No. Alfredo Oriani
male; ma il dottore disse recisamente di no, e allora tacque.
—Guarirò?
—Col tempo.
—E tu?... dammi dunque il fazzoletto,—si rivolse alla fanciulla.—Dio! come sei disadatta! Ti sei incantata nel signor dottore?—proseguì barattando con lui un'occhiata.
Ida si chinò a raccogliere la pezzuola poco pulita, stentando a piegarsi entro quell'abito troppo attillato, che era lo scandalo del villaggio e la guantava superbamente dal seno sino sotto l'anca.
—Guardate come si vestono adesso! paiono dentro a un sacchetto. Lo guardi, signor dottore, che oramai si rompe. Se ai miei tempi avessimo vestito così, ci avrebbero tirato i pomidori. Adesso è tutto moda e progresso.
—Bene, bene, ai vostri tempi!—egli entrò per proteggere Ida visibilmente impallidita.
—Che cosa importa poi che tu diventi verde? Ci vorrebbe più giudizio invece di studiar tanto.
Ma Ida, che soffocava dalla umiliazione, stentando a rattener le lagrime, accennò di ritirarsi.
—Va pur là: tanto ho bisogno di dir due parole al signor dottore;—ed appena scomparsa la ragazza:
—Faccio così, ma in fondo poi è una buona pasta. Se non era suo padre con quei maledetti libri!
Il dottore sedette famigliarmente al capezzale col fazzoletto in mano. Sembrava che aspettasse una parola favorevole e che, indovinandola di già, nella superbia della riuscita non se ne preoccupasse quasi più. L'ammalata tornò ai lamenti.
—Soffrite?
Ella non rispose, quindi:
—Ma è proprio vero, signor dottore?—me lo disse ieri sera la Ghita.
—Ne avete parlato coll'Ida?
—No; mio Dio! vi ringrazio, perchè è proprio una fortuna;—e seguitò perdendosi in tali effusioni, che finirono per sconcertare anche lui, all'apparenza non molto sensibile. Ma l'ammalata parlava sempre con voce più affaticata, così che egli dovette ordinarle di tacere.
—Vuole che la chiami adesso?
—Per carità! credete che accetti?
—Accettare?... vorrei vedere io!
—Allora aspetterò la risposta dalla Ghita prima di mezzogiorno. Ho da fare altre due visite!
L'inferma abbandonò stancamente la testa contro il muro, ed ammiccando gli mormorò con accento di malinconioso rammarico:
—Bei tempi quando si aspettano certe risposte!
Il dottore si alzò.
—Andiamo, datemi la mano, oramai sono più che il medico.
—Aspetti, mi faccia il piacere, mi chiami lei Ida. Glielo dico subito, che lei non è ancora fuori di casa. Povera ragazza, ne sarà tanto allegra!
Egli bussò discretamente alla sua porta.
—La mamma chiama. Buon giorno, tornerò poi stasera,—si rivolse.
—Prima! prima!
Egli uscì così ilare, con un'aria così leggera malgrado la incipiente convessità del ventre, lanciando una tale occhiata di superiorità alla fanciulla, che questa rimase incantata sulla soglia a guardargli dietro:
—Ti piace? Vieni qui, te lo dico subito: ti ha domandata per sposa.
Ida si distrasse appena.
—Oh!—esclamò la madre ripetendo la frase:—Che cosa fai lì? Ti ha domandata.
—Ebbene?
—Ebbene che cosa? È una fortuna: vieni qui, ti piace?
—No.
—È lo stesso.
Ma la fisonomia troppo seria della fanciulla all'annunzio di quella grossa fortuna di sposare il dottore, che aveva tremila franchi di paga e quarantamila lire del proprio, cominciava ad inquietarla; mentre Ida collo sguardo sonnambulo, quasi non la intendesse, ed aveva inteso benissimo, pareva intenta ai rumori di un altro sogno lontano.
—Sei imbecillita stamattina, che non capisci?
—Ho capito: no.
—No?!—e fece uno sforzo per levarsi sentoni, che le procacciò un'acutissima ferita.
Ida si era seduta, osservandole in volto lo scoppio della tempesta, ma questa volta s'ingannò. Il colpo era stato così forte, che l'altra invece di resistervi ruppe in pianto, nascondendosi il viso nelle palme. Piangeva a singhiozzi con tale evidente dolore, che la fanciulla volle calmarla, e le disse queste strane parole:
—Vi comprendo: secondo voi sarebbe la fortuna, per me no. Vivrò peggio: che cosa può importarvi il modo come io finisca?
—Ma sei matta?... il dottore?
—Il dottore, e poi? invecchiare in questo paese, non essere mai capita, fargli le calze, fargli forse la minestra per dieci o vent'anni... Ma allora è meglio gettare la propria vita dalla finestra, gettarla nel nulla. Imbecille!—seguitava riscaldandosi:—doveva pure aver compreso che un pari suo non poteva piacermi. Mamma, sentitemi bene: è inutile che vi ostiniate; il dottore non lo sposerò mai, dovessi cercare l'elemosina.
—Perchè? perchè?
—Perchè?! ve l'ho pur detto! non mi capireste.
—Sei matta,—insisteva con voce man mano più stizzosa: chi sei? che cosa vuoi?
—Che cosa voglio?—proruppe:—Voglio la vita.
L'altra, che non comprese, tornò ad aprire gli occhi sospirando:
—La mia Madonna! come ho mai da fare? Sei già una disgraziata! E io che gli ho promesso la risposta prima di mezzogiorno!
—Risponderete di no.
—Di no?
—Badate,—proseguì levandosi con un gesto risoluto.
—Che cosa farai al mondo... da te sola?
—Quando non si può vivere, si muore. Badate, vi ho detto: no. Sono giovane, non sono bella, ma posso divenirlo,—e lo sguardo le corse sprezzante sui poveri abiti:—vi parrò matta, e invece calcolo benissimo, solamente voi non potete comprendermi. O la vita, o la morte. Il dottore sarebbe la morte, e adesso, a vent'anni, col mondo davanti, ve lo dico: no, no!
Quindi si volse per ritornare nella propria camera soffiando un'aria del Roberto il Diavolo. Sull'uscio incontrò Atta Troll.
—Non è vero, amico? tu sei aristocratico, tu mi capisci.
c35
III.
Quella mattina Ida la passò nella propria camera, anzi per non essere disturbata, vi si era chiusa a chiave. Una violenta preoccupazione esercitava il suo spirito. Quell'ultimo no, risposto alla mamma, era stata la più seria parola della sua vita, e quindi la rimeditava come un duellista ripensa nella notte l'audace alterezza della propria sfida. Ma se la mamma non lo aveva compreso, ella medesima, approfondendolo, sentiva annebbiarsi la fredda limpidezza della ragione. A vent'anni, senza posizione, oramai orfana, rifiutava la mano del più ricco signore del paese; e perchè? Lo capiva, ma non sapeva darsene la formula.
Pensava, risaliva il corso della propria vita, per non discenderlo verso l'avvenire brumoso di affascinanti e terribili incertezze. Quel no lo aveva pronunciato con voce vibrante, il cuore grosso di orgoglio, quasi avendo d'intorno tutto il mondo ad applaudire il suo eroico coraggio di fanciulla; lo aveva mille volte ruminato nel silenzio