benigno, ch'è signor gradito,

       Spesso per un suo angelo gli manda

       Pane che sazia con altra vivanda.

      Il resto della Istoria della regina Stella e Mattabruna, cioè il modo in cui accade l'agnizione de' figliuoli e si riconosce l'innocenza della madre, è diverso in tutto dalla fiaba nostra.—Cf. De Gubernatis, Novelline di Santo Stefano di Calcinaja: XVI. Il Re di Napoli, ed anche XV. I Cagnuolini. Pitrè (Op. cit.) Li figghi di lu cavuliciddaru (Palermo); La cammisa di lu gran jucaturi e l'auceddu parlanti (Montevago); Suli e Luna (Capaci); Stilla d'oru e Stilla Diana (Casteltermini); Lu Re Turcu (Noto). Se ne legge un'altra lezione di Palermo, sotto il titolo di Re Sonnu nel Nuovo saggio di Fiabe e Novelle popolari siciliane, raccolte ed illustrate da Giuseppe Pitrè (Estratto dalla Rivista di filologia romanza, vol. I fasc. II e III). Imola, tip. d'Ignazio Galeati e figlio, via del Corso, 35. 1873. Vedi anche nell'opera della Gonzenbach la novella siciliana intitolata: Die verstossene Königin und ihre beiden ausgesetzten Kinder. Ridotta la fiaba a semplice novella e ravvicinata alla Storia di Genoveffa di Brabante si ritrova nella seguente panzana milanese.

      LA REGINNA IN DEL DESERT.


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