La novellaja fiorentina. Vittorio Imbriani
francese; ma l'arme era d'Inghilterra; e disse:—«Quando sarai vicino al Re, spiega questa bandiera, chè nessuno ti farà danno.»—Il Re partendo raccomandò caldamente la sua sposa alla madre e le disse che la lasciava incinta; e le disse che avesse cura di lei e del figlio che sarebbe nato. Il Re, arrivato in Inghilterra, nulla trovò d'intimazione di guerra. Ma quando fu veduta la bandiera spiegata dal Re di Francia, tutti gli corsero incontro per fargli omaggio. E quando il Re d'Inghilterra seppe che la bandiera era stata ricamata dalla moglie del Re di Francia, lo abbracciò teneramente e gli disse:—«Tu sei mio genero.»—Il Re, pieno di gioia e di consolazione per questa felice scoperta, ebbe una lettera di sua madre nella quale gli diceva che sua moglie aveva partorito tre cani e si trovava in fin di vita. Il Re subito rispose che custodissero i cani e la sposa, che lui quanto prima sarebbe tornato trionfante nel Regno. Tornato il Re di Francia, trovò tutta la corte in lutto; e la madre piangendo gli disse che i suoi tre cani e la moglie erano tutti morti; lei era morta dal dolore di questo tristo parto. Il Re si afflisse tanto di questa cosa che fece giuramento di non vedere più nessuno. Si rinchiuse in una stanza, e meno che il servo che gli portava da mangiare, non era permesso a nessuno di entrare nella camera del Re. Dopo diciotto anni che il Re viveva in questo stato di disperazione, di abbattimento, una mattina sentì del rumore per la strada. Domandò cosa fosse quel rumore insolito che sentiva. E gli fu risposto che una giovine sorella di due guardie reali della Regina, aveva preso quartiere di faccia alla camera del Re, e che essendo tanto bella, la gente andava a vederla; si fermava lì sotto alle finestre a vederla che era seduta al suo balcone. Il Re sentì desiderio di vedere questa ragazza: s'affacciò alla finestra e disse:—«È tanto bella che mi rammenta la mia Uliva.»—Informata la Regina madre di questa impressione del Re, di questa parola, sente nascere una grande avversione per questa ragazza. E non sapendo come più facilmente poterle nuocere, mandò a chiamare una vecchia strega che era la sua intima confidente. La strega le disse che era difficile nuocere a questa ragazza, perchè la Regina delle fate la proteggeva; ma che l'unico mezzo era quello di salutarla e dirle:—«Bella, tu se' bella! ma se tu avessi l'acqua che balla, che canta e che sona; l'albero del sole; e l'Uccel Bel—Verde[2]; saresti anche più bella.»—La sera appresso, sulle ventitrè, quando la bella Amalia si metteva sul balcone a lavorare, la Regina si affacciò e le disse:—«Bella, tu se' bella! ma se tu avessi l'acqua che balla, che canta e che sona; l'albero del sole; e l'Uccel Bel—Verde; saresti anche più bella.»—Appena dette queste parole alla povera Amalia, che soleva essere di carattere tranquillo e molto allegra, le entrò una smania addosso che non le diede più pace. Principiò a piangere dirottamente; e quando vennero i suoi fratelli, la trovarono immersa nelle lagrime. Uno di essi, chiamato Federico, volle assolutamente saperne la cagione. E quando sente le parole che gli aveva dette la Regina, disse alla sua sorella:—«Tu sarai più bella! Io ti troverò l'acqua che balla, che canta e che suona; l'albero del sole; e l'Uccel Bel—Verde.»—La mattina appresso, prese congedo dalla Regina perchè era guardia, si licenziò dall'Amalia e le lasciò un anello con la pietra turchina e le disse:—«Finchè quest'anello avrà la pietra turchina, spera che io ti porterò quel che ti manca. Se questa pietra turchina diventerà nera, allora io sarò morto e il nostro fratello Alfredo penserà a cercarti ciò che desideri.»—Quindi si partì sopra un bel cavallo e se n'andò fuori della porta. Sceso, uscito fuori delle mura della città, si mise a pensare a che via doveva prendere. Mentre che era pensoso, seduto da una bottega, si presentò una vecchia e gli disse:—«Mi farebbe un po' di carità? Io posso consolarla in quello che desidera. So quello che Ella cerca: e se mi dà retta porterà alla Sua sorella l'acqua che canta, che balla e che suona, l'albero del sole e l'Uccel Bel—Verde.»—Lui disse:—«Ben volentieri farò tutto quello che tu vuoi.»—Allora la vecchia gli dette una boccia che gli attaccò alla cintura per mezzo di un nastro rosso; gli dette una gabbia, un'ascia d'argento e un vasellino contenente della pomata. Gli disse poi:—«Voi camminerete in fondo in fondo a questa strada tre giorni e tre notti senza riposarvi; alla fine del terzo giorno vi troverete in un gran prato che attraverserete. Quindi entrerete in un viale costeggiato di molte statue. Passate a diritto, senza voltarvi nè da una parte nè da un'altra. Finito il viale entrerete nel bosco dove c'è la fontana dell'acqua che balla, che canta e che suona e l'albero del sole con sopra l'Uccel Bel—Verde. Presentate la gabbia e l'uccello entrerà in gabbia; chiudetela, perchè non voli via. Presentate la boccia e si riempirà subito d'acqua: turatela, perchè non esca di dentro. Toccate l'albero del sole con questa accettina, toccate un ramo e vi si staccherà subito.»—Mi sono scordato che quando gli dette il vasellino, gli dette anche un pennello, questa vecchia a Federico.— «Quando vi siete caricato di tutta questa roba, ritornate nel viale delle statue e col pennello intinto nella pomata, toccate le statue che saranno alla vostra diritta.»—Mi sono scordata un'altra cosa: nel prato doveva lasciare il cavallo prima d'entrare; doveva smontare da cavallo quando lui entrava nel viale delle statue.——«Farete tutto ciò con la massima velocità, senza mai voltarvi indietro. Sentirete urli, lamenti, preghiere: non vi voltate indietro. Raggiungete il vostro cavallo nel prato, salite e tornate a Parigi. Se vi voltate, siete morto.»—Federico, pieno di gioja, montò sul suo cavallo e fece tutto quanto la vecchia gli avea detto. Ma appena ebbe toccata qualcuna delle statue, quelle riebbero la vita, e piene di gioia e di riconoscenza, chiamavano, abbracciavano Federigo, per dargli una prova della loro consolazione. Federigo non ebbe la fermezza di non voltarsi: un momento si voltò e rimase statua anch'egli[3]. Il quarto giorno la povera Amalia guarda il suo anello: il suo anello era divenuto nero, la pietra; segno certo che Federigo più non ritornava. Disperata e piangente, torna Alfredo e gli racconta che la pietra era diventata nera e che Federigo era morto. Allora Alfredo gli dice:—«Io voglio seguitare la via di Federigo. O lo vendico e trovo l'acqua che canta, che balla e che suona, l'albero del sole e l'Uccel Bel—Verde; oppure voglio morire per vederti contenta.»—Quindi preso congedo dalla Regina che glielo diede con la massima consolazione: dato un anello con la pietra verde alla povera Amalia, che era indizio della sua vita se non cangiava colore; si partì dall'amata sorella nella speranza di farla felice. Appena uscito fuori di porta, si presenta la solita vecchierella, gli fa le solite offerte del fratello e gli dice che se avesse avuto il coraggio di non voltarsi, avrebbe salvata la vita anche a Federigo. Pieno di speranza e di sicurezza intraprende la strada; percorre velocemente la via; e dopo, ma dopo aver fatto tutto quanto la vecchia gli aveva detto, egli pure cade nelle lusinghiere parole degli amici, si volge indietro e resta statua di marmo. Al quarto giorno la povera Amalia guarda il suo anello fatale e vede che anche il suo secondo fratello è morto. Nessun desiderio la lega alla vita; vuole seguire la sorte de' suoi fratelli. Si veste da uomo, monta sur un cavallo, esce fuori della porta e le viene incontro la solita vecchina, che l'ammonisce dei soliti oggetti per poter salvare tutti que' giovani e per poter fare invidia alla Regina con tutti gli abbellimenti che l'avrebbero resa più bella. Amalia monta a cavallo; percorre la via: traversa il prato; passa il viale delle statue; vede l'acqua che canta, che balla e che suona, l'albero del sole e l'Uccel Bel—Verde; in un attimo se ne impadronisce; col suo gran pennello unge tutte le statue che ha a diritta; e non badando nè a gemiti, nè a lamenti, nè a parole d'affetto, raggiunge il suo cavallo, ci monta ed è salva. Tutti i giovani liberati da lei sono già nel prato; tutti le rendono mille grazie del bene ricevuto; chi le dà collane, chi corone, chi anella: son tutti figli di Re incatenati da una trista fata che aveva fatto questo incantesimo. Il quarto giorno la strada del Re è popolata di gente. L'acqua che canta, che balla e che suona richiama tutta la popolazione; l'Uccel Bel—Verde chiacchiera con tutti quelli che lo interrogano[4]; l'albero del sole riflette i raggi e si volge sempre dalla parte ove il sole lo illumina. Il Re stesso si sente commosso a tanta gioja, s'affaccia, vede la bella giovane che gli rammenta la sua Uliva, vede tutto il popolo esultante a tanta festa, a tanta bellezza. Dopo diciotto anni si fa radere la sua barba, cambiare le sue vesti in più ricche vesti, e dice che desidera di vedere da vicino la bella Amalia. La Regina madre temendo di perdere il trono e che il Re suo figlio debba prendere un'altra moglie, manda a chiamare la solita strega e gli dimanda cosa può fare per ammazzare questa sua nemica. La strega gli dice che inviti tutti a pranzo, l'Amalia, Federigo, Alfredo, e che avveleni il pranzo. Essa finge di voler compiacere il Re e di voler invitare i giovani a pranzo da lei. Amalia accetta con gioia: ma chiede la grazia di